Di: Sergio Palumbo

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Il commissario Montalbano si trova ad affrontare ancora una volta una vicenda di “ordinaria” delinquenza, se un contrabbando di armi chimiche può essere definito così in un tempo in cui sembra che l’intraprendenza criminale non conosca più limiti e le più disumane atrocità diventano ordinaria amministrazione. L’orrore che spesso si nasconde tra le pieghe della quotidianità sembra materializzarsi nella danza folle di un gabbiano, che va a morire sulla spiaggia sotto gli occhi del commissario, dolorosamente colpito dall’intensità di quella sofferenza. Ma nel corso dell’indagine Montalbano scoprirà che a quella stessa danza mortale è stato costretto un essere umano, torturato al di là di ogni più macabra immaginazione. Questa volta il commissario è più che mai emotivamente coinvolto, perché costretto a temere per la vita di uno dei suoi collaboratori, cui è particolarmente legato da affetto e stima. Lo vediamo così soffrire e a tratti quasi venir meno per l’ansia che l’attanaglia, ma non si arrende e da par suo aggira gli ostacolo che gli vengono dalla stessa struttura del potere, con le sue connivenze e le sue ambigue cecità. Riesce così, con una delle sue trovate funambolesche, a sbrogliare la matassa mettendo alla corda i malviventi e il potente corrotto di turno. Qui l’ironia dello scrittore è più che mai corrosiva, nel mettere alla gogna le ragioni di un degrado sociale e umano che trova le sue spinte propulsive nell’ambizione, nell’avidità o nella vigliaccheria di chi dovrebbe tutelare l’ordinato svolgersi della vita civile. Così, come sempre, le storie di Montalbano ci fanno sorridere o ridere di gusto, ma al tempo stesso riescono a toccare le corde della commozione. C’è tanta umana stanchezza che, a volte, pesa sull’animo di quest’uomo che, alle soglie della vecchiaia, si trova sempre più solo ad affrontare le storture di un mondo sempre più segnato da una ferocia belluina, che rende difficile ogni rapporto di civile convivenza. Ciò che distingue la scrittura di Camilleri da quella di altri autori di romanzi polizieschi è proprio questa eccezionale carica di umanità che ci rende caro il personaggio Montalbano, uomo d’azione e a un tempo pensoso osservatore della realtà, allegro estimatore della buona tavola ma spesso malinconicamente ripiegato sulle ragioni più intime di una solitudine cercata più che subita.

Lo scrittore segue la parabola umana del suo protagonista, dai primi romanzi a quest’ultimo, con una coerenza e una naturalezza che non vengono mai meno e non delude mai i suoi estimatori, che attendono con impazienza ogni sua nuova prova narrativa.

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