Di: Sergio Palumbo

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Un’ombra, un fantasma evanescente che appena fa capolino tra le pieghe della storia, è quella che Andrea Camilleri insegue con tenace passione intellettuale, destreggiandosi tra cenni di antichi documenti e scritture d’epoca. Un’epoca particolare: quella umanistica, delle corti e delle Accademie, delle Università eccellenti in un’Italia faro di cultura al mondo intero, in cui erano vitali gli scambi culturali e a tale scopo fondamentale era la conoscenza delle lingue, soprattutto quelle che permettevano di attingere all’immenso tesoro dell’antichità verso cui convergevano gli interessi e i saperi del mondo. Perciò il personaggio che Camilleri individua poté tanto, pur partendo dalle più umili radici, quali il ghetto ebraico di Caltabellotta dove era nato da modesta famiglia. La profonda conoscenza delle lingue antiche – greco, latino, caldeo, aramaico – e, in quanto ebreo, la profonda conoscenza della letteratura cabbalistica lo resero indispensabile presso i dotti del tempo, tra cui un mitico personaggio quale Pico della Mirandola, per il quale fu traduttore e maestro.

Ma l’ebreo convertito che gli umanisti si contendevano era un essere inquietante: omosessuale gaudente pur professandosi ministro della chiesa, oratore affascinante ma anche traditore e assassino, persecutore spietato della sua stessa gente e tuttavia capace di suscitare afflati di spiritualità con la seduttiva potenza della sua persuasione. Alla fine, però, un delitto commesso per mascherare le sue perverse inclinazioni lo porterà in prigione, dove troverà la morte.

L’arte dell’autore consiste nell’abilità con cui, da esili indizi storici, riesce a risuscitare in tutta la sua potente complessità un personaggio così ambiguo, nella contraddittoria verità dei suoi eccezionali talenti ma anche delle sue turpitudini e delle sue miserie. Per sua stessa asserzione, Camilleri non ha voluto scrivere un romanzo storico, ma trarre dai fatti storici stimolo alla fantasia creativa, che rende la finzione più realisticamente potente della stessa realtà. E in questo, ancora una volta, Andrea Camilleri è insuperabile.

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