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TUTTO IL TEATRO CHE VUOI

Presentata la Stagione 2018 | 2019

del Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale

una importante ricca programmazione

tra prosa, danza, classici e ricerca

TUTTO IL TEATRO CHE VUOI è l’headline con il quale il Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale – presieduto da Filippo Patroni Griffi e diretto da Luca De Fusco – presenta al suo pubblico e alla città la Stagione Teatrale 2018/2019, la prima del nuovo triennio all’insegna del titolo di Teatro Nazionale recentemente confermato. Una Stagione – la 2018/2019 – ricca di titoli e di proposte che spaziano dai classici ai moderni ai contemporanei, tra prosa, danza, classici e ricerca.

Un programma intenso di titoli rivisitati e messi in scena da registi e artisti di differenti generazioni e sensibilità, ai quali ancora una volta affidare, dal punto di vista del teatro e della scena, le domande sul nostro presente.

E saranno i volti e le voci di interpreti straordinari del nostro teatro – ovvero quelli di Eros Pagni, Mariano Rigillo, Gaia Aprea, Cristina Donadio, Elisabetta Pozzi, Luca Barbareschi, Lunetta Savino, Claudio Di Palma, Arturo Cirillo, Carlo Cecchi, Gabriele Lavia, Laura Marinoni, Manuela Mandracchia, Massimiliano Gallo, Ficarra e Picone, Anna Teresa Rossini, Anita Bartolucci, Chiara Baffi, Federico Vanni e tantissimi altri – a dare voce e corpo alle vicende e alle storie che occuperanno tra ottobre 2018 e maggio 2019 i palcoscenici delle sale gestite dallo Stabile.

Nomi e volti diretti (e spesso autodiretti) dai registi Luca De Fusco, Marco Sciaccaluga, Robert Wilson, Armando Pugliese, Luca Barbareschi, Andrey Moguchy, Carlo Cecchi, Arturo Cirillo, Andrej Konchalovskij, Giuseppe Dipasquale, Franco Però, Giorgio Barberio Corsetti, Claudio Di Palma, Andrea De Rosa, Pina Carbone, Paolo Coletta, Enzo Moscato, Laura Angiulli, Maurizio Braucci.

Così come per la danza contemporanea, nella rassegna intitolata #stabiledanza, dal 9 al 17 marzo 2019, tra i teatri Politeama, Mercadante, San Ferdinando e Ridotto, vedremo creazioni dei coreografi José Montalvo, Alfonso Benadduce, Virgilio Sieni, Emio Greco, Pieter C. Scholten, Antonello Tudisco, Gabriella Stazio.

Tra produzioni, coproduzioni e ospitalità sono oltre venti gli spettacoli che lo Stabile accorpa in due principali cartelloni in scena ai teatri Mercadante e San Ferdinando, ai quali andrà ad aggiungersi la programmazione – come sempre “mirata” sul fronte delle nuove proposte – della sala Ridotto al primo piano del Mercadante, oltre, naturalmente, l’estiva al Teatro Grande di Pompei con la rassegna Pompeii Theatrum Mundi.

Per il presidente dello Stabile Filippo Patroni Griffi: «Mai come ora, lasciate le difficoltà alle spalle, con la conferma del nostro Stabile a Teatro Nazionale, unico del Mezzogiorno, siamo pronti a valorizzare l’offerta, ricca e diversificata, della nuova stagione teatrale».

Il direttore Luca De Fusco sottolinea: «Abbiamo cercato di far coincidere la riconferma a Teatro Nazionale con un cartellone particolarmente gioioso. Uso questo termine non perché presentiamo solo spettacoli divertenti: sarebbe contrario alla stessa filosofia di un teatro pubblico. La gioia di cui parlo è quella dell’amore per il teatro, perché in questa stagione non c’è genere teatrale o linguaggio scenico che venga trascurato».

La Stagione si apre dunque il 24 ottobre 2018 al Teatro Mercadante con SALOMÈ di Oscar Wilde con la regia di Luca De Fusco. Ne sono interpreti Eros Pagni, Gaia Aprea, Anita Bartolucci, Silvia Biancalana, Paolo Cresta, Luca Iervolino, Gianluca Musiu, Alessandra Pacifico Griffini, Giacinto Palmarini, Paolo Serra, Enzo Turrin e altri attori da definire. In scena fino al 11 novembre.

Il 7 novembre 2018 si inaugura la Stagione del Teatro San Ferdinando con lo spettacolo LE RANE di Aristofane con la regia Giorgio Barberio Corsetti e protagonisti Salvo Ficarra e Valentino Picone, in scena fino al 18 novembre. Dopo il successo al Teatro Greco di Siracusa dello scorso anno lo spettacolo torna in scena in una nuova edizione pensata per i teatri all’italiana.

Ancora al Teatro Mercadante, dal 5 al 16 dicembre 2018, va in scena JOHN GABRIEL BORKMAN di Henrik Ibsen nella versione italiana di Danilo Macrì e la regia di Marco Sciaccaluga, ne sono interpreti Gabriele Lavia, Laura Marinoni, Federica Di Martino (e altri attori da definire). «il Borkman, nelle sue “scene da un matrimonio” che sarebbero state care a Bergman, fa ancora esplodere le ambizioni di un secolo, l’Ottocento, intriso di superomismo e idealismo, di simbolismo e psicopatologia, ma già svela, in nuce, quelli che saranno i grandi traumi del Novecento. E forse di oggi».

Al Teatro San Ferdinando dal 26 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019 il debutto del testo di Maurizio De Giovanni, IL SENSO DEL DOLORE con la regia di Claudio Di Palma che ne è anche interprete insieme a Chiara Baffi, Renato De Simone, Alfonso Postiglione, Lucia Rocco.

Al Teatro Mercadante dal 9 al 20 gennaio 2019 EDIPO RE/OEDIPUS THE KING da Oidípūs týrannos di Sofocle ideazione, spazio, disegno luci e regia Robert Wilson, con (in o.a.) Mariano Rigillo, Angela Winkler e con Dickie Landry (sax), Michalis Theophanous, Meg Harper, Casilda Madrazo, Kayije Kagame, Alexis Fousekis con i trainers Marcello di Giacomo e Laila Gozzi e con la partecipazione degli allievi diplomati alla Scuola del Teatro Stabile di Napoli Emanuele D’Errico, Francesca Fedeli, Annabella Marotta, Gaetano Migliaccio, Dario Rea, Francesco Roccasecca, Beatrice Vento. Un progetto Change Performing Arts commissionato e coprodotto da Conversazioni|Teatro Olimpico Vicenza, Teatro Stabile di Napoli–Teatro Nazionale.

Al San Ferdinando, dal 17 al 27 gennaio E PECCHÉ? E PECCHÉ? E PECCHÉ? PULCINELLA IN PURGATORIO, drammaturgia di Linda Dalisi e regia di Andrea De Rosa su produzione del Teatro Stabile di Napoli–Teatro Nazionale con Teatro Biondo Palermo. Il cast è in via di definizione.

Dal 22 al 27 gennaio al Teatro Mercadante il regista Marco Sciaccaluga dirige IL GABBIANO di Anton Cechov, nella versione italiana di Danilo Macrì, interpretato da Roberto Alinghieri, Alice Arcuri, Eva Cambiale, Andrea Nicolini, Elisabetta Pozzi, Tommaso Ragno, Stefano Santospago, Francesco Sferrazza Papa, Kabir Tavani, Mariangeles Torres, Federico Vanni. La produzione è del Teatro Nazionale di Genova.

