Di: Alessandra Staiano

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Duello, scontro, battaglia. Di parole, intelligenze, sarcasmo. Un’intervista in esclusiva diventa tutto questo in “Igiene dell’assassino”, che è stato il romanzo d’esordio con cui la scrittrice belga Amélie Nothomb nel1992 harivelato al mondo la sua caustica cifra stilistica ed ora è portato in scena grazie all’adattamento e per la regia di Alessandro Maggi. In prima assoluta al “Napoli Teatro Festival”, lo spettacolo coglie in pieno il senso dell’opera letteraria esaltando il ‘duello’ tra i due protagonisti con il palco che si trasforma in una vera e propria arena, con gli oggetti da ‘interno’ ammassati ai lati della scena. L’intervistato è il premio Nobel per la letteratura Prétextat Tach: affetto da una rarissima forma di cancro alle cartilagini (sindrome di Elzenveiverplatz, nome inventato dall’autrice), gli restano appena due mesi da vita. Da tempo lui ha scelto di isolarsi dal mondo. La notizia della sua morte imminente scatena l’appetito mediatico di testate televisive, quotidiani, riviste femminili e quant’altro. Ma la sfida di intervistarlo appare impossibile: il premio Nobel è caustico, provocatore e tagliente fino al punto di “far vomitare” i suoi intervistatori. Come egli stesso ci tiene a ribadire nelle prime battute dell’incontro con la giornalista che- contrariamente a tutti gli altri- riesce non solo a porgli tutte le domande che aveva sul taccuino, ma anche a scavare fin dove nessuno era riuscito. Del resto lei è forse l’unica a dimostrare al premio Nobel di aver letto tutte le sue opere. Al punto tale da essere riuscita a leggere quello che fino a quel momento nessuno aveva mai visto, nonostante fosse sotto gli occhi di tutti.

E allora l’intervista diventa il pretesto di un duello serratissimo di battute e cattiverie, una battaglia psicologica in cui lo scandaglio scende in profondità, un viaggio faticosissimo alla scoperta di verità sepolte, uno scontro tra due personalità che all’inizio possono apparire diversissime. Eppure hanno un tratto in comune che permette al duello di iniziare: la capacità di leggere davvero, di coltivare quella “lettura carnivora” che- come spiega lo stesso protagonista maschile- fa da contraltare alla lettura pulita che “è un’invenzione meravigliosa, molto gradevole da praticare a letto prima di dormire”, perché “rilassa e non sporca nemmeno le lenzuola”.

La trasposizione dal libro alla scena riesce bene ad Alessandro Maggi. Merito anche della bravura dei due attori, che dialogano ininterrottamente lungo il corso dell’intero spettacolo, con Federica Di Martino nelle vesti della giornalista “sporca impicciona” e di uno straordinario Eros Pagni nei panni di Prétextat Tach. Pagni è immenso: muovendosi sulla sedia a rotelle elettrica sovrasta la scena. Caustico, irriverente, provocatorio, divertente. Praticamente perfetto. Come se Amélie Nothomb stesse pensando esattamente a lui quando ha creato con la sua penna il premio Nobel della letteratura più misogino – e allo stesso tempo innamorato di un’idea di donna inesistente- della storia.