Di: Alessandra Staiano

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Dieci minuti di applausi a scena aperta sono il meritato tributo che il pubblico del Teatro Bellini di Napoli ha tributato a “La resistibile ascesa di Arturo UI”, testo di quel genio teatrale che è stato Bertolt Brecht per la regia di Cluadio Longhi, alla prima andata in scena martedì 28 febbraio 2012. Straordinario Umberto Orsini nelle vesti del protagonista: Arturo UI, l’alias di Adolf Hitler che Brecht creò per questa “farsa storica”- come lo stesso autore la definì – quando la seconda guerra mondiale imperversava già da due anni e aveva iniziato a disseminare in tutta Europa un orrore di cui solo si sarebbe scoperta a pieno la portata soltanto al termine del conflitto. Ma Brecht, dal suo esilio in Finlandia, aveva già inteso tutto il dramma e volle descriverne l’origine, indagando sui meccanismi violenti del potere e della demagogia che segnarono i nove anni precedenti l’inizio ufficiale della guerra. Lo fece trasportando i suoi personaggi (Hitler e i suoi principali sodali del partito nazista) nella Chicago degli anni Trenta, nell’America sconvolta dalla crisi economica e finanziaria del ’29 che divenne facile preda degli appetiti famelici di criminali mafiosi del calibro di Al Capone anche grazie alla corruzione dei politici e alla paura disseminata nel popolo, a colpi di omicidi e racket. Il parallelo con la situazione tedesca era più che immediato per chi conosce i fatti storici di quegli anni. Se sulla scena il trust dei venditori di cavolfiori studia la strategia per allargare il proprio dominio commerciale attraverso la corruzione di un politico e l’alleanza con un gangster, nella realtà storica furono gli Junker prussiani – i proprietari terrieri fondiari – a solleticare le ambizioni del presidente del Reich, Paul von Hindenburg aprendo la strada all’ascesa del nazismo e di Hitler. Il fuhrer viene descritto da Brecht come un gangster prima in condizioni malandate che per acquisire sicurezza e imparare a parlare in pubblico deve affidarsi alle lezioni di un attore (Orsini è magistrale in questa scena nella quale veste i panni di entrambi i personaggi) e poi capace di qualsiasi nefandezza: dall’assassinio di uno tra i suoi più fidati sgherri (Ernesto Roma, alias di Ernst Rohm che venne ucciso nella “notte dei lunghi coltelli” ed affidato all’intensità interpretativa di Lino Guanciale) alle lusinghe moleste sulla vedova di un uomo che aveva fatto ammazzare durante gli stessi funerali. Le scene si susseguono veloci in una sequenza fatta di quadri brevi e incisivi. Il tono della farsa assume punte grottesche. Neanche il canto che “cuce” l’uno all’altro molti degli episodi narrati e nel quale dimostra notevoli dota Luca Micheletti nelle vesti di Giuseppe Givola riesce ad addolcire la ferocia del racconto. Anzi. Bravissimi tutti i giovani attori in scena con il meraviglioso Umberto Orsini. Potente e attualissimo il testo di Brecht che, come solo un grande classico sa fare, ricorda a tutti che “il passato si può sempre ripetere se non si ricorda il passato”. Repliche fino a domenica 4 marzo 2012.