Sempre al Teatro Mercadante, dal 29 gennaio al 3 febbraio va in scena il testo di Roberto Alajmo CHI VIVE GIACE con la regia di Armado Pugliese, interpretato da Roberto Nobile, Lucia Sardo e altri attori in via di definizione. La produzione è del Teatro Biondo di Palermo.

Ancora al Teatro Mercadante, dal 6 al 17 febbraio, IL PENITENTE di David Mamet nella traduzione e la regia di Luca Barbareschi che lo interpreta insieme a Lunetta Savino, Massimo Reale e Duccio Camerini. La produzione è del Teatro Eliseo, Fondazione Campania dei Festival-Napoli Teatro Festival Italia.

Al Teatro San Ferdinando, dal 7 al 17 febbraio va in scena ASSUNTA SPINA di Salvatore Di Giacomo, con la regia di Pino Carbone. Prodotto dal Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale lo spettacolo è interpretato da Chiara Baffi, Alessandra Borgia, Anna Carla Broegg, Valentina Curatoli, Renato De Simone, Claudio Di Palma, Alfonso Postiglione, Lucia Rocco, Rita Russo.

Al Teatro Mercadante, dal 19 al 24 febbraio, l’appuntamento annuale con il grande teatro russo con lo spettacolo presentato dal Bolshoi Drama Teatro – G. Tovstonogov di San Pietroburgo, ALISA con la regia di Andrey Moguchy, artista noto soprattutto per il suo lavoro nel teatro drammatico. Dal 2013 il regista è direttore artistico del Bolshoi Drama di San Pietroburgo e dal 2016 è professore all’Accademia Teatrale di San Pietroburgo.

Sempre al Teatro Mercadante, dal 26 febbraio al 3 marzo, il pirandelliano ENRICO IV nell’adattamento e la regia di Carlo Cecchi, che ne è anche interprete con Angelica Ippolito, Gigio Morra, Roberto Trifirò e con Federico Brugnone, Davide Giordano, Dario Iubatti, Matteo Lai, Chiara Mancuso, Remo Stella. La produzione è di Marche Teatro.

Dal 28 febbraio al 10 marzo al Teatro San Ferdinando in scena IL PAESE DI CUCCAGNA dal romanzo omonimo di Matilde Serao, nell’adattamento e la regia di Paolo Coletta, su produzione del Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale. Il cast è in via di definizione.

Ancora per la prosa, al Teatro Mercadante dal 20 al 31 marzo lo spettacolo LA SCUOLA DELLE MOGLI di Molière nella traduzione di Cesare Garboli con la regia di Arturo Cirillo che è anche in scena con Valentina Picello, Rosario Giglio, Marta Pizzigallo, Giacomo Vigentini. Una produzione Teatro Stabile di Napoli–Teatro Nazionale, Marche Teatro, Teatro dell’Elfo.

Sempre al Teatro Mercadante, dal 3 al 14 aprile, debutta SCENE DA UN MATRIMONIO di Ingmar Bergman, con la regia di Andrej Konchalovskij, interpretato da Julia Vysotskaya e Federico Vanni. Una produzione Teatro Stabile di Napoli–Teatro Nazionale, Fondazione Campania dei Festival-Napoli Teatro Festival Italia, autorizzata da Joseph Weinberger Limited, per conto della Ingmar Bergman Foundation.

Al San Ferdinando, dal 28 marzo al 7 aprile, torna uno dei testi cult della nuova drammaturgia napoletana qual è FESTA AL CELESTE E NUBILE SANTUARIO di Enzo Moscato, in un nuovo allestimento prodotto da Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale e Casa del Contemporaneo, di cui l’autore firma anche la regia. In scena le attrici Cristina Donadio, Vincenza Modica, Anita Mosca.

Al Teatro Mercadante il 24 aprile, con repliche fino al 5 maggio, debutta MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE di Arthur Miller con la regia di Giuseppe Dipasquale, interpretato da Mariano Rigillo, Anna Teresa Rossini (e altri attori da definire). Una produzione Teatro Stabile di Napoli–Teatro Nazionale.

Dal 26 aprile al 5 maggio, al Teatro San Ferdinando va in scena MEDEA DI PORTAMEDINA di Francesco Mastriani con la regia di Laura Angiulli, interpretato da Alessandra D’Elia, Massimiliano Gallo, Monica Demuru, Caterina Pontrandolfo e da Paolo Aguzzi, Michele Danubio, Luciano Dell’Aglio, Elena Fattorusso, Stefano Jotti, Gennaro Maresca. Coro: Paolo Aguzzi, Michele Danubio, Luciano Dell’Aglio, Elena Fattorusso, Stefano Jotti, Gennaro Maresca. Produzione Teatro Stabile di Napoli– Teatro Nazionale e Galleria Toledo Produzioni.

Al Teatro Mercadante, dal 7 al 12 maggio, lo spettacolo LA GUERRA di Carlo Goldoni
con la regia di Franco Però, interpretato da Filippo Borghi, Federica De Benedittis, Ester Galazzi, Riccardo Maranzana, Francesco Migliaccio, Maria Grazia Plos e con Giulio Cancelli, Adriano Giraldi, Gilberto Innocenti, Stefano Pettenella e la partecipazione di Mauro Malinverno. La produzione è del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.

Il ciclo di spettacoli di danza contemporanea #stabiledanza si inaugura il 9 e 10 marzo al Teatro Politeama con lo spettacolo CARMEN(S), coreografia, scenografia e video di José Montalvo; musica live di Ji-eun Park, Kee-ryang Park, Saeid Shanbehzadeh; musica di Georges Bizet. Interpreti Karim Ahansal dit Pépito, Rachid Aziki dit ZK Flash, Éléonore Dugué, Serge Dupont Tsakap, Samuel Florimond dit Magnum, Elisabeth Gahl, Rocío Garcia, Florent Gosserez dit Acrow, Rosa Herrador, Chika Nakayama, Ji-eun Park, Kee-ryang Park, Lidia Reyes, Beatriz Santiago, Saeid Shanbehzadeh, Denis Sithadé Ros dit Sitha. Una produzione MAC – Maison des arts de Créteil – Paris.

L’11 marzo al Teatro Mercadante lo spettacolo PASSO OSCURO, Alfonso Benadduce e la Nona Sinfonia di Anton Bruckner, di Anton Bruckner, con Alfonso Benadduce, Francesco Domenico D’Auria. Spazio scenico, costumi, ideazioni luci e suono di Alfonso Benadduce su produzione ABT.

Il 12, 13 e 14 marzo si passa al Teatro San Ferdinando con lo spettacolo PETRUSKA di Virgilio Sieni, che firma coreografia e spazio scenico. La produzione è della Compagnia Virgilio Sieni. Il cast è in via di definizione.

Dal 14 al 17 marzo al Ridotto la Compagnia Movimento Danza presenta IL LUOGO DEL PARADOSSO. Stazio_hostS01E0, coreografie di Gabriella Stazio. Lo spettacolo è coprodotto dal Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale.

Il 15, 16 e 17 marzo la rassegna prosegue al Teatro Mercadante con la coreografia di Emio Greco e Pieter C. Scholten, NON SOLO MEDEA. Con la partecipazione dell’attrice Manuela Mandracchia. Una produzione Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale, Ballet National de Marseille (FR), in collaborazione con Vaison Danses.

Il 17 marzo al San Ferdinando la creazione firmata da Antonello Tudisco, ACT OF MERCY. Una produzione Interno5 Danza, InMotion Festival, Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale con il sostegno di Sondre/Compañia de Danza Martin Inthamoussù/Theatre Plesni.

