Tempo di lettura stimato: 4 minuti

Giovedì 1 marzo 2018, Teatro Elicantropo di Napoli

Passando per Pessoa di e con Eugenio Ravo

In scena il poeta cantore conduce per mano a visitare luoghi di spazio e

di tempo infinito, il tempo sospeso, nello specchio dell’ironia esistenziale

Sarà in scena al Teatro Elicantropo, giovedì 1 marzo 2018 alle ore 21.00 (in replica fino a domenica 4) lo spettacolo Passando per Pessoa, scritto, diretto e interpretato da Eugenio Ravo, presentato da Compagnia Esule Teatro

Attore e mimo, della scuola di Etienne Decroux, di cui è stato assistente, Eugenio Ravo ha creato, in Passando per Pessoa, una “maschera-personaggio” che muove e indossa come icona di una danza orientale.

Lo spettacolo è un atto di collisione, essenza e gioco di ciò che preesiste già in quel corpo e quella storia interiore. Rende esile il filo che lega le parole di Pessoa al suo segno esibito in scena, che si risolve in un incontro di difficili vibrazioni, riassumendo il ghigno e la tragedia travestiti.

Ravo ha sentito il bisogno di dialogare con il poeta portoghese e di collocare il dialogo a Napoli, sentendo nella sua città un seme ancora vivente della Lisbona di Pessoa. Questo spiazzamento l’ha portato lontano, fino a riscrivere abbassando, fino a distillare da Pessoa un dettato ulteriore, in rapporto con la scena.

Il poliedrico artista ripropone questo lavoro teatrale sulle orme di Pessoa, a distanza di venticinque anni circa dalla sua nascita, rivisto e riadattato, e di cui è interprete, regista e autore.

In quegli anni l’avventura possedeva un particolare colore, così Ravo si è ritrovato sulle tracce di Pessoa, viaggiando attraverso il Portogallo e Lisbona. Affascinato dalle voci più disparate, ha visitato i luoghi possibili di frequentazione del poeta, seguendo il vento nelle sue melodie, che lo condusse a cogliere similitudini nell’incanto di due città fatte di colori di mare, Lisbona e Napoli.

Le città con lo sguardo al mare hanno un loro fascino che le rende simili, più vicine, più umane. Lisbona sull’atlantico, Napoli sul Mediterraneo come un’apertura verso l’oltre confine, verso un infinito lontano.

Così, da una parte Pessoa e dall’altra Totò, lasciando i propri versi poetici al silenzio del mare in balia di onde notturne.

Presentato in diversi festival e rassegne teatrali in Italia e in Portogallo, Passando da Pessoa è diventato un progetto molto più ampio di una creazione teatrale. In collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Bologna, a cura del Professore e Pittore Concetto Pozzati, è stato realizzato il libro dell’omonimo spettacolo (edito da Collana I fiori del maggio), con l’intervento di una trentina di artisti visivi, promosso dall’associazione Eta-Beta e il sostegno del Comune d Bologna.

Passando per Pessoa di e con Eugenio Ravo

Napoli, Teatro Elicantropo – dall’1 al 4 marzo 2018

Inizio spettacoli ore 21.00 (dal giovedì al sabato), ore 18.00 (domenica)

Info al 3491925942 (mattina), 081296640 (pomeriggio)

Da giovedì 1 a domenica 4 marzo 2018

Napoli, Teatro Elicantropo

Compagnia Esule Teatro

presenta

Passando per Pessoa

Uno spiraglio umano

di e con Eugenio Ravo

tecnico luci Andrea Iacopino

editing audio Francesco Arcuri

scenografia – il mare di barchette Maria Angela Pespani

durata della rappresentazione 60’ circa, senza intervallo

Ripropongo questo lavoro teatrale, sulle orme di Pessoa, a distanza di venticinque anni circa dalla sua nascita, rivisto e riadattato, di cui sono interprete, regista e autore.

In quegli anni l’avventura per me aveva un particolare colore, così mi son trovato sulle tracce di Pessoa viaggiando attraverso il Portogallo e Lisbona.

Mi affascinavano le voci più disparate, visitavo luoghi possibili di frequentazione del poeta, seguivo il vento nelle sue melodie, mi portava a cogliere similitudini nell’incanto di due città fatte di colori di mare, Lisbona e Napoli.

Le città con lo sguardo al mare hanno un loro fascino che le rende simili, più vicine, più umane. Lisbona sull’atlantico, Napoli sul Mediterraneo come un’apertura verso oltre confine, verso un infinito lontano. Così, da una parte Pessoa e dall’altra Totò, lasciando i propri versi poetici al silenzio del mare in balia di onde notturne.

Attraversavo la poesia di Pessoa come un innamorato appassionato in un ritmo preciso. E’ la sua poesia che mi ha attraversato, instauravo un dialogo, raccoglievo una scrittura che a me sembrava impossibile e senza sosta.

L’anima vacillava ad ogni sussurro di voce tra l’alba e l’aurora dipingevo il silenzio nel cuore, la città di Napoli, la sua esistenza fragile e sconquassata, il mare, il vento, la serenata d’amore che ascoltavo da bambino dalla voce viva di mio padre, un tempo di sapori, di risonanze.

Lisbona con lo sguardo sul Tago, il salire e scendere per i suoi quartieri, il blu oltre oceano, viaggi nell’esistenza umana, tremori, carezze.

Due città sembravano incontrarsi, due sguardi, uno verso l’atlantico l’altro verso il mediterraneo, si baciavano sulle onde di uno stesso infinito, il mare. L’animo del poeta toccava il profondo dell’essere che sono.

Dramma comico-satirico unto di ironia esistenziale

Il poeta cantore ci porta per mano a visitare luoghi di spazio e di tempo infinito, il tempo sospeso, nello specchio dell’ironia esistenziale. E’ un gioco da bambino e come tale essi giocano con un immaginario senza sapere il perché della vita. Un piccolo viaggio dentro di sé senza dolersene, incontrando Amleto, Pessoa, Totò, Pasolini, Eduardo, Pirandello, la questione dell’uomo sempre aperta! Ahimè!

Un dialogo con se stessi nella moltitudine dei sé, un breve viaggio di andata e ritorno incontrando l’insolito, l’inaspettato, l’attesa, la meraviglia ‘o vient’ ‘o mare, ‘a mmore , ‘a vita, ‘a morte.

Questo lavoro teatrale mi ha permesso in maniera ingenua di guardare con totale ironia i gesti, i comportamenti mentali e corporei, i movimenti inattesi, le attitudini verso il mondo, verso se stessi, verso l’altro fuor di me, gli esseri nel mondo.

copro individui spezzettati nella continua corsa verso chissà che, la semplicità sembra aria fritta, il senso dell’ascolto smarrito, l’uomo è proprio un fesso direbbe Totò. Ahi ahi ! si alzano le proteste ahimè!!! Un canto può ancora infondere e creare armonia nello spazio.