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Mercoledì 26 ottobre 2016, Teatro Nuovo di Napoli

Isa Danieli in Serata d’amore regia Manlio Santanelli

Il palcoscenico partenopeo inaugurerà la stagione teatrale con un omaggio devoto e accorato ad Annibale Ruccello, nel trentennale della sua scomparsa

Saranno cinque serate speciali a inaugurare, mercoledì 26 ottobre 2016 alle ore 21.00, la stagione teatrale 2016/2017 del Teatro Nuovo di Napoli, affidate a Isa Danieli in Serata d’amore per la regia di Manlio Santanelli, che ne è autore con la straordinaria interprete per la quale fu scritto quello che di Ruccello è considerato il capolavoro, Ferdinando, amara metafora sulla beffa dell’unità d’Italia.

Presentato da Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro, Serata d’amore è l’omaggio devoto e accorato di Isa Danieli e Manlio Santanelli ad Annibale Ruccello, nel trentennale della sua scomparsa, che prenderà vita proprio su quel palcoscenico dove l’autore stabiese visse i suoi giorni migliori.

E’ un viaggio dentro il suo teatro, un percorso alla rovescia dalla sua ultima commedia alla prima, che lega in un unico evento le voci femminili del suo cosmo poetico: dall’indimenticabile Donna Clotilde di Ferdinando, all’inquieta Ida di Week End, alla terribile Jennifer. Una sfilata di personaggi segnati da una disperata solitudine, quel prezzo che deve pagare chi ama o anche chi soltanto dispone ad amare.

Serata d’amore – commenta Isa Danieli – è la ripresa di uno spettacolo che portai in scena un anno dopo la morte di Annibale, per perpetrare il suo ricordo di uomo e di artista, dopo quel maledetto 12 settembre del 1986. Il titolo non poteva essere diverso da questo, così come non poteva esserci altro teatro all’infuori del Nuovo, per riproporlo”.

L’opera di un grande commediografo mal si presta a essere limitata, anche soltanto in fase di interpretazione, ad un unico concetto generale che possa valere per ogni testo di cui quell’opera si compone. Limitare, in tal caso, equivarrebbe a ridurre. Ancor meno, si presta ad essere esplorata, ad essere penetrata nel suo mistero di fondo.

Ciò vale ancora di più se riferito all’intera produzione di Annibale Ruccello che, per l’indubbia capacità di raccogliere, dalle silenziose esplosioni del quotidiano, la più piccola scheggia, il minimo frammento che ne rievochi con struggente amarezza la perduta integrità, si sottrae, caparbiamente, all’utilizzo di singole chiavi di lettura.

E tuttavia, leggendo e rileggendo le commedie di Ruccello in vista della messa in scena di questa Serata d’amore, la Danieli e Santanelli hanno sempre incontrato un tema che, seppure in forma sempre diversa, ricorre con ossessiva puntualità: la solitudine.

“È un tuffo nel passato – aggiunge Manlio Santanelli, che dirige il lavoro così come allora – in cui, rispetto alle classiche antologie, facciamo il percorso inverso, partendo dal titolo più recente, Ferdinando, e risalendo, attraverso Weekend, fino alle Cinque rose di Jennifer”.

Serata d’amore, regia Manlio Santanelli

Napoli, Teatro Nuovo – da mercoledì 26 a domenica 30 ottobre 2016

Inizio spettacoli ore 21.00 (mercoledì, giovedì e sabato), ore 18.30 (venerdì e domenica)

Info e prenotazioni al numero 0814976267 email botteghino@teatronuovonapoli.it

Da mercoledì 26 a domenica 30 ottobre 2016

Napoli, Teatro Nuovo

Ente Teatro Cronaca vesuvioteatro

presenta

Isa Danieli

in

Serata d’amore

omaggio ad Annibale Ruccello

di Manlio Santanelli e Isa Danieli

su testi di Annibale Ruccello

costumi di Annalisa Giacci

musiche Carlo De Nonno

regia Manlio Santanelli

Durata della rappresentazione 80’ circa, senza intervallo

Serata d’amore è l’omaggio devoto e accorato ad Annibale Ruccello da parte di Isa Danieli e Manlio Santanelli. Un percorso alla rovescia: dall’ultima sua commedia alla prima, come a risalire un fiume. Un fiume che porta al centro di un continente o di un pianeta. Un viaggio fno al nocciolo duro fino al cuore. Un cuore di tenebra, se non lo rischiarassero i lampi di un’ironia così mediterranea”.

L’opera di un commediografo di qualità mal si presta ad essere ricondotta, anche soltanto in sede di interpretazione, ad un unico concetto generale che possa valere per ogni testo di cui quell’opera si compone. Ricondurre, in tal caso, equivarrebbe a ridurre.

Ciò vale ancora di più se riferito all’intera produzione di Annibale Ruccello che, per l’indubbia capacità che egli possiede di raccogliere dalle silenziose esplosioni del quotidiano la più piccola scheggia, il minimo frammento che ne rievochi con struggente amarezza la perduta integrità, si sottrae ostinatamente all’uso di singole chiavi di lettura.

E tuttavia, leggendo e rileggendo le commedie di Ruccello in vista della messa in scena di questa “Serata d’amore”, ci siamo imbattuti di continuo in un tema che, seppure in forma sempre diversa, ricorre con ossessiva puntualità: la solitudine.

Ma la solitudine che aleggia nelle atmosfere teatrali di Ruccello, e le inchioda ad un panorama di spietata attualità anche quando, come in “Ferdinando”, l’azione è suggestivamente posta lontano nel tempo, è di una qualità del tutto speciale;

o, meglio, speciale è la circostanza in cui i suoi per personaggi contraggono un simile malessere. Perché, a ben riflettere, quella solitudine è sempre vincolata all’amore attraverso un preciso nesso di causalità. È, in breve, il prezzo che deve pagare chi ama o anche chi soltanto dispone ad amare.

E non potrebbe essere diversamente. La civiltà in cui viviamo, e che il teatro di Ruccello ci restituisce in tutte le sue contraddizioni, sembra favorire l’amore (si pensi al caso limite della pubblicità, che spudoratamente lo reclamizza come uno dei rami più proficui della produzione e del consumo); ma in realtà è ferocemente erotofobica, penalizza amore e amanti a tutti i livelli: nega nei fatti quello che pure non perde occasione di esaltare a parole.

Resta la solitudine, ultima “spes” o meglio ultima disperazione. E così una “Serata d’amore” automaticamente diviene una “serata di solitudine”.

A questo punto, però, dobbiamo registrare il verificarsi di un piccolo ma significativo miracolo: l’impiego della Danieli come attrice solista si rivela non soltanto una scelta produttiva, ma anche un’inquietante soluzione stilistica.

Il suo folle monologare, il suo ansimante dialogare con interlocutori invisibili, normale conseguenza del suo stare in scena da sola alla fine sembra insinuare che tutto il teatro di Ruccello possa essere letto come una ricca galleria di personaggi che parlano ai fantasmi, che si muovono in mezzo ai fantasmi.

L’opera di un commediografo di qualità, abbiamo detto, mal si presta ad essere ricondotta a singoli concetti generali. Ma peggio ancora si presta ad essere esplorata, ad essere penetrata nel suo mistero di fondo. Se con questo spettacolo ci siamo appena accostati a quel mistero, se soltanto lo abbiamo sforato, possiamo dire con soddisfazione che ne è valsa la pena.

Isa Danieli, Manlio Santanelli