Infine, l’11 e 12 maggio al Teatro San Ferdinando la due giorni dello storico progetto teatrale dello Stabile ideato da Roberta Carlotto e curato da Maurizio Braucci, ARREVUOTO, con il coordinamento pedagogico di chi rom e…chi no, che giunge al suo quattordicesimo anno.

 

TUTTO IL TEATRO CHE VUOI

LA STAGIONE TEATRALE 2018|2019

DEL TEATRO STABILE DI NAPOLI-TEATRO NAZIONALE

Teatro Mercadante Ridotto

Teatro San Ferdinando Pompei

tel. +39 081.5510336

www.teatrostabilenapoli.it > press

 

STAGIONE 2018|2019

TEATRO MERCADANTE

24 ottobre – 11 novembre 2018

SALOMÈ

di Oscar Wilde

regia Luca De Fusco

con Eros Pagni, Gaia Aprea, Anita Bartolucci, Silvia Biancalana, Paolo Cresta, Luca Iervolino, Gianluca Musiu, Alessandra Pacifico Griffini, Giacinto Palmarini,

Paolo Serra, Enzo Turrin e altri attori da definire scene e costumi Marta Crisolini Malatesta disegno luci Gigi Saccomandi

produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Teatro Stabile di Verona

La stagione del Teatro Stabile di Napoli si apre al Teatro Mercadante con lo spettacolo Salomé per la regia di Luca De Fusco; in scena Eros Pagni, Gaia Aprea, Anita Bartolucci che incarneranno in modo sapiente e raffinato i ruoli rispettivamente di Erode, Salomé ed Erodiade insieme a un ampio cast di attori.

Poche volte si verifica un caso di un titolo tanto noto quanto poco rappresentato. Salomè è un grande archetipo, un simbolo eterno di amore e morte ma la sua versione lirica è comunemente rappresentata mentre il capolavoro di Wilde sembra destinato più alla lettura che alla rappresentazione. In effetti i registri che Wilde usano oscillano tra il drammatico, l’ironico, l’erotico in una miscela che è effettivamente molto ambigua e di difficile rappresentazione proprio per i suoi meriti, ovvero per la sua originalità che la fa solo in apparenza somigliare ad una tragedia greca mentre in realtà ci troviamo di fronte ad una sorta di poemetto teatrale. In questo spettacolo continua la contaminazione tra teatro, danza, musica e cinema perchè Salomé, con la sua luna piena incombente e allucianata, con la sua danza dei sette veli, sembra un testo ideale per questo teatro “spurio” che prediligo da molto tempo, annota De Fusco nelle sue note.

 

 

5 – 16 dicembre 2018

JOHN GABRIEL BORKMAN

di Henrik Ibsen

versione italiana Danilo Macrì

regia Marco Sciaccaluga

con Gabriele Lavia, Laura Marinoni, Federica Di Martino e altri attori da definire

scene e costumi Guido Fiorato

musiche Andrea Nicolini

luci Marco D’Andrea

produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, Fondazione Teatro della Toscana

Edvard Much lo definì “il più potente paesaggio invernale dell’arte Scandinava”. Ma il freddo dell’inverno, in questa vicenda scabrosa e claustrofobica, è tutto interiore, dell’anima. John Gabriel Borkman è un self made man: per lui conta la carriera, a tutti i costi. Ha rubato, ma non per sé. Lo ricorda lo storico del teatro Roberto Alonge: ruba «perché si sente il portavoce del progresso, è l’angelo sterminatore del vecchio mondo precapitalistico». Condannato al carcere per i suoi affari poco chiari, Borkman è tornato libero ma si chiude in casa, in attesa di

una “grande occasione”. Piero Gobetti descrisse il teatro di Ibsen come «l’itinerario dell’eroe in cerca del suo ambiente»: e qui l’ambiente è condiviso da due sorelle, entrambe presenti nella vita dell’uomo. La moglie, in un matrimonio freddo, aspro e irrisolto; e il primo amore cui Borkman ha rinunciato per interesse. È uno scontro fra femminile e maschile, è un abisso. Afferma ancora Alonge: «è l’universo della Cultura (che vuol dire repressione) contro la vita dell’istinto, della carne, della felicità». John Gabriel Borkman ha attratto i maggiori registi al mondo: è un’opera complessa, austera, inquieta, e di raffinata bellezza per quei ritratti umani, per i dialoghi che possono essere attualissimi e al tempo stesso eterni. Affidati

all’interpretazione di tre grandi attori, a partire da Gabriele Lavia come protagonista, con Laura Marinoni e Federica Di Martino, il Borkman, nelle sue “scene da un matrimonio” che sarebbero state care a Bergman, fa ancora esplodere le ambizioni di un secolo, l’Ottocento, intriso di superomismo e idealismo, di simbolismo e psicopatologia, ma già svela, in nuce, quelli che saranno i grandi traumi del Novecento. E forse di oggi.

 

9 – 20 gennaio 2019

EDIPO RE / OEDIPUS THE KING

da Oidípūs týrannos di Sofocle

ideazione, spazio, disegno luci e regia Robert Wilson

con (in o.a.) Mariano Rigillo, Angela Winkler

con Dickie Landry (sax), Michalis Theophanous, Meg Harper, Casilda Madrazo, Kayije Kagame, Alexis Fousekis

Marcello di Giacomo, Laila Gozzi (trainers)

e con la partecipazione degli allievi diplomati alla Scuola del Teatro Stabile di Napoli

Emanuele D’Errico, Francesca Fedeli, Annabella Marotta, Gaetano Migliaccio,

Dario Rea, Francesco Roccasecca, Beatrice Vento

un progetto di Change Performing Arts

commissionato e coprodotto da Conversazioni | Teatro Olimpico Vicenza Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale

Edipo Re/ Oedipus The King di Sofocle è il nuovo spettacolo di Robert Wilson ideato e progettato nell’ambito di “Conversazioni”, il Ciclo di Spettacoli Classici del Teatro Olimpico di Vicenza. La messinscena del testo di Sofocle Oedipus inaugurò il celebre Teatro Olimpico di Andrea Palladio nel 1585 per il quale

Vincenzo Scamozzi, dopo la morte del maestro, realizzò le scenografie che tuttora si possono ammirare e che rappresentano le sette vie di Tebe dove la tragedia è ambientata. Di quella rappresentazione inaugurale è stato tramandato il grande fasto dell’allestimento, arricchito dalle musiche di Giovanni Gabrieli.

A questo progetto Robert Wilson ha già dedicato tre laboratori nel corso degli ultimi due anni, il primo a Vicenza e gli altri due al Watermill Center di Long Island, il suo laboratorio creativo dove ogni estate si radunano intorno a lui giovani artisti e designers di tutto il mondo. Al centro del nuovo spettacolo, come spesso nei lavori del grande regista e performer americano, sarà il rapporto tra la materia, lo spazio e la luce, in una concezione della messa in scena che abbatte ogni confine tra teatro, danza, musica ed arte figurativa.

Edipo Re/ Oedipus The King di Robert Wilson si annuncia quindi come un grande evento teatrale.

