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Da martedì 14 a domenica 26 marzo 2017

Napoli, Teatro Bellini

IL GIOCATORE

da Fëdor Dostoevskij adattamento Vitaliano Trevisan

regia di Gabriele Russo

con Daniele Russo, Marcello Romolo, Camilla Semino Favro

Il giocatore, ispirato all’opera omonima e alla vita di Fëdor Dostoevskij sarà in scena nell’originale adattamento di Vitaliano Trevisan per la regia di Gabriele Russo da martedì 14 a domenica 26 marzo 2017, in anteprima assoluta al Teatro Bellini di Napoli.

Nei ruoli principali Daniele Russo (Aleksej/Fëdor Dostoevskij), Marcello Romolo (Il generale), Camilla Semino Favro (Polina/Anna Grigor’evna). Completano il cast Paola Sambo, Alfredo Angelici, Martina Galletta, Alessio Piazza, Sebastiano Gavasso. Le scene sono di Roberto Crea, i costumi di Chiara Aversano, il disegno luci di Salvatore Palladino, i movimenti scenici di Eugenio Dura.

Il giocatore è la terza tappa di quella che abbiamo definito “Trilogia della libertà”i tre spettacoli prodotti dalla Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini con i quali abbiamo voluto affrontare il concetto di libertà e di perdita della stessa. Dopo la società distopica dominata dalla violenza del visionario Arancia Meccanica per la regia dello stesso Gabriele Russo, e l’opprimente ospedale psichiatrico di Qualcuno volò sul nido del cuculo diretto da Alessandro Gassmann, portiamo in scena la Roulettenburg dominata dal gioco di Dostoevskij. Anche in questo caso, la grande letteratura si fa teatro; così, Il giocatore, scritto nel 1866 da Fëdor Dostoevskij, viene riletto e adattato per il teatro da Vitaliano Trevisan. Gabriele Russo realizza un allestimento in costante bilico tra dramma e commedia, in cui un cast affiatato ci trascina in una spirale fatta di gioco d’azzardo, di passioni e di compulsioni che porta dritti in quel (non)luogo dove il desiderio si trasforma in ossessione e non si limita più a governare i protagonisti, ma finisce per soggiogarli.

DOSTOEVSKIJ, UN GIOCATORE

Nel 1866 Fëdor Dostoevskij aveva 45 anni, era vedovo e reduce da una relazione passionale e altalenante conclusasi malamente con Apollinarija Suslova, giovane donna dal temperamento tutt’altro che mite; pur avendo già pubblicato alcuni dei suoi capolavori tra cui Umiliati e offesi, Memorie dal sottosuolo e le prime cinque parti di Delitto e castigo (a puntate, sulla rivista Il messaggero russo) era incalzato dai creditori per i suoi debiti di gioco. Per pagarli, una anno prima, a fronte di un anticipo aveva stipulato un assurdo contratto con l’editore Stellovskij, nel quale si impegnava a cedergli per nove anni i diritti sulle sue opere, anche quelle future, se non avesse prodotto un nuovo libro da dare alle stampe entro il novembre 1866. Assorbito dalla scrittura di Delitto e castigo, aveva trascurato la scadenza fino all’ottobre ’66, quando confessò all’amico Milijukov che del nuovo romanzo, sebbene lo avesse chiarissimo nella sua testa, non aveva messo su carta neanche una parola. Aggiunse di aver deciso di non provare neanche a tenere fede all’impegno con Stellovskij, poiché si era ormai rassegnato alla rovina. L’amico lo convinse a provarci lo stesso, suggerendogli di avvalersi di una stenografa per procedere più velocemente nella stesura del libro. Lo scrittore, non senza qualche perplessità, dopo pochi giorni assunse una giovane stenografa: Anna Grigor’evna. Con lei, in soli 28 giorni, terminò la redazione de Il giocatore, consegnandolo puntualmente a Stellovskije “vincendo” la fatale scommessa. Non solo, si innamorò di Anna, liberandosi grazie a lei del fantasma di Apollinaria. Dopo pochi mesi la sposò e nel giro di qualche anno, grazie al supporto della moglie, uscì dalla schiavitù della roulette.

