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Giovedì 7 aprile 2016, Teatro Elicantropo di Napoli

…Io la canto cosi’! di Fabio Cocifoglia e Antonella Morea

Fra canzoni, suoni nostalgici e popolari, Antonella Morea porta in scena un recital appassionato, che ripercorre la carriera della cantante di Testaccio

Donna di gran temperamento e artista sorprendente, Antonella Morea diventa Gabriella Ferri, nello spettacolo …Io la canto così!, racconto in musica scritto a quattro mani con Fabio Cocifoglia, che firma anche la regia, in scena, da giovedì 7 aprile 2016 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 10) al Teatro Elicantropo di Napoli.

Ad accompagnare la Morea nel suo tributo alla cantante romana, saranno Franco Ponzo, alla chitarra, e Vittorio Cataldi, alla fisarmonica e violino, che muoveranno fra gli oggetti di scena di Antonio Cece e Carla Merone.

Presentato da Eventi Mediterranei, …Io la canto così! è un recital appassionato, che racconta la storia di “una voce, una faccia, un clown”, come amava definirla Federico Fellini. Antonella Morea ripercorre, in scena, la carriera di un’artista eccessiva, un pagliaccio eccentrico, con uno spettacolo autentico ed essenziale.

Un vero atto d’amore per la cantante di Testaccio, che aveva portato canzoni e stornelli romani, anche fuori dei confini del Lazio.

Il percorso prende le mosse dai ricordi e dai sogni di un’adolescente, Antonella Morea per l’appunto che, da ragazzina, vedeva nella Ferri, un mito da emulare.

Così, tra canzoni, suoni nostalgici e popolari, la narrazione si trasforma quasi in una lunga e appassionata chiacchierata intorno alla figura dell’artista romana, coinvolgendo il pubblico, chiamato a interagire all’interno della pièce in maniera divertente, in un gioco scherzoso condotto dalla protagonista sul palco.

Attraverso la storia di Gabriella si delinea, a poco a poco, la storia di Antonella: gli inizi della sua carriera, le incertezze, le difficoltà prima d’incontrare il maestro De Simone, e la paura della solitudine, comune a tutti gli artisti quando, spogliati dei loro costumi e dei trucchi di scena, vanno via dalla loro realtà, il teatro.

Un tributo al “mito” che la Morea ricorda così: “Un giorno passeggiavo per le strade di Roma – racconta la cantattrice – sono entrata in un negozio e ho visto lei, Gabriella Ferri, il mio mito da ragazzina. Piena di bracciali, collane, anelli, tutta colorata… come sempre, ma quasi non la riconosco. La mente allora è volata a quando mi vestivo tale e quale a lei, capelli rigorosamente biondi con la frangia, trucco da trincea, il rimmel sugli occhi, due linee di filo spinato, il fondotinta un campo minato”.

…Io la canto così! rapresenta un’interessante operazione di (ri)scoperta e (ri)valorizzazione di un mito mai ricordato abbastanza, quello di Gabriella Ferri, e che i giovani, e non solo, oggi hanno la possibilità di scoprire, conoscere, ricercare nella effimera moltitudine di talenti odierni.

…Io la canto cosi’! di Fabio Cocifoglia e Antonella Morea

Napoli, Teatro Elicantropo – dal 7 al 10 aprile 2016

Inizio delle rappresentazioni ore 21.00 (dal giovedì al sabato), ore 18.00 (domenica)

Info al 3491925942 (mattina), 081296640 (pomeriggio) email promozionelicantropo@libero.it

Da giovedì 7 a domenica 10 aprile 2016

Napoli, Teatro Elicantropo

(da giovedì a sabato ore 21.00, domenica ore 18.00)

Eventi Mediterranei

presenta

Antonella Morea in

…Io la canto cosi’!

