Di: Sergio Palumbo
Tempo di lettura stimato: 3 minutiIn scena al Teatro San Ferdinando di Napoli dal 6 al 16 novembre 2025, “Il medico dei pazzi” di Eduardo Scarpetta torna a vivere in una nuova versione firmata da Leo Muscato, che ne cura adattamento e regia, inaugurando la stagione 2025/2026 del Teatro San Ferdinando in coproduzione con I Due della Città del Sole e la Compagnia Mauri Sturno. L’allestimento celebra il centenario della morte di Scarpetta restituendo al pubblico un classico che non smette di parlare al presente, una macchina comica perfetta che, sotto la superficie della farsa, rivela la malinconia di un’umanità smarrita e vulnerabile.
Il testo, scritto nel 1908, racconta la disavventura di Don Felice Sciosciammocca, ingenuo benestante di provincia che, dopo aver mantenuto gli studi del nipote Ciccillo, crede di visitare la sua clinica psichiatrica a Napoli. In realtà, il giovane ha dilapidato tutto nel gioco e finge che la pensione dove vive, la Pensione Stella, sia una struttura per malati di mente. Da questo inganno nasce una girandola di equivoci irresistibili, che Scarpetta ha costruito con una precisione da orologiaio. Muscato ne rispetta la struttura ma sposta l’ambientazione agli anni Ottanta, nel clima post-Basaglia, quando i manicomi sono ormai aboliti e il concetto stesso di “follia” si ridefinisce. La scelta temporale, lungi dall’essere solo scenografica, introduce una riflessione sul confine sottile tra normalità e devianza, tra il linguaggio della cura e quello del pregiudizio, tra un mondo che si crede moderno e un’umanità ancora chiusa nei suoi stereotipi.
La regia di Muscato è una lezione di equilibrio tra ritmo e verità. Costruisce un “caos controllato”, dove ogni gesto, pausa e fraintendimento trovano una precisa collocazione, ma senza mai spegnere la freschezza dell’improvvisazione. L’ambiente claustrofobico della Pensione Stella diventa un palcoscenico ideale per la comicità degli equivoci, ma anche una metafora di un mondo popolato da anime disorientate, in cui i ruoli sociali si scambiano continuamente. La regia insiste sull’ambiguità dei personaggi, sulla loro sottile follia quotidiana, facendo emergere la disperazione che si nasconde dietro la risata. Si ride molto, ma si ride di noi stessi, delle nostre piccole manie, del bisogno di fingere per sopravvivere.
Al centro di questo universo, Gianfelice Imparato offre un Don Felice memorabile. Il suo Sciosciammocca non è una macchietta ma un uomo vero, smarrito, pieno di candore e di paura. L’attore dosa perfettamente tempi comici e intensità emotiva: dietro ogni sguardo, ogni esitazione, si intravede la malinconia di chi continua a credere nella bontà degli altri, nonostante tutto. La sua interpretazione è di grande profondità e nel finale, quando scopre di essere stato truffato e si ritira nel suo dolore, la sala ride ancora, ma avverte l’eco di un vuoto, di una sconfitta dolceamara.
Accanto a lui si muove un cast corale affiatatissimo. Giuseppe Brunetti dà vita a un Ciccillo nervoso e brillante, motore dell’inganno e incarnazione di un’epoca in cui la furbizia conta più della lealtà. Luigi Bignone, nei panni di un Michelino con caschetto alla Nino D’Angelo, si muove tra comicità e malinconia, restituendo la fragilità del complice riluttante. Alessandra D’Ambrosio è una padrona di casa energica e vitale e la sua Amalia Strepponi unisce ironia e sagacia, mentre Arianna Primavera disegna una Rosina timida e tenera. Giorgio Pinto si destreggia egregiamente nel doppio ruolo di Carlo Sanguetta e di Nicolino ‘o Guantaro. Ingrid Sansone, nel ruolo di Concetta, è una controparte efficace e misurata del protagonista. Irresistibili gli attori che rappresentano la variegata fauna di ospiti della Pensione Stella: l’imponente Maggiore di Antonio Fiorillo, descritto come un “soggetto da commedia” per la sua propensione a cadere e i suoi deliri da eroe ritirato, il drammaturgo Giggino ‘o scrittore (Giuseppe Rispoli), figura metateatrale che osserva e registra gli eventi per i suoi futuri copioni, l’Errico Pastetta di Francesco Maria Cordella, strampalato musicista di “body percussions” che si lamenta del fatto che l’arte in Italia non sia più apprezzata e il divertentissimo Raffaele Sanguetta di Michele Schiano Di Cola, attore alle prese con un Otello sperimentale per gli orfanelli, che regala momenti di alta comicità “involontaria”, fornendo al tempo stesso una critica beffarda al teatro contemporaneo.
Le scene di Federica Parolini trasportano con efficacia lo spettatore nei primi anni Ottanta, restituendo attraverso arredi, colori e materiali l’atmosfera di un’Italia in bilico tra modernità e disincanto, a partire dalla tabaccheria di Michelino del primo atto, dettagliatamente ricostruita tra schedine e stecche di sigarette di contrabbando e la Pensione Stella, un luogo reale e surreale insieme, con pareti stinte e mobili sgangherati che riflettono la decadenza di chi vi abita. I costumi di Silvia Aymonino colorano i caratteri senza caricaturarli, restituendo efficacemente la varietà sociale e psicologica del gruppo.
“Il medico dei pazzi” sarà in scena al Teatro San Ferdinando di Napoli fino al 16 novembre 2025.
Link: il sito del Teatro Stabile di Napoli – www.teatrodinapoli.it





“Finale di partita”, di Samuel Beckett, regia di Gabriele Russo, dal 13 al 29 novembre 2025 al Teatro Bellini di Napoli
“Totale”, drammaturgia e regia di Pier Lorenzo Pisano, dal 18 al 30 novembre 2025 al Piccolo Bellini di Napoli