Di: Valentino Casali

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Jazz rigorosamente mainstream New Orleans con puntate nel dixieland per quest’ultima fatica di Michael Supnick, il polistrumentista americano italiano di adozione.

Quindici interpretazioni, quasi tutte riletture di standard famosi, rispettose della tradizione a partire dal set strumentale (violino, banjo e addirittura un sax basso) ma anche nello stile e negli arrangiamenti con stride piano e improvvisazioni collettive distribuite a piene mani.

Supnick maneggia con la consueta maestria tutti gli ottoni che gli capitano sottomano (è uno dei pochi musicisti in circolazione in grado di suonare ad ottimi livelli tromba e trombone) e canta anche con piacevole voce da crooner. La lunga frequentazione del nostro con la musica di intrattenimento (Supnick ha suonato per anni con le orchestre di Arbore e Lino Patruno e in moltissime trasmissioni televisive) si sente nella leggerezza con cui i pezzi scorrono, lievi e indubbiamente ben eseguiti, anche se privi di particolari sussulti.

Certo la versione bossa di When I fall lascia un po’ perplessi ma il tono e l’atmosfera generale del disco rendono l’ascolto assolutamente piacevole.

Da segnalare l’ottima intonazione e il suono asciutto e gradevole del piccolo Supnick, Davide, quattordicenne figlio di Michael, ospite in When you’re smiling, che sicuramente ripercorrerà con successo le orme del papà e la presenza di un altro nome storico del jazz tradizionale italiano, Lino Patruno, nella ballad romantica Forever Blues, l’unico pezzo dotato di un certo lirismo. Disco ideale per chi si avvicina per la prima volta a questa musica.

Link: il sito di Michael Supnick – http://users.libero.it/supnick/