Di: Sergio Palumbo

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Corrado Peperoni cura una serie di interessanti saggi su un fenomeno televisivo che ha particolarmente colpito sia il pubblico adulto che quello infantile: la serie dei Simpson, i famosi personaggi di uno dei cartoons più popolari del nostro tempo. Se ne evidenzia la nascita che porta il loro ideatore Matt Groening a passare dal fumetto (la striscia Life in Hell in cui ci sono già i prototipi dei Simpson e che ebbe un travolgente successo) al cartoon televisivo, nel 1987, per impulso del produttore Brooks. La serie fu poi mandata in onda dalla Fox l’anno successivo.

Si esaminano i caratteri distintivi di Homer e famiglia, che appaiono come “il lato disfunzionale della società americana”, stereotipi cioè della famiglia media americana con le sue ubbie e le sue paure, donde il grottesco realismo che diverte i più giovani e fa riflettere gli adulti che vi scorgono in forma caricaturale le patologie della vita dell’uomo occidentale. Il saggio di Barbara Maio analizza la struttura narrativa delle vicende raccontate citando a tal proposito lo studio di Propp che individua la struttura comune a tutte le storie nella sua “Morfologia della fiaba”. Uno studio particolarmente attento è dedicato da Manuela Marziali alle due figure femminili di Marge e Lisa, mentre l’analisi di Federica Bologna verte sui complessi problemi di una traduzione che renda al meglio le peculiarità dei testi.

Particolarmente interessante è inoltre il saggio di Massimo Lori che esamina la funzione parodistica di ogni personaggio rispetto agli aspetti diversi del consumismo, giacché ciascuno dei celebri omini gialli finisce per incarnare veri e propri modelli di consumo.

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