Tempo di lettura stimato: 4 minuti

Giovedì 20 novembre 2014, Teatro Sannazaro di Napoli

Unalampa di Roberto Azzurro

Roberto Azzurro e Fabio Brescia portano in scena un appassionato fiume di parole ad alta temperatura, che scagliano sulla “città più bella del mondo”

La città di Napoli è capace di sconfiggere la morte proprio perché non attaccata alla vita, una città permeabile alle influenze che tutto e niente conserva, priva di prospettive per il futuro e proprio per questo libera da ogni paura.

Nasce da questa profonda riflessione Unalampa, cattiva, irriverente, sarcastica e cinica invettiva di Roberto Azzurro, dedicata alla città e ai suoi abitanti, se stesso compreso, in scena da giovedì 20 novembre 2014 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 23) al Teatro Sannazaro di Napoli.

Presentato da Esmeralda srl, l’allestimento che debutterà al Teatro Sannazaro avrà, per la prima volta in scena, due voci, due urli che s’intersecheranno, sovrapporranno, incroceranno, in un unico tornado verbale, in una giostra impazzita e trascinante, in un delirio lucido e furente.

Unalampa è un progetto che nasce in solitaria e si apre, questa volta, all’accoppiata, e vede accostarsi all’invettore Roberto Azzurro il poliedrico, novello invettore Fabio Brescia.

Insieme inveiscono, polemizzano, urlano, cantano e divertono, correndo insieme da una sponda all’altra di rabbie appassionate, di clamori sussurrati, di esplosioni inevitabili, per raccontare, commentare, odiare, e poi amare, e poi sfinire, e poi inveire, contro questo posto straordinariamente bello e straordinariamente impossibile, che fu chiamato Napoli.

Questa invettiva è divisa in sette canti: sette urli, sette dolori e, anche, sette comici sberleffi. Insomma, sette momenti di rabbiosa riflessione anche, punteggiati da musicalità note, da memorie imprescindibili di una napoletanità onorata, ma ormai vecchia e stantia, che si crogiola e annega in un’oleografia, ormai, solo nociva e deleteria.

Unalampa prende a prestito parole di Patroni Griffi, Libero Bovio, Antonella Cilento, Goethe, Curzio Malaparte, Wharol, Viviani, Pasolini e tanti altri artisti, che nel corso dei secoli hanno cantato, umiliato, amato, odiato Napoli. Sono parole ‘scaraventate’ sul pubblico come una valanga, trascinate da un fiume in piena.

Il dialogo è serrato, provocatorio, impertinente, e, tra accuse schiette e sorrisi, vuole denunciare scandali quotidiani e spingere alla riflessione. Attraverso un accattivante e inarrestabile vortice linguistico, dai toni accesi e marcatamente ironici, l’invettiva di Azzurro si veste di amaro sarcasmo, fortemente spinto allo svelamento di una realtà, che, ogni giorno, si ripete e rigenera, purtroppo, sotto gli occhi assuefatti dei cittadini.

«Tale ordinaria realtà – secondo Roberto Azzurro – non ha bisogno di architettare scandali per salire alla ribalta. Lo scandalo esiste già, e si chiama Napoli».

Unalampa è, in realtà, un atto di coraggio e di amore o di “tradimento” dell’autore, secondo le sue stesse parole, verso la propria madre tiranna, come solo un figlio, profondamente legato a essa, può fare.

UNALAMPA di Roberto Azzurro

Napoli, Teatro Sannazaro – dal 20 al 23 novembre 2014

Inizio delle rappresentazioni ore 21.00 (feriali) e ore 18.00 (domenica)

Info e prenotazioni ai numeri 081411723, 081418824 email info@teatrosannazaro.it

Da giovedì 20 a domenica 23 novembre 2014

Napoli, Teatro Sannazaro

(giovedì, venerdì e sabato ore 21.00, domenica ore 18.00)

Esmeralda srl

presenta

UNALAMPA

un’invettiva scritta e diretta da Roberto Azzurro

con

Roberto Azzurro e Fabio Brescia

Durata della rappresentazione 80’ circa, senza intervallo

Per molto tempo ho inseguito l’idea che soltanto uno scandalo può far sì che qualcuno si accorga di noi – sempreché abbiamo qualcosa di interessante e di irrinunciabile da mostrare –, si accorga di noi in termini eclatanti e profondi: bisogna fare uno scandalo, di qualsiasi tipo, ma uno scandalo. Poi, una bella mattina mi sono detto: lo scandalo non devo inventarlo, lo scandalo esiste già: e si chiama Napoli.

