Di: Sergio Palumbo

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L’ispettore Graziano Vignola è un uomo tormentato dal continuo riaffiorare alla sua coscienza di un torbido passato, in assoluto contrasto con il suo ruolo di tutore della giustizia, occupato a indagare sull’omicidio di una studentessa. Nel suo ambiente, tuttavia, non è il solo nascondere, dietro una facciata di rispettabilità, vergognosi segreti che accomunano, in fondo, indagatori e indagati in un oscuro crogiuolo di depravazione e di terrore. Il vizio può assumere le accattivanti forme di un’ideologia e certe ideologie non sono che il travestimento di oscuri impulsi al male, oggetto di culto di invasate sette di satanisti con i loro sanguinosi riti di morte. Eppure lo scenario di questo sfrenarsi delle più violente pulsioni è la Roma di papa Wojtyla, simbolo di un ideale di santità e di umana carità che proprio in quegli anni, con la sua eroica sopportazione della sofferenza, commosse il mondo.

Violenti contrasti di luci e ombre, anche se le ombre sono vincenti e tutto sommergono, cancellando ogni sentimento e ogni speranza. Lo scrittore riesce a rendere questo universo angoscioso e allucinato utilizzando un linguaggio crudo, dissacrante, ossessivo nelle ripetizioni che esprimono il reiterarsi e il sovrapporsi di visioni da incubo.

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