Di: Sergio Palumbo

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La copertina di un libro di Alessandro Baricco è come una porta dorata. Aprendola si entra in un microcosmo incantato scandito da un tempo tutto suo e nel quale si muovono degli adorabili personaggi strampalati e surreali, al limite del paradossale. Può capitare, ad esempio, di imbattersi in uno scrittore che, da un momento all’altro, decide di smettere di scrivere libri e decide di cimentarsi in un nuovo lavoro. Jasper Gwyn, copista. Ma cosa fa di preciso un copista? Copia. Copia qualcosa. O qualcuno. Ecco: Jasper Gwyn decide, sfidando se stesso e lo sconcertato amico ed agente Tom, invogliato da una vecchietta con un foulard impermeabile, di copiare persone. Il suo lavoro sarà scrivere ritratti, qualunque cosa ciò possa o debba significare. La prima cavia sarà Rebecca, stagista di Tom, con la quale si instaurerà un rapporto particolare e che si ritroverà a risolvere un piccolo “giallo letterario” ricomponendo i pezzi di un puzzle che le consentirà finalmente di comprendere il senso profondo delle scelte e delle azioni di Mr Gwyn.

Una storia accattivante e al tempo stesso soffice, con quel retrogusto un po’ cinico e un po’ romantico al quale Baricco ci ha abituati con i suoi romanzi, nella quale risalta una non troppo velata critica nei confronti di una esasperata ed esasperante spettacolarizzazione della letteratura e del divismo ai limiti del trash di fin troppi scrittori, spesso convinti o costretti da agenti e case editrici a scendere a compromessi con le esigenze dello show business, pur di vendere qualche pugno di copie in più. Un inno alla scrittura per vocazione contrapposta alla scrittura per professione, per riaffermare che il centro dell’attenzione non devono essere le classifiche di vendita, ma il lettore, ogni singolo lettore, ognuno con il suo meraviglioso mondo da ritrarre, perché “non siamo personaggi, siamo storie”.

Link: il sito di Feltrinelli Editore – www.feltrinelli.it