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Accademia Magna Graecia, in collaborazione con il Nuovo Teatro Sancarluccio
presenta
“…Mi chiamano Mimì”
-per cantare libera la libertà di un libero canto-
Da giovedì 28 febbraio a domenica 3 marzo(giovedì,venerdì e sabato ore 21:00 e domenica ore 18:00), presso il Nuovo Teatro Sancarluccio di Napoli si terrà lo spettacolo “…Mi chiamano Mimì”, con Sarah Falanga, Christian Mirone, Francesca Morgante, Giusy Paolillo, Marco Gallotti e Damiano Agresti accompagnati sul palco da Andrea Palazzo (chitarre), Davide Ferrante (batteria) e Vittorio Cataldi (pianoforte);testo e regia a cura di Sarah Falanga.
Note di regia
“…mi chiamano Mimì” è una celebrazione al mito di Mia Martini, letta attraverso
il ricordo di un uomo che l’ha amata, la ama e l’amerà per sempre, pur non
vivendo mai quell’amore in maniera totale, mai riconoscendolo, mai nella
pienezza e nella sua importanza.
Non a caso il titolo dello spettacolo riprende il celebre verso della romanza
pucciniana, “mi chiamano Mimì” de La Bohème. La Romanza “mi chiamano Mimì”,
appunto, è cantata da Mimì, mentre sta per morire e Rodolfo, il suo amato che
non ha saputo riconoscere il loro amore, si rende conto che la MORTE è la
separazione totale tra i due…Interviene quindi, l’elemento della MORTE,
altissimo, assoluto, utilissimo a dare spessore e valore all’AMORE, poco
riconosciuto dagli “umani mortali”. La “vita” pur essendo un bene
preziosissimo, nel suo splendore confonde ed inebria gli uomini, beffandoli,
illudendoli di onnipotenza. Ed ecco i poveri uomini ritenersi infallibili,
essendo incontrastabili presuntuosi, alimentati dalla saccenza della vita e
dall’inconsapevolezza della morte. La vita infatti mette a dura prova il genere
umano, ne sfida l’intelligenza, tentandola e stordendola di false certezze.
Nell’abitudine del vivere e del viversi, nell’avere, per così dire “a
disposizione” il proprio amore, quando lo viviamo nella scontatezza e negli
episodi quotidiani, scrivendo insieme, facendo insieme la spesa, litigando,
quando è in scena con noi, quando ce l’abbiamo a scrivere un testo con noi,
quando ce l’abbiamo tutte le notti vicino, dando vita, semmai, ogni volta ad un
“minuetto” …così non sempre l’amore viene riconosciuto e vissuto. Pertanto, la
MORTE interviene a che questo amore possa essere vibrante nella totalità. Molte
volte, però, l’amore negato dalla morte, sfocia in un altro sentimento
importante, in un’altra condizione dell’animo, che è la FOLLIA…il distacco
dalla realtà! “Follia” che serve agli artisti per distanziarsi dalla vita
materiale, lasciando un’eredità al pubblico di ogni tempo.
Pertanto, in nessuno dei due casi, né per la MORTE, né per la FOLLIA, in questo
spettacolo si distingue un’accezione negativa, proprio perché MIMì (intesa come
Mia Martini, questa volta!) non è un personaggio negativo…A questo proposito,
interessante è il riferimento alla Bohème, che nella stesura del testo,
individua nella personalità di Mia Martini anche il più profondo e letterale
significato del termine stesso.
Mia Martini vive, infatti, tutta la sua vita, sia artistica che privata, da
perfetta bohèmienne. Andar via dalla “guerra” della sua casa, non trovare mai
fissa dimora né emotiva né fisica, alla ricerca sempre di quell’angolo di
cielo, di felicità, di creatività, di libertà…d’amore. Lei, la bohèmienne che
viene giudicata male, zingara, malefica…ma che vola alto. “Mimì dagli occhi
scuri e dai capelli neri, strega del sud! Mimì la pazza…Mimì che porta
morte…Mimì che porta male!”…Non porta affatto male, perché la sua morte
sviscera un amore, non solo in un uomo, ma anche nel suo pubblico, nei suoi
colleghi…e dà la possibilità a coloro che negavano la Sua forza, oscurandola
con tante malignità, di emergere, di farsi strada, di “occupare il suo posto”
(e chi crede veramente di sostituirla, si rende da solo ridicolo!), quel vuoto
incolmabile che qualcuno prova ad occupare….Ma chiaramente lei è unica ed
insostituibile, come ogni ARTISTA…Artista che ha vissuto grandi sofferenze,
riuscendo a tradurle in poesia e in musica!
Il suo volto, il suo modo di cantare, il suo modo di interpretare un testo,
infatti, era ed è per sempre la LIBERTA’ TOTALE dell’Arte, data da quella
“follia”… suscitata dalla sofferenza, dovuta alla mancanza d’amore!
Si può dire, pertanto, che, paradossalmente, lei è stata il “capro espiatorio”,
il “Gesù Cristo” in croce, l’Artista crocifissa, che però è RISORTA dalle sue
stesse ceneri, per essere UNIVERSALE, indiscussa in ogni momento e in ogni
tempo…Insomma, addirittura la morte, nelle mani di Mimì è un elemento positivo.
Solo nella libertà della morte, Mimì è LIBERA e susciterà per sempre emozioni
molto positive!
A circa vent’anni dalla sua scomparsa, infatti Mia Martini è più libera e
presente che mai.
L’essenza della sua personalità e l’immagine della sua forza interpretativa
unica, la hanno resa viva…ancora più viva di quanto lo sia stata, costretta
dalle ignoranti cattiverie del becero vociare sul suo conto…
Ora è libera veramente, vibrante nella sua, e nella nostra, musica.
Lo spettacolo, tra prosa e musica, di Sarah Falanga consegna al pubblico una
trama semplice e profonda: la storia di un uomo che ha amato Mimì, forse a sua
insaputa.
Ora Franco senza di Lei è un Sole senza luce…Poi la scoperta di un amore, la
sua illusione e l’ingombrante ed ossessionante ricordo.
E pensare che Mimì ha sempre creduto di non essere mai stata amata “a modo
suo”!
Lo spettacolo è dedicato alle DONNE ed a quegli uomini che ancora non si sono
accorti del loro valore. E’ anche dedicato a quegli uomini, che riconoscono
nelle loro donne, un segreto e prezioso dono di vita, che si rinnova. E’ un
continuo input, è il voler risvegliare non solo il ricordo, ma la possibilità
che ogni donna ha, o deve darsi, nel cambiare un percorso doloroso, scegliendo
la sua storia!
“Caipirinha Caipirinha”, di Sara Sole Notarbartolo, il 2 ed il 3 marzo 2019 al Nostos Teatro di Aversa
“Ecce Virgo”, testo e regia di Angela Di Maso, dal 1° al 3 marzo 2019 al Teatro La Giostra di Napoli