Curiosamente, fu l’urgenza di trasferire su carta il vortice che risucchia il suo alter ego Aleksej (la schiavitù dal gioco, e l’insana passione per Polina, nella quale riconosciamo alcuni tratti di Apollinaria) a far incontrare allo scrittore proprio colei che lo salverà dalla stessa spirale che condanna Aleksej senza appello. Un incontro avvenuto per puro caso, lo stesso Caso che governa la pallina della roulette.

IL PROGETTO COLLATERALE

La Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini in occasione dello spettacolo ha realizzato un progetto in collaborazione con l’Università Federico II e con la “Commissione Scuola e Istruzione” del Comune di Napoli, sul tema della ludopatia.

Pertanto, in concomitanza con Il giocatore sarà allestita all’interno del foyer, la mostra AZZARDO: non chiamiamolo gioco, promossa da Fondazione Exodus onlus, Casa del Giovane, Movimento No slot, Magazine Vita, Unilab e Anci, con il Patrocinio del Senato della Repubblica. La mostra è parte di un ampio progetto di sensibilizzazione ed è costituita dalle opere di 36 noti vignettisti italiani, che hanno scelto l’ironia graffiante come argine contro la deriva del gioco d’azzardo.

Inoltre, due repliche dello spettacolo saranno dedicate esclusivamente agli studenti e saranno accompagnate da un intervento della dottoressa Fausta Nasti – psicologa-psicoterapeuta esperta in dipendenza comportamentali specializzata sul gioco d’azzardo – volto ad educare e sensibilizzare i ragazzi circa i rischi del gioco.

 

Scheda dello spettacolo

Teatro Bellini (via Conte di Ruvo 14 – 80135 Napoli)

Dal 14 al 26 marzo 2017

Il giocatore

da Fëdor Dostoevskij, adattamento Vitaliano Trevisan

regia Gabriele Russo

con

Daniele RussoAleksej/Fëdor Dostoevskij

Marcello Romolo – Il generale

Camilla Semino FavroPolina/Anna Grigor’evna

Paola SamboBaboulinka

Alfredo AngeliciMr. Astley

Martina GallettaM.lle Blanche

Alessio Piazza – il croupier

Sebastiano GavassoDe Grieux

scene Roberto Crea

costumi Chiara Aversano

disegno luci Salvatore Palladino

movimenti scenici Eugenio Dura

aiuto regia Eugenio Dura/assistente di produzione Noemi Ranaulo/direttore di allestimento Antonio Verde/capo macchinista Generoso Ciociola/datore luci Salvatore Palladino/sarta Anna Marino/trucco Vincenzo Cucchiara per BioNike/additional music Massimiliano Pace/realizzazione scene Retroscena S.r.l–Napoli/realizzazione costumi Sartoria Bi.Mi – Roma, Barbara Pistolesi, Laura Milite/service luci e fonica Megaride S.A.S-Napoli/trasporti Porcacchia-Roma/elaborazione grafica Raffaele De Martino su bozzetto originale di Chiara Aversano/foto di scena Francesco Squeglia/ufficio stampa Katia Prota/coordinamento organizzativo Alessandra Attena/distribuzione Patrizia Natale

organizzazione generale Roberta Russo

coproduzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di Catania

Orari: da martedì a sabato ore 21 – domenica ore 18 (NB. mercoledì 15 e sabato 18 marzo ore 17.30)

Prezzi: da 14 a 32 euro. Riduzioni e agevolazioni a norma di legge

Durata: 2h compreso intervallo

Info e prenotazioni: botteghino 081 5499688, botteghino@teatrobellini.itwww.teatrobellini.it