 

22-27 gennaio 2019

IL GABBIANO

di Anton Cechov

versione italiana Danilo Macrì

regia Marco Sciaccaluga

con Roberto Alinghieri, Alice Arcuri, Eva Cambiale, Andrea Nicolini, Elisabetta Pozzi, Tommaso Ragno, Stefano Santospago, Francesco Sferrazza Papa, Kabir Tavani, Mariangeles Torres, Federico Vanni

scene e costumi Catherine Rankl

musiche Andrea Nicolini

luci Marco D’Andrea

produzione Teatro Nazionale di Genova

Il Gabbiano di Cechov, è uno dei testi teatrali più noti di sempre; i personaggi della giovane Nina, del tormentato Konstantin, di sua madre Irina Arkadina, celebre attrice e del suo amante, lo scrittore Trigorin, sono stati portati sui palcoscenici di tutto il mondo dai maggiori attori di teatro e messi in scena dai più celebri registi. Il titolo dell’opera viene da un accostamento simbolico: come

l’ignara felicità di un gabbiano, in volo sulle acque di un lago, viene stroncata dall’oziosa indifferenza di un cacciatore, così accade alla sorte di Nina. La

ragazza sulle rive del medesimo lago, s’innamora di Trigorin, il quale, senza alcuna malvagità, approfitta della sua femminile smania di aprire le ali, la porta via con sé a fare l’attrice, la rende madre di un bimbo che però muore e infine, la lascia

tornare a casa annientata. Ad attenderla c’è il giovane Konstantin, anch’egli scrittore in cerca di gloria, che la ama da molto tempo. La madre di lui però,

Arkadina, disprezza l’inconsistenza delle sue liriche fantasie mentre l’amata Nina non vuol saperne di lui. Primo dei quattro capolavori che Čechov scrisse per il palcoscenico, Il Gabbiano è un dramma delle illusioni perdute: nelle angosce, nei turbamenti, nelle sconfitte dei suoi protagonisti, c’è tutta la complessità dell’uomo moderno. La regia dello spettacolo prodotto dal Teatro di Genova, è di Marco Sciaccaluga, con protagonisti Roberto Alinghieri, Alice Arcuri, Eva Cambiale, Andrea Nicolini, Elisabetta Pozzi, Tommaso Ragno, Stefano Santospago, Francesco Sferrazza Papa, Kabir Tavani, Mariangeles Torres e Federico Vanni.

 

29 gennaio – 3 febbraio 2019

CHI VIVE GIACE

di Roberto Alajmo

regia Armando Pugliese

con Roberto Nobile, Lucia Sardo e altri attori da definire

produzione Teatro Biondo Palermo

Un fortuito incidente automobilistico, una disgrazia nella quale una giovane donna perde la vita a causa della guida distratta di un ventenne. Non è colpa di nessuno, se non del caso, ma il marito della donna non se ne fa una ragione: non sa se perdonare o se vendicare, come le tante voci del quartiere popolare in cui vive gli suggeriscono. Dall’altra parte, il padre del ragazzo non sa come comportarsi, se assolvere in pieno il giovane col pretesto della fatalità o spingerlo a porgere le proprie scuse al vedovo.

A questo punto, in un contesto che sin dall’inizio ha i contorni allucinati di un certo realismo metafisico tipicamente siciliano, sono i fantasmi che bisogna interrogare. Ecco allora la moglie, mischina, e la defunta madre del ragazzo che dispensano consigli, ammoniscono, ragionano e determinano le sorti di questo dramma dei vivi e dei morti, nel quale un certo humour nero ha la funzione catartica di

governare l’ordine delle cose, invertendo il senso del vecchio adagio: “Chi muore giace, chi vive si dà pace”.

 

6 – 17 febbraio 2019

IL PENITENTE

di David Mamet

traduzione e regia Luca Barbareschi

con Lunetta Savino, Luca Barbareschi, Massimo Reale

e con Duccio Camerini scene Tommaso Ferraresi costumi Anna Coluccia luci Iuraj Saleri

musiche Marco Zurzolo

suono Hubert Westkemper

produzione Teatro Eliseo, Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia

Uno psichiatra affronta una crisi professionale e morale quando rifiuta di testimoniare in tribunale a favore di un paziente accusato di avere compiuto una strage. Il penitente, l’ultimo testo composto nel 2016 per il teatro dal drammaturgo statunitense David Mamet – Premio Pulitzer per Glengarry Glen Ross – descrive l’inquietante panorama di una società così alterata nei propri equilibri che l’integrità del singolo, anziché guidare le sue fulgide azioni costituendo motivo di orgoglio, diviene l’aberrazione che devasta la sua vita e quella di chi gli vive accanto.

Coinvolto da un sospetto di omofobia, ‘il penitente’ subisce una vera gogna mediatica e giudiziaria e viene sbattuto “in prima pagina” spostando sulla sua persona la momentanea riprovazione di un pubblico volubile, alla ricerca costante di un nuovo colpevole sul quale fare ricadere la giustizia sommaria della collettività. L’influenza della stampa, la strumentalizzazione della legge, l’inutilità della psichiatria, sono questi i temi di una pièce che si svolge tra l’ambiente di lavoro e il privato del protagonista. La demolizione sociale di un individuo influisce inevitabilmente sul suo rapporto matrimoniale. Un dramma descritto in otto scene, otto atti di confronto tra marito e moglie, con la pubblica accusa e con il proprio avvocato. Fino al colpo di scena finale.

 

19 – 24 febbraio 2019

ALISA

regia Andrey Moguchy

produzione Bolshoi Drama Teatro – G. Tovstonogov di San Pietroburgo

Una tradizione drammaturgica e scenica che ha travalicato i confini nazionali, ispirando scrittori e drammaturghi di fama mondiale, fa di Napoli e San Pietroburgo due città culturalmente molto affini tra loro. Per questa ragione, due istituzioni tra le più rappresentative del patrimonio teatrale moderno e contemporaneo, quali il Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale e il Bolshoi Drama Theater G. Tovstonogov di San Pietroburgo, con lo straordinario bagaglio drammaturgico, registico e attoriale delle loro città di appartenenza, a partire dal 2018 e per tre anni, stabiliscono una collaborazione che parte con l’ospitalità a febbraio 2019 dello spettacolo Alisa del regista russo Andrey Moguchy, noto soprattutto per il suo lavoro nel teatro drammatico. Dal 2013, Andrey Moguchy è il direttore artistico del Bolshoi Drama di San Pietroburgo e a partire dal 2016 è professore all’Accademia teatrale di San Pietroburgo.

 

26 febbraio – 3 marzo 2019

ENRICO IV

di Luigi Pirandello

adattamento e regia Carlo Cecchi

con Carlo Cecchi, Angelica Ippolito, Gigio Morra, Roberto Trifirò

e con Federico Brugnone, Davide Giordano, Dario Iubatti, Matteo Lai,

Chiara Mancuso, Remo Stella scene Sergio Tramonti costumi Nanà Cecchi

luci Camilla Piccioni

produzione Marche Teatro

Dopo i memorabili allestimenti di L’Uomo, la bestia e la virtù (portato in scena nel 1976 con innumerevoli riprese fino alla edizione televisiva del 1991) e Sei personaggi in cerca d’autore (quattro stagioni di tournée teatrale in Italia e all’estero dal 2001 al 2005), Carlo Cecchi torna a Pirandello con uno dei testi più noti del drammaturgo siciliano: Enrico IV. Enrico IV è una pietra miliare del teatro pirandelliano e della sua intera poetica. L’opera porta in scena i grandi temi della maschera, dell’identità, della follia e del rapporto tra finzione e realtà. Lo spettacolo narra la vicenda di un uomo, un nobile dei primi del Novecento, che da vent’anni vive chiuso in casa vestendo i panni dell’imperatore Enrico IV di Germania (vissuto nell’XI secolo), prima per vera pazzia, poi per simulazione ed infine per drammatica costrizione. L’amarezza vibrante di questa tragedia porta a un risultato di limpida bellezza, a una catarsi vera e propria; forse in “Enrico IV” più che in altre tragedie, il pirandellismo vince i suoi schemi e attinge a una tensione interiore davvero universale.