Anche la miccia, utile e perfetta a innescare il turbine, era pronta già, ed è ciò che mi capita continuamente durante il giorno, mentre sono in auto nel traffico, o dal giornalaio, o in fila alla posta, o al tabacchi per comprare un biglietto per l’autobus. Per meglio dire, dalla reazione che io ho in seguito a quello che mi capita. Ecco, il verbo che indica questo mio comportamento/atteggiamento è questo: inveire; la cui definizione è: lanciarsi, avventarsi con furore verbale contro qualcuno o qualcosa, investendolo con invettive, con rabbiose accuse giustificate o meno, parole di fuoco, oppure aggredendolo con vituperi, con parole violente e offese terribili.

L’unico dubbio che ancora sussiste, stavolta, è se – in riferimento a questo progetto che nasce in solitaria e si apre all’accoppiata (sì, accoppiata è perfetto) sia più giusta la parola sodale o la parola complice, nel momento in cui bisogna immaginare che il progetto “Unalampa” vede accostarsi all’invettore Roberto Azzurro il poliedrico, novello invettore anch’egli, Fabio Brescia. Insieme, stavolta, inveiscono, polemizzano, urlano, cantano, e si/ci divertono, correndo insieme da una sponda all’altra di rabbie appassionate, di clamori sussurrati, di esplosioni inevitabili, per raccontare, commentare, odiare, e poi amare, e poi sfinire, e poi inveire, contro questo posto straordinariamente bello e straordinariamente impossibile che fu chiamato Napoli.

Questa invettiva è divisa in sette canti. Sette urli, sette dolori, sette anche comici sberleffi. Insomma sette momenti di rabbiosa riflessione anche, punteggiati da musicalità note, da memorie imprescindibili di una napoletanità onorata ma ormai vecchia e stantia, che si crogiola e annega in una oleografia ormai soltanto nociva e deleteria.

Centrale, poi, è il terzo canto, in cui convergono tutte le parole e i versi dei grandi scrittori che hanno fatto viaggiare Napoli nel mondo attraverso le loro opere di volta in volta teatrali, letterarie, poetiche e meravigliosamente musicali. Per finire nell’incendio/incubo/sogno, nell’auspicato martirio di liberazione, tra le lacrime e il comico sberleffo che ritorna imprescindibile.

Questa volta UNALAMPA avrà due voci, due urli che si intersecheranno, sovrapporranno, incroceranno, in un unico tornado verbale, in una giostra impazzita e trascinante, in un delirio lucido e furente.

Ci sono illustri predecessori che hanno al loro attivo prestigiose invettive, ci perdonino se ci infiliamo in punta di piedi – ma mica tanto – in un elenco di grande rilevanza, ma è irrinunciabile: è frutto di un giuramento, fatto una volta mentre ero imbottigliato nel traffico, a un incrocio, dove sono rimasto per circa un’ora e mezza – e non a Zurigo, chiaramente, ma a Napoli.

Certo, pensai una volta liberatomi da quell’imbuto ferroso dell’ingorgo automobilistico – imbuto vivacizzato da un’umanità bestemmiante e anch’essa inveente e in più brutta e grassa, (mi chiedo dove siano i bei napoletani e le belle napoletane di una volta) – certo, pensai, è una fortuna che sia da considerarsi obsoleto o improprio l’uso che estende il verbo inveire ad azioni di una violenza che travalica le parole per sfociare in animosità fisica, altrimenti è certo che quando pronuncerò l’ultima terribile battuta della mia invettiva – da napoletano – contro Napoli e i Napoletani, e che titolerò “Unalampa”, è certo che la suddetta UNALAMPA rischierà di finire in rissa. O in festa, chissà. Noi napoletani siamo sempre così imprevedibili.

Roberto Azzurro