Il Giocatore, una scommessa

note di regia di Gabriele Russo

Erano diversi anni che avevo voglia di affrontare in teatro il tema del gioco d’azzardo e, dopo aver letto molti testi contemporanei sull’argomento, più andavo avanti nelle ricerche più mi convincevo che nulla era più adatto de Il giocatore di Dostoevskij. Per un motivo molto semplice: qui il gioco non è solo l’oggetto centrale dell’opera, ma è presente, in forma di metafora o di allusione, ovunque. È nelle relazioni ossessive tra i personaggi, nei continui “rilanci” a cui le circostanze li costringono, nelle vane speranze a cui sono aggrappati che li fanno stare sospesi; come si è sospesi quando si è in attesa che la pallina cada sul rosso o sul nero. Così, inevitabilmente, si arriva alle analogie con l’oggi, con il ruolo che al gioco d’azzardo è stato assicurato dalla nostra società. Ecco perché quando vedremo la baboulinka o il giocatore perdere tutti i loro soldi al casinò, forse per un attimo ci dimenticheremo che si tratta dei personaggi di Dostoevskij e vedremo, più genericamente una vecchina, sola, in preda al vizio del gioco o un giovane compulsivo perso in un video poker. Per amplificare e sostenere il dialogo con la nostra contemporaneità senza perdere il rapporto con il testo e con la narrazione, ho scelto un’ambientazione che fosse “atemporale”, creata da contaminazioni fra passato e presente, antico e moderno; questo vale per la scena, per i costumi, per le musiche e, naturalmente, per il linguaggio. Con Trevisan eravamo d’accordo nel cercare una direzione che esaltasse gli elementi d'”azione” presenti nell’opera. In particolare nella seconda parte del romanzo, quando l’arrivo inaspettato della baboulinka (un vero e proprio coup de théâtre) ci ha consentito di sterzare verso il registro della commedia prima di tornare dritti verso il dramma finale a cui sono destinati tutti i personaggi. Se da un lato l’azione scenica ed il conflitto sono più semplici da intercettare e mettere a fuoco in alcune zone del testo, parte significativa del lavoro con gli attori si è concentrato nella ricerca dell’”azione emotiva” dei personaggi nei passaggi più “letterari” e/o “narrativi”, fondamentali, perché nascondono tutto il senso del racconto di Dostoevskij. Inoltre, abbiamo deciso di raccontare anche la genesi del romanzo, intrecciando la storia di Aleksej con la vicenda di Dostoevskij che scrisse Il giocatore praticamente sotto ricatto. Una sorta di sfida nella sfida, o per meglio dire: di scommessa nella scommessa. Dunque, al principio abbiamo un uomo (Aleksej) che è soprattutto il ricordo di un uomo: ciò che resta di lui quando è posseduto da un vizio. Il vizio e l’uomo sono raccontati da un altro uomo (Dostoevskij), vittima della stessa schiavitù dalla quale riesce a liberarsi solo dopo averla prima vissuta e poi raccontata. Una sorta di catarsi non lineare, che traccia il racconto di due percorsi paralleli ma opposti. Aleksej diventa Dostoevskij e viceversa: si fondono, lungo la strada l’uno nell’altro. E mentre l’uno affonda, l’altro risorge. Ma anche Polina diventa Anna Grigor’evna e poi nuovamente Polina. Sono entrambi multiformi e, dunque, alla ricerca di una forma. Aleksej cerca di conquistare la propria forma attraverso il gioco: «Io non ho forma, né forma né meriti», dice. È sospeso, è in bilico e, insieme a lui, è sospeso lo spettacolo: forma o non forma, dramma o commedia? Ed è sospeso il sentimento amoroso, privo di corrispondenza temporale: Aleksej insegue Polina quando lei fugge, ma quando lei finalmente pare essere pronta, lui preferisce correre altrove. Precisamente, al casinò. E noi andiamo con lui, ne sentiamo i rumori: i tintinnii delle slot, la pallina che gira nella roulette, il fruscio delle carte e il rumore più assordante, quello delle pulsioni dei personaggi. Tutti ossessionati dal gioco, guidati dallo spasmodico desiderio di denaro. Ma se il denaro perdesse improvvisamente valore lasciando il posto al desiderio irrefrenabile di giocare semplicemente per il piacere di farlo? Allora, avremmo nuovamente i giocatori, il giocatore, un giocatore. E il sipario non si chiuderebbe. E la pallina continuerebbe a girare.