 

20 – 31 marzo 2019

LA SCUOLA DELLE MOGLI

di Molière

traduzione Cesare Garboli

regia Arturo Cirillo

con Arturo Cirillo, Valentina Picello, Rosario Giglio, Marta Pizzigallo, Giacomo Vigentini

scene Dario Gessati

luci Camilla Piccioni

produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Marche Teatro, Teatro dell’Elfo

La scuola delle mogli è una commedia sapiente e di sorprendente maturità: vi si respira un’amarezza ed una modernità come solo negli ultimi testi Molière riuscirà a trovare. Vi è la gioia e il dolore della vita, il teatro comico e quello tragico, come in Shakespeare. Il tutto avviene in un piccolo mondo con pochi personaggi. Una commedia alla Plauto che nasconde uno dei testi più moderni, contraddittori ed inquieti sul desiderio e sull’amore. Dove si dice che la natura da maggiore felicità che non le regole sociali, che gli uomini si sono dati. Dove il cuore senza saperlo insegna molto di più di qualsiasi scuola. Dove Molière riesce a guardarsi senza pietismo, senza assolversi, ma anzi rappresentandosi come il più colpevole di tutti, il più spregevole (ma forse anche il più innamorato), riuscendo ancora una volta a farci ridere di noi stessi, delle nostre debolezze ed incompiutezze, della miseria di essere uomini.

 

3 – 14 aprile 2019

SCENE DA UN MATRIMONIO

di Ingmar Bergman

regia Andrej Konchalovskij

con Julia Vysotskaya, Federico Vanni scene e costumi Marta Crisolini Malatesta luci Gigi Saccomandi

produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia

La produzione è stata autorizzata da Joseph Weinberger Limited, per conto della Ingmar Bergman Foundation. Per gentile concessione di Arcadia & Ricono Srl a socio unico, via dei Fienaroli, 40 – 00153 Roma

 

Dopo l’allestimento della shakespeariana Bisbetica domata (2013-2014), Andrej Konchalovskij firma la sua seconda regia italiana per lo Stabile di Napoli, affrontando uno dei lavori più noti di Ingmar Bergman, Scene da un matrimonio.

Il non detto di Marianne e Johan, una coppia apparentemente felice, finisce con l’esplodere con violenza in seguito alla decisione di lui di abbandonare moglie e figlie per una studentessa. Johan si rivela però come una persona estremamente fragile, vittima delle proprie pulsioni e di un perbenismo fino a quel momento autoimposto. Chi in definitiva riesce ad avere una tenuta più a lungo termine (nonostante l’ansia, le suppliche e gli incubi) finisce con l’essere Marianne nei confronti della quale l’ormai ex marito vorrebbe continuare a mantenere una forma assurda di possesso non concedendole il divorzio ed essendo geloso dei rapporti con altri uomini da lei a sua volta instaurati.

 

24 aprile – 5 maggio 2019

MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE

di Arthur Miller

regia Giuseppe Dipasquale

con Mariano Rigillo, Anna Teresa Rossini e altri attori da definire

produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale

Arthur Miller con questo testo si interroga sul senso dell’agire umano nel contesto sociale. Il protagonista Willy Loman è ossessionato dal successo e dalla ricerca della felicità sociale e attraversa questa aspirazione con la forza di un eroe tragico cui non è concessa alcuna virtù, se non quella della sua volontà. Il mondo è contro, la vita gli è contro, la sua esperienza è costellata solo di occasioni mancate e non raggiunte che suonano anticipatamente il requiem finale sulla nota del continuo e inesorabile fallimento.

Con la stessa distanza di Miller tra un lavoro e un altro, il regista Giuseppe Dipasquale insieme a Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini, tornano ad occuparsi di questo straordinario autore statunitense. Erano tutti miei figli ha avuto un successo di pubblico e critica che è andato oltre le nostre previsioni, dichiara il regista e affrontare Morte di un commesso viaggiatore è come una seconda stazione del viaggio nell’universo globale della moderna società occidentale.

Anche questo dramma, come il primo, agisce su una struttura nascosta. Entrambi usano modelli europei, entrambi sono immersi nelle acque della controversa e brillante società americana. Ma mentre Erano tutti miei figli galleggiava sopra l’ossatura corposa della tragedia classica greca, questo sembra quasi affidarsi, anche per la sua riuscita drammaturgia epica, ad una chanson des geste rovesciata e moderna, dove le gesta dell’eroe non portano all’acquisizione di una consapevolezza, ma all’espiazione di una colpa sociale il cui rimedio è la morte, la cancellazione dell’identità come elemento di riscatto economico.

 

7 – 12 maggio 2019

LA GUERRA

di Carlo Goldoni

regia Franco Però

con Filippo Borghi, Federica De Benedittis, Ester Galazzi, Riccardo Maranzana,

Francesco Migliaccio, Maria Grazia Plos

e con Giulio Cancelli, Adriano Giraldi, Gilberto Innocenti, Stefano Pettenella

e la partecipazione di Mauro Malinverno

scene e costumi Andrea Viotti

luci Alessandro Macorigh

produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia

La guerra di Carlo Goldoni, è la nuova produzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Diretti da Franco Però, ne sono interpreti gli attori della

Compagnia Stabile del Friuli Venezia Giulia e parecchi attori “ospiti” che danno voce alle ironie dell’autore sul tema del conflitto, ma anche a tante osservazioni dalle forti assonanze con l’attualità. La guerra come gioco d’interessi, come cinica occasione di speculazione. «Desideravo ritrovare uno sguardo in prospettiva su un argomento – la guerra – che trova trattazioni altissime nel teatro antico, ma sul quale non va sottovalutato nemmeno il punto di vista di chi ha raccontato, osservato, patito il conflitto fino a pochi secoli fa. Uno sguardo che risulta contemporaneamente universale e affine alla nostra sensibilità» commenta Franco Però. «Goldoni è un autore straordinario per la sua capacità di leggere il mondo e la società, di analizzarne gli aspetti in uno spettro molto vasto» prosegue il regista. «Di questa commedia mi ha sempre colpito l’acutezza nel ritrarre il

mondo di “piccoli interessi” che una guerra muove: denunciando le piccole tresche del commissario, Goldoni riesce a chiarire perfettamente una delle

ragioni fondamentali per cui le guerre, sempre e comunque, “funzionano”. Lo sfruttamento della situazione bellica di alcuni dei personaggi goldoniani riflette come in uno specchio i terribili macrointeressi per cui i conflitti non vengono spenti mai del tutto…

 

 

TEATRO SAN FERDINANDO

7 – 18 novembre 2018

LE RANE

di Aristofane

regia Giorgio Barberio Corsetti

traduzione Olimpia Imperio

con Salvo Ficarra, Valentino Picone e altri attori da definire

scene Massimo Troncanetti

costumi Francesco Esposito

musiche eseguite in scena SeiOttavi

produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Biondo Palermo, Fattore K

Dopo lo straordinario successo dello scorso anno al Teatro Greco di Siracusa, tornano Le Rane di Aristofane con Ficarra e Picone, in una nuova edizione pensata per i teatri all’italiana. Riuscire a far ridere con un testo di 2500 anni fa, il senso della scommessa è tutto qui. Prendere il testo di Aristofane, un vecchio pezzo d’argenteria teatrale, e lucidarlo fino a farlo splendere nuovamente, come se fosse appena forgiato. Per ottenere questo risultato, la prima condizione è disporre di una coppia di comici di assoluta eccellenza. Ficarra e Picone, dunque: il duo che negli ultimi vent’anni ha incarnato il più autentico talento nel campo dell’umorismo. L’autorevole regia di Giorgio Barberio Corsetti abbatte

definitivamente il discutibile confine che separa lo spettacolo “alto” dallo spettacolo “basso”, un po’ come aveva fatto Pasolini con Totò per Uccellacci e uccellini. Le Rane, sfrondato dagli anacronismi, dimostra che per il genere comico può esistere una manifattura a lunga conservazione, che consenta di ridere anche oggi, e consapevolmente, di un testo classico. Dioniso, il dio del teatro, si

reca nell’oltretomba per riportare alla vita Euripide. Ma questi è assorto in un furioso litigio con Eschilo per stabilire chi dei due sia il più grande poeta tragico. Dioniso si fa giudice e, scegliendo di anteporre il senso della giustizia e il bene dei cittadini alle proprie preferenze personali, finisce per dare la palma della vittoria ad Eschilo, che dovrà salvare Atene dalla situazione disastrosa in cui si trova.

