Di: Patrizia Andriola

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Il libro “Mitologia della saudade” di Eduardo Lourenço, notissimo scrittore e filosofo lusitano, con traduzione italiana di Paola D’Agostino, delinea le origini della saudade, parola-mito portoghese definita come “il più prezioso e il più misterioso di tutti i sentimenti”.

Nell’opera è possibile distinguere da un lato la mitologia della saudade, ovvero l’interpretazione simbolica e mitizzante che nel tempo la cultura portoghese ha attribuito a tale parola e dall’altro la chiave di lettura della saudade utilizzata da Eduardo Lourenço, secondo il quale la saudade portoghese è sentire universale, uno dei tanti volti dell’angoscia, dell’ansia, di quel mal di vivere o inquietudine dell’uomo moderno dove il tempo rappresenta la chiave interpretativa di tale emozione. La saudade, termine (apparentemente) intraducibile, è “un male di cui si gode e un bene di cui si soffre” ed il tentativo di definizione di tale sentimento oggetto di questo libro, induce all’analogia, descrivendo ciò che in esso è contenuto, senza trascurare la fondamentale dimensione del tempo che è, secondo Lourenço, capace di dare o togliere senso alle nostre vite.

Ma cos’è la saudade, termine a prima vista “unico” e che cosa designa? E’ il ricordo di aver gioito in tempi remoti, che non ritorneranno più, la pena di non poter godere della stessa gioia nel presente, di provare piacere solo nel ricordo, è il desiderio e la speranza di poter in futuro tornare all’antica condizione di felicità. La saudade è dunque allontanamento forzato e inevitabile da tutto ciò che definisce il nostro “racconto” identitario, è perciò lontananza e ansia di riappropriazione di ciò che idealmente si è perduto.

La saudade, esportata anche in Brasile insieme al sebastianesimo è diventata, nel corso dei secoli, un “altro” sentimento, diverso da tutti eppur capace di contenerli e i portoghesi , rinunciando all’idea di poterla definire, della sudade hanno fatto una sorta di enigma, essenza del loro sentimento dell’esistenza, al punto da trasformarla in un “mito”. La saudade è dunque la mitizzazione di un sentimento universale che dà a questa strana malinconia senza tragedia il suo vero contenuto culturale e ne fa il blasone della sensibilità portoghese. Ma la saudade è davvero così intraducibile come la mitologia culturale richiede? Nel libro si scopre in realtà che la parola saudade ha un termine analogo nel tedesco moderno e che probabilmente la saudade è un nome tra i tanti, con cui si esprime qualcosa che è più universale ovvero la difficoltà, per qualunque essere fatto di tempo, di “stare al mondo”, dove l’individuo è sopraffatto da un presente sospeso e dalla saudade che lo possiede e lo soggioga, facendone un suo oggetto e convertendo completamente in saudade, la totalità dell’essere.

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