Di: Sergio Palumbo

Tempo di lettura stimato: 2 minuti

Ultimo atto, dopo Notturno di donna con ospiti e Le cinque rose di Jennifer, della trilogia del “Teatro da Camera” di Annibale Ruccello, Week End è probabilmente uno dei testi meno rappresentati del drammaturgo stabiese. Eppure, scritto tre anni prima della prematura scomparsa del mai abbastanza compianto autore, Week End è un testo che condensa la maggior parte delle tematiche care a Ruccello e che affresca uno dei suoi tipici personaggi femminili, figure deportate, strappate via dalle loro radici e dal loro substrato sociale e culturale e trapiantate in luoghi cui non appartengono e cui non apparterranno mai.

Ida è una professoressa di inglese e francese che si arrangia con qualche doposcuola di italiano allo svogliato studente liceale Marco, figlio della fruttivendola. Originaria di un paesino dell’entroterra campano e zoppa per una caduta dall’età di sette anni, vive a Roma in un piccolo appartamento periferico, dove conduce un’esistenza grigia, in una totale solitudine, dove il silenzio è interrotto solo dai dischi di musica francese che ascolta correggendo compiti, fumando sigarette o sorseggiando un bicchierino di Strega. Ma l’inizio del week end farà risvegliare in Ida desideri e voglie mai sopite e l’incontro con un idraulico, volutamente cercato con il pretesto di una non necessaria riparazione dello scaldabagno, sarà l’inizio di un fine settimana di sesso liberatorio, ma anche di frustrante incomunicabilità tra due mondi culturalmente lontanissimi, con conseguenze tragiche e macabre, i cui strascichi si presenteranno lunedì mattina quando lo studente Marco, involontario testimone degli eventi del giorno prima, tornerà da Ida per la consueta lezione privata, risvegliandone le voglie ed acuendone il delirio.

La regia di Luca De Bei è esemplare nel porre in risalto la dimensione, tipica dei testi di Ruccello, di una lucidità in bilico con una follia visionaria, dove realtà e sogno diventano indistinguibili, nonché nel dipingere egregiamente la figura della deportata Ida, ponendo una grande attenzione non solo sul personaggio, ma anche sulla casa in cui vive, sugli oggetti, sui rumori e sui silenzi. Le scene di Francesco Ghisu sono il perfetto interno di una casa ruccelliana: sarebbe davvero difficile immaginarsi Ida in un posto diverso. Ben ideati i costumi, a cura di Lucia Mariani ed il disegno luci di Marco Laudando.

L’interpretazione viscerale di Margherita Di Rauso è eccellente nel rendere perfettamente la complessità del personaggio ed il caleidoscopio di emozioni che attraversa, in una continua trasformazione le cui sfumature arrivano nitidamente al pubblico, grazie ad una formidabile poliedricità ed una straordinaria espressività, che tocca il suo apice nel delirante, intensissimo ed impetuoso monologo del secondo atto. Molto bravi anche Giulio Forges Davanzati, sicuro e carismatico nel ruolo dell’idraulico, e del giovanissimo Gregorio Valenti, credibilissimo nei panni dello studente svogliato ed indolente.

“Week End”, di Annibale Ruccello, con Margherita Di Rauso, sarà in scena al Piccolo Bellini di Napoli fino al 7 febbraio 2016.

Link: il sito del Tetro Bellini di Napoli – www.teatrobellini.it