Eschilo accetta di tornare tra i vivi lasciando a Sofocle il trono alla destra di Plutone, a patto che non lo ceda mai a Euripide.

 

26 dicembre 2018 – 6 gennaio 2019

IL SENSO DEL DOLORE

di Maurizio De Giovanni

regia Claudio Di Palma

con Claudio Di Palma, Chiara Baffi, Renato De Simone, Alfonso Postiglione,

Lucia Rocco e altri attori da definire

scene Luigi Ferrigno

costumi Marta Crisolini Malatesta

luci Gigi Saccomandi

produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale

Napoli è considerata genericamente una città superstiziosa. Una città, cioè, in cui la gente crede fortemente al potere di amuleti o di improbabili riti quotidiani e alle fortune di notturne rivelazioni propiziatorie. Napoli è, però, soprattutto città in cui si crede al fatto che i morti “sostanzialmente” persistano ed è soprattutto questa singolare dottrina, col culto che ne consegue, a fare di Napoli una città superstiziosa. I morti, infatti, ancorché tali, sono ritenuti sempre e comunque superstiti. Stanno ancora, insomma, sopravvivono in una qualche forma credibile. Il commissario Luigi Alfredo Ricciardi è inquieto testimone sensoriale di questa presunta resistenza dei defunti. E lo è non tanto, e non solo, perché lui i morti li vede, in particolare quelli deceduti per cause violente, ma perché è egli stesso il prodotto di una vita solo presunta ancorché credibile.

“… Le spalle di Ricciardi perdono consistenza, come le cose quando diventano ricordi.”

Di questo ci avverte Maurizio De Giovanni concludendo una simpatica postfazione al Senso del dolore in cui descrive un suo incontro reale col commissario. L’autore riconsegna, quindi, la sua creatura al senso ed alla forma di una memoria. Non lo restituisce come una sporadica evanescenza immaginaria, ma come qualcuno da poter ricordare anche se non più esistente. Un morto appunto. Nell’immaginare, quindi, il luogo scenico da eleggere a possibile crocevia di questo strano miscuglio tra ricordo e morte mi ritrovo a prefigurare una stanza della memoria. Quella dell’autore che scrive dei suoi personaggi e della loro storia, quella del commissario che li re-cita redigendo il verbale sui fatti accaduti. I due sono officianti sovrapposti di una complessa superstizione in cui i superstiti, i sopravvissuti, non sono solo quelli già esistiti, ma anche quelli mai esistiti.

 

17 – 27 gennaio 2019

E PECCHÉ? E PECCHÉ? E PECCHÉ?

Pulcinella in Purgatorio drammaturgia Linda Dalisi regia Andrea De Rosa cast in via di definizione

produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Biondo Palermo

Andrea De Rosa torna a dirigere uno spettacolo, dopo il grande successo di pubblico e critica, nello scorso anno con Le Baccanti. A gennaio su una scrittura originale della nota drammaturga Linda Dalisi andrà in scena al Teatro San Ferdinando MMMM… E PECCHE’ Pulcinella in Purgatorio. Abbiamo immaginato un luogo di passaggio, abitato da una moltitudine di esseri uguali e diversissimi, tanti Pulcinelli, tante Pulcinellesse, come in uno dei tanti quadri di Tiepolo, un purgatorio segnato da un “al di qua”, in cui si sta con l’orecchio teso a carpire i suoni di un

“al-di-là”, una sotterranea stazione in perenne attesa di un segnale di salvezza che non arriverà mai. Di fronte a questo eterno e insensato silenzio, Pulcinella continua ostinatamente a chiedere “E pecché?”, “E pecché?”, “E pecché?”, con un misto di rabbia, di superbia, di strafottenza, di incredulità e di sfida. Il silenzio è la voce del potere alla quale Pulcinella oppone da sempre la sua stridula vocina da pulcino. Pulcinella è “sofistico”, a Napoli significa che spacca il capello in quattro, ma dopo aver spaccato le cose a metà per analizzarle non ha poi l’attitudine a

ricomporre, a ricostruire. E’ filosofo sostanzialmente scettico, che per arrivare ad una ricomposizione avrebbe bisogno di un atto di fede, di una intuizione, di un atteggiamento di abbandono di cui non è capace. La sua straordinaria capacità di mettere in ridicolo il dogmatismo (memorabile “San Gennà, futtetenne” di Troisi) lo rendono un campione del popolo napoletano che in lui ritrova quella forza dionisiaca eruttiva e distruttiva, la cui massima espressione consiste nel mettere in dubbio qualsiasi cosa e il cui primo bersaglio è il dogma, il potere, in tutte le sue forme. Ma, come tutte le forze vulcaniche, quella lava è destinata presto a seppellire tutto. Lo spirito critico si ritorce contro se stessi, distrugge tutto e per questo forse, a Napoli, qualunque rivoluzione sembra destinata prima o poi a diventare un souvenir. E pecchè? E pecchè? E pecchè? Ma Pulcinella non può fermarsi mai, muove guerra persino alla morte, e quello è uno scontro filosofico di fronte al quale non può più essere “sofistico” ma deve vincere… a suon di mazzate, annotano il regista e la drammaturga nelle note dello spettacolo.

 

7 – 17 febbraio 2019

ASSUNTA SPINA

di Salvatore Di Giacomo

regia Pino Carbone

con Chiara Baffi, Alessandra Borgia, Anna Carla Broegg, Valentina Curatoli, Renato De Simone, Claudio Di Palma, Alfonso Postiglione, Lucia Rocco, Rita Russo produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale

In Assunta Spina si intrecciano molte tematiche universali, che poiché sono senza tempo possono appartenere a qualsiasi tempo. E ancora ci appartengono.

Una di queste è la complessità, la scomodità, l’inadeguatezza della giustizia. Non a caso il testo si apre in un tribunale, dove una serie di personaggi si affannano smarriti come in un labirinto burocratico, prima che l’autore ci conduca alla quinta sezione del tribunale, dove si sta svolgendo il processo che è già il cuore della vicenda. Sullo sfondo di tutta l’opera, la grande contraddizione di una società che si autopercepisce e si autorappresenta come matriarcale, ma si comporta nei fatti Tra i personaggi non mancano una serie di figure che incarnano questa contraddizione, ma la condanna della società è però tutta per Assunta, la malafemmena. L’intenzione principale è quella di affrontare il testo come si affronterebbe oggi una tragedia classica e trattare la lingua napoletana come si tratterebbe una lingua tragica. L’opera stessa, già contiene le passioni assolute che sono al centro di ogni tragedia. Il tradimento, la sopraffazione, l’onore, l’abbandono, la vendetta, il sangue, la passione, fino al sacrificio finale della stessa Assunta, che si immola di sua volontà come capro espiatorio. Personaggi ingabbiati in una sorta di grande disegno, prigionieri di un deus ex machina che li muove e li determina. La sensazione concreta, rassegnata e visibile di agire in un copione già scritto.

