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Piccolo Bellini
LI NIPUTE DE LU SINNECO
di Eduardo Scarpetta
con
Rino Di Martino
Antonella Morea
scene Antonio Verde
costumi Giusi Giustino
luci Salvatore Palladino
regia
Pino Carbone
produzione Fondazione Teatro di Napoli
Eduardo Scarpetta fu il più importante attore e autore del teatro napoletano tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Creò il teatro dialettale moderno. Ciò che più ha caratterizzato la sua produzione, è stata, secondo Eduardo, la capacità di introdurre grandi innovazioni non solo nella composizione drammaturgica delle sue commedie, ma anche in tutti gli aspetti dell’arte scenica: dalla recitazione ai trucchi, dalle scene ai costumi. Qui, l’idea è quella di bambini che giocano a essere li nipute de lu sinneco. Sono i bambini che, con i loro giocattoli, danno vita a quest’opera come se la stessero immaginando sotto gli occhi del pubblico. Le loro bambole, i loro giocattoli, diventano i personaggi; i trucchi della mamma, i vestiti troppo grandi del padre, servono ad creare e ricreare una storia, assecondando l’intreccio principale che vede nel travestimento in scena e nell’equivoco che ne scaturisce, il filo centrale della narrazione. Una grande opera di un grande autore, interpretata da attori adulti che, come bambini, giocano nel piccolo teatrino della loro immaginazione.

Piccolo Bellini
Dal 28/12/2016 al 8/01/2017

Prezzi
INTERO 15€

RIDOTTO
(under 29, over 65, titolari di abbonamento del Teatro Bellini, cral, convenzioni) 10

ORARI
MARTEDÌ, MERCOLEDÌ, GIOVEDÌ, VENERDÌ, SABATO ORE 21.15 – DOMENICA ORE 18.30

NOTE REGIA
Due attori in scena, come dei bambini, giocano a “Li nipute de lu sinneco”, di Eduardo Scarpetta, autore che creò il teatro dialettale moderno in tutti gli aspetti dell’arte scenica , dalla composizione drammaturgica alla recitazione.Chiusi in uno spazio illuminato, sono come imprigionati nel loro mondo, dove hanno la sensazione di esistere solo facendo vivere i personaggi e i caratteri del testo. Con i loro giocattoli, danno vita a quest’opera, come se la stessero immaginando sotto gli occhi del pubblico. Le loro bambole, i loro giocattoli, diventano i personaggi dell’opera; i trucchi della mamma, i vestiti troppo grandi del padre, cappelli, maschere trovate da qualche parte, oggetti, sedie, cianfrusaglie, servono ad immaginare. Servono a creare e ricreare una storia, assecondando l’intreccio principale dell’opera, che fa del travestimento in scena e, l’equivoco che ne scaturisce, il filo centrale della narrazione.

Il sindaco di un piccolo paese, decide di lasciare tutta la sua eredità al nipote maschio, e di rinnegare sua nipote, colpevole, in sostanza, di essere femmina, e quindi incapace di gestire da sola non solo i suoi soldi, ma tutta la sua vita. Silvia, la nipote, travestendosi da suo fratello Felice, dimostra quanto invece abbia tutte le capacità, e anche il talento, per gestire non solo se stessa, ma anche tutta una situazione complessa, grottesca, ostile. Dall’altra parte Felice tenta goffamente di contrastare la sorella, ma fallendo compie il giusto epilogo di una vicenda fatta di interessi e sentimenti che possono convivere solo pacificamente.

Gli attori gestiscono e determinano tutto ciò che accade in scena. Le musiche si sentono perchè sono loro a farle partire, le luci si accendono perchè loro le chiedono. E’ come se fuori al loro spazio non esistesse un mondo, tutto nasce e avviene all’interno. Solo il pubblico è avvertito come presenza. Una presenza che ogni volta da a loro il motivo pe raccontare una storia, da sempre, e per sempre. La prigione allegra, colorata, viva, dello spettacolo, del teatro.

I due attori, come in una sorta di baraccone/circo attraversano l’intero racconto scegliendo diversi linguaggi espressivi. attraversano la favola, la farsa, la maschera, i burattini, la sceneggiata, e si ritrovano poi in un intreccio emotivo, fatto di verità scenica, di confronto reale ed umano, anche questo esposto al pubblico, anche questo soggetto all’intreccio narrativo della vicenda, alla conclusione, all’epilogo, al finale.

Pino Carbone