Di: Sergio Palumbo

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“Lucia di Lammermoor”, il capolavoro che Gaetano Donizetti scrisse nel 1835 in appena trentasei giorni per il Teatro San Carlo, torna sulle scene del Massimo napoletano dopo cinque anni di assenza, nello stesso allestimento applaudito nel 2012, per la regia di Gianni Amelio, qui ripresa da Michele Sorrentino Mangini.

Sul podio, Stefano Ranzani dirige l’orchestra del Teatro San Carlo con grande attenzione ai volumi ed alle linee di canto, mettendo l’orchestra al totale servizio delle voci. Ciò è perfettamente in sintonia con l’impostazione registica, che si muove nel solco della tradizione, con una buona fedeltà al libretto di Salvadore Cammarano. L’azione in scena è senza particolari fronzoli, dosando con sapienza la gestualità dei personaggi, ridotti all’essenziale e così resi ancor più efficaci. La scelta di far rivolgere i cantanti quasi sempre verso la platea è coerente con un’impronta che vuole trasmettere al pubblico prima di tutto le emozioni e la forza drammatica dei personaggi, con un risultato di fortissima intensità. A tal fine, contribuiscono senz’altro le belle scene gotiche di Nicola Rubertelli, dalle tinte fosche e dalla notevole profondità, ben valorizzate dall’efficace disegno luci di Pasquale Mari, maestro del chiaroscuro. Perfettamente contestualizzati storicamente i bei costumi di Maurizio Millenotti, che sceglie di vestire Lucia con abiti che, inizialmente candidi, diventano sempre più scuri durante il corso della rappresentazione, fino al luttuoso nero dell’ultimo atto, una delle poche libertà rispetto al libretto che, nella scena della pazzia la vorrebbe “in succinta e bianca veste”.

Strepitoso il cast vocale della replica del 29 marzo 2017, a partire da una stratosferica Gilda Fiume, che nel difficilissimo ruolo del titolo, in cui si alterna con Maria Grazia Schiavo, dimostra eccezionali doti vocali, ben supportate sul lato della recitazione. Raffinatissima nelle colorature ed agile nei sempre limpidi acuti, la Fiume è magistrale nella scena della pazzia, dopo la quale il pubblico le tributa una meritatissima ovazione di quasi un minuto, complice l’incredibile suono surreale della Glass Harmonica, utilizzata come da partitura autografa di Donizetti. Saimir Pirgu, impegnato nel ruolo di Edgardo, unisce pregevoli doti attoriali ed una gradevole e fresca presenza scenica a notevolissime doti vocali, con un bel timbro intenso e brillante ed una dizione impeccabile. Eccellente la sua interpretazione dell’aria finale “Tu che a Dio spiegasti l’ali”. Claudio Sgura, già apprezzato al Teatro San Carlo nella Luisa Miller del 2015 e nei Pagliacci del 2014, si conferma, nel ruolo di Lord Enrico Ashton, un baritono dalla voce e dalla presenza stentoree, sicuro e dalla gran personalità. Di gran rilievo l’interpretazione di Riccardo Zanellato, autorevole nel ruolo di Raimondo. Bene anche Tonia Langella (Alisa) e Lorenzo Izzo (Normanno). Ottimo il lavoro del coro, diretto da Marco Faelli.

“Lucia di Lammermoor”, di Gaetano Donizetti, sarà in scena al Teatro San Carlo di Napoli fino al 30 marzo 2017.

Link: il sito del Teatro San Carlo di Napoli – www.teatrosancarlo.it