 

28 febbraio – 10 marzo 2019

IL PAESE DI CUCCAGNA

dal romanzo omonimo di Matilde Serao adattamento e regia Paolo Coletta cast in via di definizione

produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale

Uscito prima a puntate su Il Mattino e quindi in volume nel 1891, Il paese di cuccagna è un grande affresco del capoluogo campano, immortalato alla fine dell’’800, con cui Matilde Searo continua e completa il percorso iniziato con Il ventre di Napoli e proseguito con Terno secco. Al centro dell’opera c’è Napoli, la sua gente e il gioco del Lotto. Il gioco come valvola di sfogo quotidiana e possibilità di riscatto, ma anche causa della rovina materiale e morale dell’individuo, deriva dei sogni di facile arricchimento. Il paese di cuccagna è,

nell’immaginario collettivo, l’Eden, la terra del benessere che tutti vorrebbero in un sol colpo raggiungere. La miseria non ferma la fantasia dei napoletani, anzi ne acuisce la proverbiale arte di arrangiarsi. Paolo Coletta lavora sull’adattamento per la scena e sta sviluppando un testo che avrà il suo compimento in una forma di teatro con forti componenti musicali e con il contributo di parti cantate o a

‘tempo’. La messinscena, a partire dalla scrittura, rinuncerà a inseguire la linearità del racconto, cercando di isolare le storie individuali dei personaggi principali, circoscrivendole all’unica realtà rappresentabile scenicamente che è quella di un presente simbolico. Vedremo quindi vivere i protagonisti del romanzo, cercando di prediligere le relazioni e i comportamenti che condurranno ciascuno di loro alla rovina, piuttosto che l’oleografia del catalogo dei caratteri legati alla nostra città.

 

28 marzo – 7 aprile 2019

FESTA AL CELESTE E NUBILE SANTUARIO

testo e regia Enzo Moscato

con Cristina Donadio, Vincenza Modica, Anita Mosca

produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Casa del Contemporaneo

Un’ indagine su tre assurde solitudini, sui rapporti asfittici fra tre sorelle che vivono una condizione ‘isterica’, della quale assumono su di sé le forme tipiche: mutismo, cecità e falsa gravidanza. Questa situazione, da piccola tragedia quotidiana porta con sé degli aspetti grotteschi ma anche un’antropologia, legata alla condizione della donna e alla cultura magico-religiosa del popolo meridionale. Richiamando poi il testo anche la forma del giallo, la scena si avventura anche nei territori del gotico e del noir, senza dimenticare la ricca lezione linguistica di Moscato.

 

26 aprile- 5 maggio 2019

MEDEA DI PORTAMEDINA

di Francesco Mastriani

regia Laura Angiulli

con Alessandra D’Elia, Massimiliano Gallo, Monica Demuru, Caterina Pontrandolfo e con Paolo Aguzzi, Michele Danubio, Luciano Dell’Aglio, Elena Fattorusso, Stefano Jotti, Gennaro Maresca

scene Rosario Squillace luci Cesare Accetta musiche Daniele Sepe

coro Paolo Aguzzi, Michele Danubio, Luciano Dell’Aglio, Elena Fattorusso, Stefano Jotti, Gennaro Maresca

produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Galleria Toledo Produzioni

Una storia di vigorosa drammaticità che, se pure innestata in una realtà dichiaratamente popolare di quella Napoli di metà Ottocento tanto presente alla tradizione produttiva di Francesco Mastriani, pure sembra contenere al suo interno tutti gli elementi della grande tragedia, consoni a giustificare già nella titolazione il riferimento alla più complessa figura della Medea di tradizione classica. Da questa suggestione, per un richiamo di sconfinamento in qualche modo naturale, nasce il progetto di messinscena che Il Teatro Stabile di Napoli e condividerà con Galleria Toledo, su testo e regia di Laura Angiulli. La trama di Mastriani rimesta negli

elementi di un “popolare napoletano” trattato con sapiente mestiere: Coletta Esposito – è questo il nome della sventurata eroina – conduce infanzia e

adolescenza fra le mura dell’Annunziata, e lì alleva nell’animo quella straziante fame d’amore il cui soddisfacimento, con passione tirannica affida a Cipriano Barca, l’amante dalla cui relazione nasce una bambina. Cipriano non rivela

un’immediata disposizione verso la donna, ma la manipolazione di lei è di tale violenza da non consentire scampo, tanto che lui aderisce alla promessa di sposarla, se pure quell’attrazione che per breve tempo aveva tenuto insieme il rapporto va così affievolendosi da aprirgli la strada a nuovi incontri. Coletta è

straziata, furente, accecata dall’odio, spietata; cova la più feroce delle vendette, e nel giorno delle di lui nozze con la nuova innamorata – di più elevata posizione sociale – toglie la vita alla piccola figlia, e nella chiesa proprio sull’altare porta il cadaverino della bimba alla vista del padre, che infine uccide colpendolo al cuore.

 

11 e 12 maggio 2019

ARREVUOTO

quattrordicesimo movimento direzione artistica Maurizio Braucci da un’idea di Roberta Carlotto

coordinamento pedagogico chi rom e…chi no

Arrevuoto, il progetto teatrale ideato da Roberta Carlotto e curato da Maurizio Braucci, giunge al suo quattordicesimo movimento. Singolare e innovativa occasione di incontro degli adolescenti e dei giovani con il mondo del teatro, i suoi linguaggi, le sue possibilità di comunicazione, il suo potere formativo, il progetto, prodotto fin dalla sua prima edizione dal Teatro Stabile di Napoli, assume di anno in anno un valore sociale e culturale sempre più forte, agendo in quartieri problematici e complessi come quello di Scampia, dove lavora da tempo una rete di gruppi, di associazioni e operatori del sociale e del mondo della scuola, che con ostinazione e determinazione hanno conseguito e continuano a conseguire risultati di grandissima importanza sociale e culturale.

 

 

 

 

 

Teatro Politeama Teatro Mercadante

9 – 17 marzo 2019

#stabiledanza

 

Teatro San Ferdinando Ridotto

9 – 10 marzo 2019 | Teatro Politeama CARMEN(S)

coreografia, scenografia e video José Montalvo

musica live Ji-eun Park, Kee-ryang Park, Saeid Shanbehzadeh

musica Georges Bizet costumi Sheida Bozorgmehr luci Vincent Paoli

suono Pipo Gomes

con Karim Ahansal dit Pépito, Rachid Aziki dit ZK Flash, Éléonore Dugué, Serge Dupont Tsakap, Samuel Florimond dit Magnum, Elisabeth Gahl, Rocío Garcia, Florent Gosserez dit Acrow, Rosa Herrador, Chika Nakayama, Ji-eun Park, Kee- ryang Park, Lidia Reyes, Beatriz Santiago, Saeid Shanbehzadeh, Denis Sithadé Ros dit Sitha

produzione MAC – Maison des arts de Créteil- Paris

Dopo Y Olé! del 2015 il coreografo José Montalvo offre al pubblico dello Stabile di Napoli una nuova immersione nel suo mondo dei sogni in cui la danza dialoga con i ricordi personali. Ha scelto la figura di Carmen declinata nel plurale femminile. “Adoro Carmen perché mi permette di pensare ai problemi che mi affliggono: l’immigrazione, il razzismo, l’infanzia”, ammette José Montalvo. In un mondo inquietante vede Carmen come una compagno di lotta nell’immagine delle grandi figure femminili del ventesimo secolo. Georges Bizet, il compositore dell’opera, che non ha mai messo piede in Spagna, farà dell’incrocio artistico un inno alla bellezza. “Carmen è un’esplosione esuberante di vita e ritmi. Una musica percorsa da un genio infantile, di grande profondità gioiosa. E una vera sfida per versione coreografica.

