Di: Sergio Palumbo

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Una cittadina del Meridione con velleità di metropoli – Nocera – è la vera protagonista di questo romanzo di Corrado Ruggiero, profondo conoscitore di fasti e nefasti locali. Scrutando nelle più riposte pieghe del malessere secolare di questo Sud beghino e feroce, dove è affondato lo sguardo impietoso di tanti scrittori meridionali da Verga in poi, Ruggiero affila la lama dell’ironia per mettere a nudo le angustie di una provincia torpida e pettegola dove, per emergere, le giovani generazioni senza beni aviti devono farsi strumento dei più loschi maneggi dei politicanti locali.

Così anche la famiglia può diventare un nido di vipere, dove ogni sentimento viene soffocato dal calcolo utilitario mosso dal cieco appetito della “roba” di verghiana memoria, anche quando essa consta nelle misere “pretecaglie” ammucchiate da generazioni di “fravecatori” del mattone.

L’adolescente Gennarina, inasprita dal disamore e dalla consapevolezza degli ipocriti maneggi dei genitori per defraudarla a vantaggio del promogenito, l’Assessore, che dovrà procacciare lustro e soldi alla famiglia, si ribella con tutte le sue forze al ruolo di vittima sacrificale. Saprà dissolvere nell’amore per un coetaneo l’amarezza che rischia di inacidire la sua gioventù? C’è speranza per il futuro dei giovani, se sapranno rifiutare le grette logiche dei vecchi marpioni rotti a ogni cmpromesso e maestri nell’arte del pettegolezzo?

La drammaticità sostanziale della vicenda si stempera però nel tono di sorridente ironia della narrazione. Anche il linguaggio dal gustoso colorito dialettale conferisce al racconto la briosa leggerezza della tipica commedia all’itaiana, senza perdere il mordente dela satira.

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