Di: Sergio Palumbo

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Dopo diverse edizioni della Traviata orientaleggiante di Ferzan Özpetek, il capolavoro verdiano torna al Teatro San Carlo di Napoli in un allestimento nuovo di zecca, per la regia di Lorenzo Amato e le scenografie di Ezio Frigerio.

Con la prova generale aperta al pubblico, il San Carlo rinnova il suo impegno per il sociale, devolvendo parte del ricavato alla Farmacia Storica degli Incurabili, capolavoro architettonico del barocco-roccocò napoletano.

La pioggia scende incessante sul “popoloso deserto che appellano Parigi”, neanche a farlo apposta in perfetta sintonia con le condizioni climatiche all’esterno del teatro di questi giorni. Una Parigi fredda e piovosa assiste imperturbabile alla tragedia di Violetta Valery, d’altro canto, come scrisse Alexandre Dumas nel suo “La signora delle Camelie”, da cui è tratto il libretto di Francesco Maria Piave, “tanto più la vita di queste donne incuriosisce e fa rumore, tanto più la loro morte passa inosservata”.

Le scene di Ezio Frigerio sono senza particolari fronzoli, con un mobilio ridotto all’essenziale, ma di straordinaria eleganza, grazie ai preziosi fondali dipinti a mano, che danno un senso di grande profondità con la ripetizione spaziale dei drappi di un sipario, ad evocare un gioco metateatrale di grande efficacia. Su un telo trasparente al centro, che filtra i dipinti che descrivono gli ambienti, scorre la pioggia per tutta la durata dello spettacolo. Un mirabile esempio di come si possano creare scene di grande suggestione senza dover ricorrere a particolari marchingegni o strane diavolerie. Raffinati, accurati e di gran classe i costumi di Franca Squarciapino, che contribuiscono, insieme al pregevole disegno luci di Fiammetta Baldiserri, ad impreziosire l’allestimento. In questa splendida cornice la regia di Lorenzo Amato si concentra principalmente sugli stati d’animo dei personaggi e sulla loro evoluzione nel corso dell’opera, fino al finale struggente, con un quarto atto in cui Violetta entra in scena in una sedia a rotelle da cui cadrà rovinando a terra nel disperato tentativo di alzarsi.

Sul podio, l’immenso Daniel Oren: il suo gesto impareggiabile, la passione che profonde e la straordinaria empatia nel dirigere, rendono vivide e toccanti le emozioni dei personaggi, con una perfetta calibrazione di volumi e tempi, valorizzando sia le linee di canto che le meraviglie strumentali della partitura verdiana. L’orchestra del Teatro San Carlo, sotto la direzione di Oren, tocca notevoli vette di espressività. Ottimo anche il lavoro del coro, diretto da Marco Faelli, che rende vivace l’azione in scena, così come il corpo di ballo, che danza sulle belle coreografie di Giancarlo Stiscia nel coro delle zingarelle e dei mattadori, in cui spicca la presenza del matador d’eccezione Giuseppe Picone, direttore del Corpo di Ballo del San Carlo.

Calorosi e meritatissimi gli applausi, sia al termine della rappresentazione che a scena aperta, per tutti i protagonisti del cast vocale, che vede protagonisti due giovanissimi artisti. Nel ruolo del titolo Maria Mudryak è abile nel rendere l’evoluzione del suo personaggio nel corso dell’opera, potendo contare su pregevoli mezzi vocali, sia per colore che per volume, uniti ad una gradevole presenza scenica e ad un’ottima pertinenza teatrale. Gioca praticamente in casa Vincenzo Costanzo, tenore di Somma Vesuviana, che è un Alfredo fresco e spavaldo, dalla voce ben timbrata e sicura sugli acuti. Una vera e propria ovazione è quella tributata dal pubblico del San Carlo al Giorgio Germont di Vladimir Stoyanov, accorato nella celebre aria “Di Provenza il mar, il suol”, che commuove il pubblico anche grazie ad un sapiente uso del vibrato ed alla perfetta scelta dei tempi staccati da Oren. Peccato non poter ascoltare la sua interpretazione della cabaletta “No, non udrai rimproveri”, che, come sovente accade, anche in questa rappresentazione viene tagliata. Molto bene anche il resto del cast, composto da Giuseppina Bridelli (Flora), Orlando Polidoro (Gastone), Roberto Accurso (il barone Duphol), Nicola Ebau (il marchese D’Obigny), Francesco Musinu (il dottor Grenvil) ed in cui spicca una bravissima Michela Petrino nel ruolo di Annina.

La Traviata di Giuseppe Verdi sarà in scena al Teatro San Carlo di Napoli dal 27 febbraio al 4 marzo 2018.

Link: il sito del Teatro San Carlo di Napoli – www.teatrosancarlo.it