 

  • marzo 2019 | Teatro Mercadante PASSO OSCURO

Alfonso Benadduce e la Nona Sinfonia di Anton Bruckner

di Anton Bruckner

con Alfonso Benadduce, Francesco Domenico D’Auria

tecnico luci e suono Mauro Milanese

cura Dora De Maio

spazio scenico, costumi, ideazioni luci e suono Alfonso Benadduce

produzione ABT

Il passo oscuro è di qualcuno che arriva senza sapere dove. Quando Cassandra, la grande non creduta, scende dal carro, lascia sul campo tutto il suo vedere e

resta azzerata nella sua potenza. E’ lì che noi entriamo a occhi chiusi, arresi al non sapere, così come la Nona di Bruckner non sa niente di sé. Passo oscuro muove dalle formidabili Conferenze sul non sapere di Georges Bataille. Al termine di un processo al limite del teatro e della danza, giunge a un primo e in seguito a un secondo movimento. In scena campeggia il femminile: maschi coperti di ignoto che affrontano la forza della musica fino al vuoto di scena. Forme invisibili che, sulle note della Nona Sinfonia di Anton Bruckner, offrono al teatro il pieno allontanamento della figura umana. Un terzo movimento vede la luce nel 2017 e viene presentato, su invito dell’Istituto Italiano di Cultura a Seoul, alla Fiera Mondiale del Libro in Corea del Sud con una conferenza e con la proiezione di filmati. L’opera giunge al Teatro Mercadante nella sua forma integrale.

 

  • – 14 marzo 2019 | Teatro San Ferdinando PETRUSKA

di Virgilio Sieni

coreografia e spazio Virgilio Sieni

musica Igor Stravinskij

interpreti cast in via di definizione drammaturgia Vito Di Bernardi costumi Elena Bianchini

luci Mattia Bagnoli

produzione Compagnia di Virgilio Sieni

Virgilio Sieni, coreografo e danzatore, fonda nel 1983 la Compagnia Parco Butterfly e nel 1992 la Compagnia Virgilio Sieni, imponendosi come uno dei protagonisti della scena contemporanea europea. Pétrouchka è una marionetta e non è una marionetta, convive nei due mondi, nelle due visioni e esperienze, trascendendo l’esistenza stessa dell’uomo per identificarsi con il gesto liberatorio.

Non un semplice scatenamento, ma ascensione per cadere nuovamente

nell’esperienza dell’umano. La vita come palestra verso la natura intrecciata da una geografia di sentimenti che ci indica quanto essa, la vita, vada vissuta per quello che è: un travasare inarrestabile da un’esperienza all’altra, e allo stesso tempo esperienza trascendentale, dove il corpo è messo in opera nella sua essenza archeologica, capace di creare un’infinità di gesti e posture figurali secondo un sistema di combinazioni articolari.

Petrouchka è qui in cammino tra lazzi e innamoramento, tra gioco e tragedia, si dimentica della sua incorporeità e da angelo delle fiere e del divertimento apre uno squarcio nella vita. Ci permette di penetrare in quel tratto dell’immaginario dove l’essere marionetta ci guida nel vissuto: marionetta che disattiva con le sue movenze e le danze, l’inesorabile decadimento. Dunque, danzare fino alla fine del mondo, fin dal primo momento che già assapora di tragedia nonostante il clima festoso. Qui la coreografia vuole rimanere fedele al mito di Pétrouchka, così come amiamo alla follia le infinite fuoruscite di Pulcinella che donano leggerezza alla gravità delle azioni. Lo spettacolo si sviluppa intorno alla relazione tra marionetta e tragedia, gioco e archeologia: un ciclo di azioni sentimentali sulla natura del gesto e l’abilità di stare al mondo.

 

  • – 17 marzo 2019 | Ridotto del Teatro Mercadante IL LUOGO DEL PARADOSSO

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coreografie Gabriella Stazio

produzione Compagnia Movimento Danza, Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale

La rassegna di danza #stabiledanza del Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale continua al Ridotto del Mercadante con lo spettacolo messo in scena da una storica compagnia di danza napoletana Movimento Danza. Gabriella Stazio porta in scena lo spettacolo Il Luogo del Paradosso Stazio_hostS01E01. Il corpo è il luogo di un paradosso, secondo Jacques Le Goff, ovvero il luogo dove si incontrano peccato e martirio. Un luogo oltre la logica o un problema senza soluzione,

oppure contro le regole o meglio oltre l’apparenza.

Il Ridotto del Mercadante coreograficamente affidato a Gabriella Stazio, diviene il luogo dove il corpo esprime le sue dicotomie tra esperienza quotidiana e straordinaria, ragione e contraddizione ed ognuna delle quattro serate è l’episodio di un discorso unico.

 

  • – 17 marzo 2019 |Teatro Mercadante NON SOLO MEDEA

coreografia Emio Greco e Pieter C. Scholten

con la partecipazione di Manuela Mandracchia

produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Ballet National de Marseille (FR)

in collaborazione con Vaison Danses

Non solo Medea si iscrive in una dimensione atemporale e universale. Un tempo sospeso dalla voce di un’attrice per rivelare la modernità delle tragedie greche. Manuela Mandracchia incarna di volta in volta diversi personaggi del teatro greco, monologhi estratti da opere quali Antigone (Sofocle), Edipo Re (Sofocle), Medea (Euripide), Ifigenia in Aulide (Euripide) e Antigone (Jean Anouilh) che riecheggiano per la loro contemporaneità. Composta di sette parti – l’esposizione, il rifiuto, la presa di coscienza, il rimpianto, l’accettazione, la rivolta e l’esito – Non solo Medea interroga con forza la nozione di determinismo in una società in crisi e si fa portatrice, in uno slancio catartico, di un desiderio di cambiamento. Il corpo di diciotto danzatori risponde alle parole del teatro antico sul suono delle percussioni dal vivo. Il dialogo intenso che si crea sulla scena tra i danzatori,

l’attrice e il percussionista aumenta la tensione drammatica nella quale amore e lotta sono riunite in questa creazione. Il passato e il presente si sfiorano e si urtano su uno sfondo musicale energico e potente, attingendo tanto al repertorio dei Pink Floyd, quanto ad alcuni estratti delle Sinfonie di Beethoven e Mahler.

 

17 marzo 2019 | Teatro San Ferdinando ACT OF MERCY

concetto e coreografia Antonello Tudisco

produzione Interno5 Danza, InMotion Festival, Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale

con il sostegno di Sondre / Compañia de Danza Martin Inthamoussù / Theatre Plesni

Lo spunto di riflessione è il dipinto Le Sette opere della Misericordia di Caravaggio, in esso il linguaggio usato fa sì che la lettura del concetto di Misericordia si basi su un livello reale ed umano, attraverso gesti e personaggi che non ne rappresentano una immagine esteriore ed ideale, ma la rendono viva e profondamente concreta. Le azioni raccontano di corpi che si aiutano e agiscono per un benessere collettivo. La ricerca quindi analizzerà la possibilità di costruire gesti e/o azioni che possono generare atti di misericordia. I corpi dei danzatori come segni di un linguaggio in cui la mutualità del gesto dà vita alla visione di un gruppo che agisce in maniera coesa e non isolata in piccole realtà autonome e distinte.