Di: Sergio Palumbo

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Come sarebbe stato “Porci con le ali” se tra Rocco ed Antonia ci fossero stati 50 anni di differenza? Probabilmente sarebbe stato qualcosa di molto simile a “Ci vediamo al Bar Biturico”, libro di Paolo Doni. Paolo Doni… Eppure in tutto in nessun posto del libro non c’è alcuna notizia biografica dell’autore… Chi sarà mai questo Paolo Doni? La risposta viene direttamente da Internet: Paolo Doni è uno pseudonimo di un giornalista del Corriere della Sera, Giuliano Zincone. Lo stesso Zincone, guarda caso, aveva già usato il nome “Paolo Doni” come protagonista di un suo precendete romanzo (“Il miele delle foglie”). Svelato il mistero, veniamo al libro.

Lo stile è quello già usato da Lidia Ravera e Marco Lombardo Radice nell’adorabile libro “Porci con le ali”: un insieme di brani scritti aternativamente da Rocco, che qui si chiama Bruno e ha 62 anni e da Antonia, che qui si chiama Giada e ha 13 anni. Due “voci narranti”, due diversi punti di vista. Però, vista la differenza d’età tra i due protagonisti, era difficile aspettarsi una storia d’amore e di passione tra Giada e Bruno. Difatti, sarà la storia di un’infatuazione a senso unico di Bruno, professore che scrive sferzanti articoli su un giornale e che è noto per le sue “ospitate” in TV, nei confronti di Giada, ragazzina impaziente e smaniosa di vivere i suoi primi amori.

C’è chi ha accostato il personaggio di Giada a quello della Lolita di Nabokov, ma è un paragone piuttosto scontato, oltre che piuttosto vago. Il problema di questo libro, che lo penalizza ingiustamente, difatti, è proprio questo: è troppo facile omologarlo, paragonarlo e confrontarlo. Con “Porci con le ali”, così come con “Lolita”… Invece no, al di là di tutti questi possibili accostamenti, questo libro ha il grande pregio di farsi leggere con grande voracità. Voracità di capire come andrà a finire la vacanza ad Anacapri per i due protagonisti della storia e di capire come questo mese d’agosto cambierà, nel bene o nel male, le loro vite e di chi sta loro intorno. Come il fratellino sfigato di Giada, o la moglie di Bruno, che potremmo nominare “miglior attrice non protagonista”. Bisogna dimenticarsi tutti i paragoni per apprezzare come Zincone/Doni è particolarmente bravo a presentarci i sentimenti di Bruno in tutta la loro onestà e sincerità, al di là delle convenzioni sociali, dei gap generazionali e dalla civetteria quasi perversa di Giada.

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