Gabriele Russo

Il Giocatore, una scommessa

Una nota sul testo di Vitaliano Trevisan

Il giorno 4 di giugno dell’anno 2007, nel corso di una passeggiata in città, mi ritrovai, del tutto inconsapevolmente, giusto perché mi ero fermato per accendermi una sigaretta, davanti a un negozio di libri usati. Tra i titoli in vetrina, uno strano Dostoevskij mio marito, di tale Anna Grigor’evna Dostoevskaja, attira la nostra attenzione; e siccome siamo convinti che niente accada per caso, entriamo subito in libreria e lo facciamo nostro. Il giocatore l’avevo letto anni prima, nel luglio del 1993 per essere esatti (scrivo sempre, sul retro di copertina, la data d’inizio lettura), e non ne ricordavo quasi nulla. Qui, lo ritrovavo nel suo farsi, in forma di destino: la Grigor’evna, sedicenne studentessa di stenografia, che come tutti i giovani non sa cosa l’aspetta, entra al servizio dell’allora quarantacinquenne Dostoevskij il giorno 4 di ottobre del 1866, proprio per permettergli di scrivere più velocemente il nostro giocatore […]. E il Dosto – d’ora in poi, per brevità, così chiamato, che, com’è noto, era un “appassionato” giocatore di roulette, punta tutto su sé stesso. Non solo vincerà la partita con l’editore, ma troverà, in Anna, la donna che lo accompagnerà per il resto della vita. Vita peraltro non facile, con lui che, regolarmente, si mangia tutto alla roulette, e lei che fa i salti mortali per far quadrare i conti. Ma questa è un’altra storia. Torniamo a noi, o meglio a me che, a questo punto, dopo aver letto la storia del giocatore, rileggo Il giocatore. Da qui, nella mia testa, le due cose sempre insieme: se penso al Il giocatore, penso anche alle circostanze in cui è stato scritto (anzi dettato; dettaglio importante, perché, da subito, entra la voce) e viceversa. Ed è una grande fortuna perché sette anni dopo, al primo incontro con il regista Gabriele Russo, ho qualcosa da dire. Concordiamo sul fatto che l’intreccio tra il romanzo e le circostanze in cui fu composto, sia drammaturgicamente intrigante. Dunque entrare ne Il giocatore con occhio drammaturgico. Splendidi caratteri, precisi, stagliati, come non se ne fanno più. Nella situazione in cui l’autore li ha collocati, la dinamica fluisce, per così dire, naturalmente. L’intreccio è da commedia, addirittura da farsa, ma senza lieto fine. Il retrogusto è amaro, e non può che essere così: in fondo, ciò a cui assistiamo è il progressivo inaridimento morale di un giovane, nel cui cuore la roulette prende il posto della fanciulla di cui è innamorato. Prende il posto di tutto, a dire il vero, finché alla fine, Aleksej, cioè il nostro giocatore, si sarà “fatto di legno”. Ma nella realtà (e nella nostra commedia), per una volta, il finale è lieto. Almeno, per quanto può esserlo un matrimonio.

