Di: Sergio Palumbo

Tempo di lettura stimato: 2 minuti

American Buffalo è un classico della drammaturgia statunitense, scritto nel 1975 da David Mamet, di cui è celebre anche la trasposizione cinematografica con Dustin Hoffmann. Tradotto in italiano da Luca Barbareschi, è stato poi adattato e “ri-tradotto” da Maurizio de Giovanni in lingua napoletana per questa rappresentazione, che vede Marco D’Amore al suo esordio come regista, oltre che attore.

Donato, detto Don, è il proprietario di un negozio di cianfrusaglie (‘a puteca) ed ama tutto ciò che è americano, un po’ come l’Alberto Sordi di “Maccarone, m’hai provocato e io ti distruggo”. Ad aiutarlo nella bottega c’è il giovane Roberto, detto Robbi, quello che si direbbe “non propriamente un’aquila”. Qualche giorno prima, Don aveva venduto ad un cliente una monetina americana con la testa di un bufalo (l’American Buffalo del titolo) ad una cifra irrisoria rispetto al suo valore reale e, resosi conto dell’errore, Don decide di organizzare un colpo per riprendersi la monetina. Nell’impresa lo aiutano Robbi e un compagno di poker di Don: ‘O Prufessore, un disadattato, balbuziente e quasi paranoico, che si proporrà per compiere materialmente il colpo.

Marco D’Amore, dismessi i panni di Ciro Di Marzio (“l’immortale” di Gomorra) torna al suo primo amore: il teatro. Nella sua regia e nella sua interpretazione c’è tutta la passione e l’esperienza di chi ha lavorato con grandi artisti come Andrea Renzi e Toni Servillo. La regia asciutta si concentra principalmente sui dialoghi serrati, ma pone anche una forte attenzione nel delineare bene i caratteri dei personaggi, anche attraverso gesti ed inflessioni vocali che si appiccicano loro addosso, fino a diventarne un tutt’uno. La bellissima scena di Carmine Guarino è curata maniacalmente, fino al più piccolo dettaglio, e ci porta nella “puteca” di Don, carica degli oggetti più disparati, su alti scaffali carichi di roba di incerto valore, che ben coglie l’idea di “junk store”, come nel testo di Mamet. Di grande effetto il sound design di Raffaele Bassetti, pensato per sottolineare abilmente i momenti di maggiore tensione, così come l’ottimo disegno luci di Marco Ghidelli. Perfetti i costumi di Laurianne Scimemi.

Tre magistrali interpretazioni, a partire da quella di grande esperienza di un Tonino Taiuti in stato di grazia nel ruolo di Don. Marco D’Amore affresca con maestria ‘O Prufessore, conferendogli tic e tratti psicotici, a partire dall’occhio semichiuso, e rendendone benissimo la diffidenza anche attraverso i gesti ed i movimenti. Non mancano un paio di riferimenti al personaggio di Ciro, ben mimetizzati nel testo. Simpatico anche l’omaggio a Totò (“il locale è triste e sta sempre qua dentro”). Vincenzo Nemolato è bravissimo nel ruolo di Robbi, sempre con una pallina da tennis tra le mani, con un tono di voce che ne fa subito intuire la sua dabbenaggine, riuscendo comunque ad essere sempre credibile, senza cadere in eccessi di caratterizzazione.

“American Buffalo” sarà in scena al Teatro Bellini di Napoli fino al 19 novembre 2017.

Link: il sito del Teatro Bellini di Napoli – www.teatrobellini.it