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Peppino Mazzotta, l’attore braccio destro di Montalbano

firma, dirige ed interpreta lo spettacolo

Giuseppe Z.

in prima nazionale al Ridotto del Mercadante dal 14 al 19 marzo 2017

Peppino Mazzotta, il 46enne attore di origine calabrese tra gli storici interpreti della serie tv Il Commissario Montalbano è autore, regista ed interprete dello spettacolo Giuseppe Z. che debutta in prima nazionale al Ridotto del Mercadante dal 14 al 19 marzo.

In scena, insieme a Mazzotta nel ruolo del personaggio del titolo, recitano Marco Di Prima, Salvatore D’Onofrio, Giulia Pica. Le scene sono di Grazia Iannino, i costumi di Marianna Carbone, il disegno luci di Cesare Accetta, le musiche di Ciro Riccardi.

La scenografia è a cura della Cattedra di Scenografia afferente al prof. Luigi Ferrigno dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. La produzione è del Teatro Stabile di Napoli–Teatro Nazionale.

Peppino Mazzotta definisce il protagonista della vicenda, Giuseppe Z., un semplice, tutto istinto e naturalezza: “uno di quei poveri molti, infelici e stolti, di padri infelici e stolti, che non vuole lasciarsi dominare perché sa che la servitù non è necessità né fatalità né virtù. Uno di quegli incredibili, inconcepibili, inammissibili matti che non si possono rieducare né paternamente legittimare.” Un idiota che assomma in sé un misto di intuizione, simpatia e bontà. Un umile che non conosce la resa, l’educazione o l’obbedienza. Un invisibile che si intromette di prepotenza nella storia rischiando di cambiarne il corso. Ragiona a modo suo Giuseppe e guarda il mondo nudo e crudo. Con quelli come lui non c’è verso di scamparla: se gli dai ragione perdi la testa e se gli dai torto ti senti di avere torto. Per Giuseppe il potere è un insieme assurdo e incomprensibile di entità, da cui non ci si può aspettare altro che essere avversati. Così trasforma la vulnerabilità dell’animale indifeso e braccato che sta sempre in allarme, in missione universale di riscatto, per tutti i sottomessi del mondo. Come tutti i semplici, invece di speculare, agisce. Rende tangibile il suo pensiero con un gesto eclatante e concreto: spara cinque colpi di pistola in un parco affollato. Suo malgrado, questo gesto finisce per assume un valore simbolico, rientrando nei canoni di un codificato pensiero rivoluzionario o anarchico; ma Giuseppe non può che negare ogni appartenenza a queste dottrine perché non le conosce e non le pratica. Quei cinque colpi di pistola sono il sincronico punto di contatto tra la storia piccola di un anonimo emigrato semianalfabeta e la storia grande dei potenti del mondo”.

In un momento storico in cui il modello di sviluppo è centrato sul denaro e la demarcazione netta tra i pochi che lo controllano e i molti che lo subiscono; in un’epoca di terrorismi scellerati orientati a sostituire un sistema di potere con un altro; in una congiuntura economica in cui l’idea della cosa “merce” da ideologia si è trasformata in monoteismo dogmatico fanatico e integralista; la parabola di Giuseppe ci dice che, poiché la Storia è il male, il bene si potrà attingere soltanto andando in direzione contraria.

Orario rappresentazioni: 14, 15, 17 mar. ore 21.00; 16, 19 mar. ore 18.00; 18 mar. ore 19.00

Informazioni: www. teatrostabilenapoli.it; Biglietteria: tel. 081.5513396