Vitaliano Trevisan

Il giocatore

Cast

Daniele Russo, classe 1981, comincia a calcare le scene giovanissimo per poi diplomarsi presso l’Accademia d’Arte Drammatica del Teatro Bellini e perfezionare la sua formazione con laboratori internazionali. Ha lavorato, tra gli altri, con Francesco Rosi, Luca De Filippo, Lina Sastri Luciano Melchionna, Tato Russo, Lucio Allocca, Enrico Maria Lamanna e Livio Galassi, Roberta Torre, Lello Arena, Mario Gelardi, Geppy Gleyeses. All’attività teatrale affianca quella cinematografica (Billy, Il Resto di Niente, Un Giorno della vita) e televisiva (Il clan dei camorristi, I bastardi di Pizzofalcone). È nel cast del leggendario Dignità Autonome di Prostituzione di Luciano Melchionna; nel 2013 debutta nei panni di Alex, il protagonista dell’acclamato Arancia Meccanica, diretto da Gabriele Russo e nel 2014 è Dario Danise, il protagonista di Qualcuno volò sul nido del cuculo, lo spettacolo di Alessandro Gassmann che continua a raccogliere consensi al suo terzo anno di tournèe nei più prestigiosi teatri italiani. Tra i premi vinti, il Premio Girulà 2006, il Premio Scenario per Ustica e il Golden Graal 2013 come miglior attore di teatro.

Marcello Romolo. Il giocatore costituisce il suo ritorno al teatro dopo aver dismesso la tonaca di Don Tommaso, il confessore del papa (interpretato da Jude Law) in The Young Pope, la serie televisiva diretta dal premio Oscar Paolo Sorrentino. Il suo percorso professionale, che dura da quasi quarant’anni, si è snodato tra teatro classico e cinema, musical e commedia, teatro di ricerca e fiction televisiva, operetta e teatro di tradizione napoletana. Tra gli altri, è stato diretto da Tato Russo, Jerome Savary, Mario Scarpetta, Renato Carpentieri, Alvaro Piccardi, Roberta Torre e Vincenzo Salemme. Tra gli utlimi lavori teatrali, ricordiamo Jucature o I giocatori, il pluripremitato testo del catalano Pau Mirò portato in scena da Enrico Ianniello e Sabato, domenica e lunedì e Le voci di dentro al fianco di Toni Servillo. Al cinema, ha lavorato con Giuseppe Tornatore, Antonio e Andrea Frazzi, Vincenzo Salemme ed Edoardo De Angelis. In tv vale la pena di ricordare la pionieristica sit-com Diego al 100%, dove era protagonista al fianco di Diego Abatantuono, il tv-movie tratto dallo spettacolo I giocatori e la versione televisiva di Sabato, domenica e lunedì per la regia di Paolo Sorrentino. É la terza volta che viene diretto da Gabriele Russo, dopo Gli Innamorati e Gran Varietà.

Camilla Semino Favro si diploma nel 2008 presso la scuola del Piccolo Teatro di Milano diretta da Luca Ronconi. Subito dopo, lavora al Piccolo Teatro e inizia una duratura collaborazione con il Teatro dell’Elfo, in regie di Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani (Shopping & fucking, Racconto d’inverno, Romeo e Giulietta, Harper Regan e Otello). Lavora con Serena Sinigaglia al Teatro stabile di Torino in 6 Bianca la prima serie Teatrale scritta da Stephen Amidon e presso il Teatro di Roma con Gabriele Lavia (I pilastri della società) e Federico Tiezzi (Calderòn). Al cinema, viene diretta da registi come Nanni Moretti, Daniele Vicari e Francesca Comencini; appare anche innumerosi progetti televisivi. Nel 2009 vince il premio Hystrio alla vocazione e nel 2015 il premio Mariangela Melato.

