Di: Sergio Palumbo

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“Mah. Troppe donne tutte assieme. Non può venirne niente di buono”. Con questa asserzione il proprietario del bar San Martino ci fa intuire che l'”Hotel delle donne”, tanto voluto da Anna Aurigemma, non avrà un futuro semplice. O addirittura non avrà un futuro?

E’ un thriller il libro della Scarparo? Un esemplare di noir italiano? O un romanzo vagamente introspettivo? O forse la storia di un amore difficile? E’ difficile dirlo, forse in “Disturbando famiglie felici” c’è tutto questo e anche un po’, forse molto, di più.

Quel che colpisce, più di ogni cosa, è la precisione e la naturalezza con cui la Scarparo delinea e contorna i caratteri dei singoli personaggi del libro. Ogni personaggio ha la sua specificità, il suo ruolo ed il suo carattere, spesso un carattere difficile, ma che non si riesce mai a sentire lontano da sé: ognuno ha un pezzo di noi, ed il suo malessere ci rende empatici. E poi c’è Pinguina, la cagnolina che Anna troverà a gironzolare per l’albergo e che sarà in grado di farle migliorare il morale col suo affetto e la sua fedeltà.

C’è un’aria molto pesante, nell’hotel delle donne. Torbida. Quasi inquietante. Le frasi ed anche i silenzi sono fardelli che ogni personaggio, ed in particolar modo la protagonista Anna, si portano dentro come macigni. Se fosse un film potremmo vedere degli sguardi tesi, persi dietro sospetti e dubbi. Ma quegli sguardi si intravedono anche tra le righe di Angela Scarparo, che riesce perfettamente a far immaginare scene glaciali, come la neve che continua a cadere sulla montagna e che rende difficile il salvataggio delle due donne tedesche disperse.

L’incomunicabilità tra le donne rivali, ma anche tra Anna ed il marito, fa sì che si possa tagliare a fette la tensione nell’aria. Per aspettare il primo vero dialogo tra Anna ed il marito bisogna attendere più di ottanta pagine. Per riuscire a capire cosa in realtà stesse accadendo in quell’albergo bisognerà aspettare le ultime pagine del libro. Solo in questa catarsi Anna riuscirà a capire chi c’è dietro e perchè. Chi muove i fili. Di chi è la regia.

E’ un libro molto profondo, che mette in luce le assurdità di certi pregiudizi fontati sulle distinzioni sociali, sulle superstizioni, ma anche lo squallore dell’invidia, della sete di denaro, del vendersi al miglior offerente.

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