Di: Sergio Palumbo

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“La ragazza che giocava con il fuoco” è il secondo romanzo della trilogia “Millennium”, cui deve la sua fama lo svedese Stieg Larsson che in molti paesi è quasi una trilogia di culto. Millennium è un periodico impegnato nel sociale e ne è guida e animatore Mikael Blonkvist, il giornalista pronto a lanciarsi in ogni battaglia che smascheri e denunci all’opinione pubblica ogni forma di sopraffazione, di violenza, di colpevole ipocrisia. La sua strada si intreccia con quella di Lisbeth Salander e, quando l’inchiesta del giornale si prpone di far luce su un traffico di prostitute che coinvolge un vastissimo giro di interessi e di complicità, la giovane donna è accusata di un triplice omicidio che, eliminando dei personaggi su cui il giornalista contava per la sua ricerca nel mondo della prostituzione, blocca per il momento la pubblicazione dello scottante dossier. Ma la realtà è ben diversa. La ragazza è la vittima di un intrigo complesso e fitto di sconvolgenti segreti, che verranno alla luce solo alla fine di un susseguirsi di vicende mozzafiato. Il romanzo non è solo un ottimo thriller che avvince l’attenzione con i suoi misteriosi enigmi che attendono soluzione e i suoi sconvolgenti colpi di scena. L’opera si impone per l’assoluta originalità di taluni personaggi, primo fra tutti quello della protagonista, Lisbeth Salander, che ha trascorso in una clinica psichiatrica la sua adolescenza, secondo le perizie mediche che la riguardano è una ritardata mentale priva di freni morali, violenta e pericolosa. Ma nel corso della vicenda che la coinvolge la ragazza minuta e fragile si rivela una straordinaria combattente, dotata di eccezionale intelligenza che penetra senza sforzo i più astrusi enigmi matematici e domina il mondo dell’informatica, in possesso di una forza e di un coraggio che fanno fronte al sanguinario strapotere che la vuole morta e la rendono capace di rialzarsi testardamente dopo ogni caduta. completamente sola nella lotta contro l’orrore di una famiglia mostruosa, Lisbeth suscita tenerezza e sgomento al tempo stesso, perché non arretra mai e risponde colpo su colpo alla violenza, senza lamenti né cedimenti, portatrice a suo modo di un ideale femminista che la contrappone in ogni occasione alla perfida genia degli “uomini che odiano le donne”, come recita il titolo del primo episodio della trilogia. Accanto a lei Mikael è il giornalista idealista, tenace persecutore delle più sordide magagne sociali e nemico giurato di ogni sopruso di chi, in nome del profitto, sfrutta e avvilisce i deboli e gli onesti. Una coppia indimenticabile che dà vita a un’anomala storia d’amore o forse solo storia di amicizia senza ostentazioni ma anche senza riserve, leale fino alla morte.

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