Paola Sambo, triestina, si diploma alla Galante Garrone di Bologna e poi all’Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa. Con Gloria Sapio scrive, dirige e interpreta molti “musical da camera” che girano l’Italia e vengono segnalati ai premi Ubu. È la protagonista femminile di Never Land di Phyllis Nagy, per la regia della stessa autrice. A teatro, lavora con Guido de Monticelli, David Riondino, Patrick Rossi Gastaldi, Michele Placido e sul grande e piccolo schermo con Marco Bellocchio, Margarethe von Trotta, Angelo Longoni, Gianluca Maria Tavarelli, Edoardo Leo. Particolarmente formative le collaborazioni con Giancarlo Sepe e Luciano Melchionna. Qui collabora per la seconda volta con Gabriele Russo: era infatti, nel cast di Arancia Meccanica

Alfredo Angelici. Romano, si diploma da attore presso l’Accademia Internazionale di Teatro di Roma e poi alla Philippe Gaulier School di Londra. Da subito lavora con prestigiosi Nomi del Teatro italiano (Patroni Griffi, Albertazzi, Lavia, Calenda, Pugliese) affiancandovi lavori indipendenti con la compagnia, della quale è direttore artistico. Al tempo stesso, perfeziona la sua formazione con laboratori internazionali. Vince alcuni bandi europei, per cui i suoi spettacoli girano in tutta Europa e la Svezia lo adotta nominandolo direttore della scuola teatrale del Teatermaskinen. Avido di comunicazione, si avvicina alla radio: è prima autore, poi conduttore e, infine, giornalista professionista. I suoi ultimi lavori in Italia sono Arancia Meccanica per la regia di Gabriele Russo e Qualcuno volò sul nido del cuculo per la regia di Alessandro Gassmann.

Martina Galletta è un’attrice, cantante e autrice milanese. Si diploma nel 2008 alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi e lavora in importanti produzioni del Teatro dell’Elfo, del Piccolo Teatro di Milano (con Giulia Lazzarini e Andrea Jonasson), del Teatro Argentina e dell’Eliseo di Roma. Attiva anche al cinema e in TV, la ricordiamo in I baci mai dati di Roberta Torre, vincitore del Premio Brian alla 67° Mostra del Cinema di Venezia, Don Matteo 10, Un Passo dal Cielo 3, Il Paradiso delle Signore 1 e 2. Ancora a teatro, è nel cast del pluripremiato Dignita Autonome di Prostituzione; numerose le sue collaborazioni in produzioni del Teatro Bellini, da La Ciociara a Some Girl(s), ai due lavori di Gabriele Russo Odissè e Arancia Meccanica. Tra i riconoscimenti, la nomination come miglior attrice drammatica al Golden Graal e il premio Landieri come miglior attrice.

Alessio Piazza si forma alla Scuola di Teatro Teatèsse di Palermo; da subito, collabora con artisti del calibro di Michele Perriera, Remondi e Caporossi, Gabriele Lavia, Marco Baliani, Eimuntas Nekrošius, Babilonia Teatri, e in numerose produzioni della compagnia Sud Costa Occidentale, diretta da Emma Dante: Medea, Vita mia, Cani di bancata. Oltre che in teatro, è molto attivo in televisione: dal 2000 è nel cast della fiction Il Giovane Montalbano, tratta dai romanzi di Andrea Camilleri, prodotta da Rai 1. È stato il Drugo Georgie Boy in Arancia Meccanica diretto da Gabriele Russo.

Sebastiano Gavasso, si forma all’Accademia Internazionale di Teatro di Roma e al PAC – Perth Actors Collective – di Perth, Western Australia. É tra i fondatori delle compagnie Loftheatre, Les Enfants Terribles e Cattive Compagnie, con cui produce e interpreta gli spettacoli I grandi gialli del calcio, D5 Pantani, Toghe Rosso Sangue e Horse Head (vincitore del Roma Fringe Festival e ospitato al New York Fringe Festival). Tra i riconoscimenti, la menzione speciale all’International Film Festival di Guadalajara, Mexico, per la docu-fiction Born in the U.S.E. di Michele Diomà. Ha lavorato con Laura Morante, Francesco Rosi, Cosimo Alemà, Massimo Bonetti, Damon Lockwood e Mark Storen ed è nel cast di Dignità Autonome di Prostituzione di Luciano Melchionna. É alla sua seconda collaborazione con Gabriele Russo, dopo Arancia Meccanica.