Di: Sergio Palumbo

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Un salotto in stile Ikea, in confronto a quello nel quale vivono il barone di Glamis e sua moglie, Lady Macbeth, sembrerebbe quello di una reggia. Un divano, una lampada ed un tavolino cosparso di bottiglie di alcolici mezze vuote e di bicchieri presto riempiti ed ancor più presto svuotati. Sul divano, tre bambolotti, a rappresentare le tre streghe che, con voce metallica registrata come quelle delle moderne bambole parlanti, pronunciano le profezie che sono il motore propulsore dell’intreccio shakespeariano. E’ da questa prospettiva di etilica intimità che Andrea De Rosa mette in scena, nella nuova traduzione di Nadia Fusini, le pulsioni, le ambizioni, gli istinti sanguinari, i conflitti interiori e gli incubi di Macbeth e consorte.

Con un ritmo incessante ed incalzante, come il battito del cuore di Macbeth quando matura la decisione di uccidere Macduff, nel vortice del monologo scandito dai colpi sempre più veloci sul petto microfonato di Seyton, il Macbeth di De Rosa tiene altissima l’attenzione del pubblico in sala, per lo più giovanissimo, rileggendo in chiave psicologica la tragedia di Shakespeare. Complici, nel catturare l’attenzione del pubblico, alcuni eccessi, con punte splatter, tra feti morti, tanto sangue e macabre risate, omicidi ed infanticidi illuminati dall’intermittenza di una luce stroboscopica, tanto che a volte si ha quasi la sensazione di ritrovarsi catapultati in un film pulp. Ma mai fermarsi alle apparenze. Nonostante le scene forti e truculente, la caratteristica che più risalta di questa rappresentazione è l’analisi interiore dei protagonisti alla ricerca di ciò che muove le loro azioni malvagie ed il loro conflitto interiore, perfettamente incarnato dai protagonisti, a partire dalla fisicità di Battiston e dal suo volto pacioso e un po’ infantile trasformato e stravolto dalla furia omicida e dal sangue che imbratta le sue mani ed il suo pastrano, con accanto la Lady Macbeth interpretata egregiamente da Frédérique Loliée, con un accento esotico a renderla ancor più inquietante.

Si può affermare, senza timore di smentite, che Giuseppe Battiston è uno dei migliori attori dell’attuale scena teatrale e cinematografica italiana. Il problema è che se è senz’altro vero che Battiston è stato sempre più che all’altezza dei ruoli a lui affidati, non sempre è stato vero che il ruolo fosse all’altezza dell’attore. Macbeth, o meglio, questo Macbeth, sembra calzargli addosso perfettamente.

Molto buona l’interpretazione di tutti gli altri attori, tra cui spicca Ivan Alovisio nel ruolo di Banquo, mentre merita una menzione particolare l’ottimo lavoro sui suoni, ad opera di Hubert Westkemper.

Link: il sito del Teatro Bellini di Napoli – www.teatrobellini.it