omaggio a Gabriella Ferri di Fabio Cocifoglia e Antonella Morea

con documenti tratti dal libro “Gabriella Ferri – SEMPRE” (Iacobelli Edizioni)

curato da Pino Strabioli e Seva Borzak

chitarra Franco Ponzo,

fisarmonica e violino Vittorio Cataldi

il costume di Antonella Morea è della sartoria CTN Canzanella

oggetti di scena Antonio Cece e Carla Merone, foto di scena Gaetano Pappalardo

regia Fabio Cocifoglia

durata della rappresentazione 90’ circa, senza intervallo

Nel suo romanzo “Opinioni di un clown” Heinrich Boll dice “…sono un clown e faccio collezione di attimi.” Questa frase si accende tutte le volte che penso a Gabriella Ferri,

artista inimitabile e quasi impossibile da raccontare.

Se chiedi agli amici di Gabriella Ferri, a chi l’ha conosciuta e a chi ha lavorato con lei un aggettivo per raccontarla ti rispondono: “Uno solo? S’incazzerebbe!”

Dicono di lei: Era un pagliaccio straordinario, un pagliaccio di razza…Veramente l’amica ideale, ti dava tutto… Dove cantava, ecco, lì era il centro del mondo…

La disperazione degli autori… Un po’ un pazzariello… Uno sguardo dolce e disperato che non si può sfuggire… Era la maschera con cui lei nascondeva tutto, tutto quel macello …

Molto sensibile, molto ansiosa… Molto severa con se stessa… Impegnativa…

Ogni sua frase era un urlo lanciato al mondo… Donna bellissima che non aveva paura di imbruttirsi… Eccentrica… Feroce… Bizzosa… Terribile… Anticonformista… Libera… Rivoluzionaria… Troppo in tutto… Una grande madre, una grande moglie, una grande amante… Verace… Testaccina… Romanesca… Come un San Pietrino… Rauca… Perturbante, conturbante, turbante… Senza pelle… Straordinaria…

Forse solo nelle sue canzoni riusciamo a cogliere quegli attimi vissuti e collezionati dal suo animo di grande artista.

Fabio Cocifoglia

“…ci metterò un fiore!”

Un giorno passeggiavo per le strade di Roma, entro in un negozio e vedo lei, Gabriella Ferri, il mio mito da ragazzina. Piena di bracciali, collane, anelli, tutta colorata…come sempre. Ma quasi non la riconoscevo. Sembrava non riuscisse nemmeno a parlare. Com’è possibile? Stavo quasi per andarle incontro, come ad una persona di famiglia, come ad una sorella più grande che non vedi da tanto tempo. E mentre sto per andare mi vedo riflessa in uno specchio del negozio. Ora siamo in tre. La mente è volata a quando mi vestivo tale e quale a lei, capelli rigorosamente biondi con la frangia, trucco da trincea, sacchi di trucco, il rimmel sugli occhi due linee di filo spinato, il fondotinta un campo minato. “E voglio vedere quando mi espugnano, sono come Gabriella Ferri, io!” Così dicevo. E così mi chiamavano per gioco gli amici “la Gabriella Ferri napoletana”. Erano per me quelli anni duri, di trasformazione, di battaglia. E lì mi sono resa conto che per Gabriella Ferri la battaglia non era ancora finita. Manteneva la posizione eroicamente. Confusa, forse, ma sempre in piedi.

Più tardi a casa mi sono interrogata sul perché di tanto malessere, di tanta confusione. Ho trovato solo una “non risposta” efficace nelle parole del figlio di Gabriella Ferri, Seva, che chiudeva un intervista con una frase della mamma presa dal suo diario intimo: “Ho nella testa confusione? … ci metterò un fiore!”

Un’altra “non risposta” efficace l’ho trovata solo nelle sue canzoni che voglio cantare perché siano il mio fiore per Gabriella Ferri, una donna, un’artista a cui non finirò mai di dire grazie perché… mi ha dato tanto!

Antonella Morea