Di: Emiliano Bedini

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La Cavallo di Ferro, una casa editrice di recente fondazione specializzata in letteratura in lingua portoghese, ha tra gli ultimi titoli del suo purtroppo ancora magro catalogo, un libro che è davvero difficile da presentare in poche righe.

“Hotel Brasil” è un romanzo cangiante. Si presenta come un giallo classico, quasi alla Agatha Christie: c’è un cadavere, un commerciante di pietre preziose, decapitato, un luogo chiuso, l’Hotel Brasil per l’appunto, in una cui stanza si è svolto l’omicidio, e una decina di personaggi più o meno strampalati – tra i vari: una mezzana, un politicante, una domestica, un travestito – che, abitando nella squallida pensione, sono gli indiziati per l’assassinio. Tuttavia la costruzione da romanzo giallo viene abbandonata subito dopo essere stata tratteggiata ed il libro assume appunto questa sua interessante caratteristica di trasformazione continua tra vari generi romanzeschi. Muta infatti in antologia di racconti brevi – quelli riguardanti le storie, molto spesso tristi e difficili, dei singoli inquilini dell’Hotel Brasil – poi si trasforma in storia d’amore, poi in reportage di denuncia sociale, poi ancora abbraccia la discussione di temi filosofici e finanche teologici. Ne risulta un “minestrone” informe e scipito? No, perché la scrittura scorrevole riempie le possibili cesure e soprattutto perché pagina dopo pagina il lettore si rende ben conto del motivo unificante alla base del romanzo: la descrizione e la denuncia delle logiche e dei meccanismi di corruzione e violenza che soggiogano gran parte di Rio de Janeiro e del Brasile. D’altra parte Frei Betto, prima che come scrittore, è conosciuto in Brasile ed all’estero per il suo grande impegno a favore dei diritti umani, soprattutto per i meninos da rua, i bambini di strada brasiliani, impegno che è al centro della sua vita di frate domenicano sostenitore della dottrina della teologia della liberazione, purtroppo ottusamente messa al bando dal Vaticano negli anni ’80. Infatti, nel romanzo a fare da alter ego dell’autore è Candido, un uomo povero ma ricco in spirito che dedica se stesso a salvare i meninos da rua dalla violenza e dall’emarginazione. L’analisi introspettiva di Candido, diviso tra l’amore non dichiarato per Monica, l’affetto per la bambina di strada Bia e la ricerca di un equilibrio spirituale nonostante il turbinare degli eventi di una società difficile e contraddittoria, è probabilmente la chiave di lettura più interessante del libro, in quanto sembra contenere la risposta che Frei Betto propone di fronte alle tragedie del Brasile che descrive.

A chiusura di tutto, il lettore non deve dimenticare però che il libro è comunque iniziato come un romanzo giallo, che come tale troverà soluzione. Ovviamente qui non verrà riportata!

Link: il sito di Cavallo di Ferro Editore – www.cavallodiferro.com