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JOHN AXELROD ANCORA UNA VOLTA SUL PODIO DEL SAN CARLO

DOPO IL GRANDE SUCCESSO DI ONEGIN E DEL CONCERTO IN MEMORIA DI CLAUDIO ABBADO

Dopo il grande successo di Evgenij Onegin e il commovente concerto in ricordo di Claudio Abbado, venerdì 7 marzo ore 20.30 (in replica sabato 9 alle ore 18) John Axelrod sale ancora una volta sul podio del Massimo napoletano, alla guida dell’Orchestra stabile, per il nuovo appuntamento della stagione sinfonica 2013-14.

In programma la Prima sinfonia in re maggiore op. 25, detta “Classica” di Sergej Prokof’ev, la Sinfonia concertante in mi bemolle maggiore per oboe, clarinetto, corno, fagotto e orchestra k297b di Wolfgang Amadeus Mozart (solisti le prime parti del San Carlo Domenico Sarcina, Luca Sartori, Ricardo Serrano, e Mauro Russo) e la Sinfonia n.2 in re maggiore op. 73 di Johannes Brahms.

Laureato alla Harvard University e formatosi nella tradizione di Bernstein, John Axelrod è dal 2011 Direttore Principale Ospite dell’Orchestra Sinfonica “Verdi” di Milano. Il suo stile carismatico e un repertorio estremamente vasto ne fanno uno dei più richiesti direttori d’Orchestra del panorama musicale contemporaneo. Tra le tante orchestre con cui ha collaborato, la Rundfunk-Sinfonieorchester di Berlino, NDR Symphony di Amburgo, Dresdner Philharmonic, Israel Philharmonic, Orchestre de Paris, Royal Philharmonic of London, London Philharmonia, e in Italia l’ Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI di Torino, Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia.

Sergej Prokof’ev lavora alla sua Prima sinfonia in re maggiore op. 25, detta “Classica”, tra il 1916 e l’estate del 1917, anno cruciale per la storia russa. Il suo è un universo ampissimo di conoscenze musicali, orientato sia all’approfondimento della tradizione classico-romantica, sia alle più moderne e attuali tendenze compositive europee. E moderna e classica allo tempo stesso è la sua Prima sinfonia, ancorata alla tradizione ma aperta già al futuro. Il compositore frequentava e assorbiva infatti la musica dei maggiori autori della prima avanguardia (da Debussy a Ravel, da Skrjabin, a Stravinskij), senza mai dimenticare l’amore e la sensibilità per la tradizione classica, Haydn e Mozart su tutti. Classico è certamente l’impianto strutturale di questa Prima sinfonia, basato sui tradizionali quattro movimenti. L’Allegro, iniziale conferma pienamente questa miscela di classico e moderno anche per l’accento ironico e umoristico che, traspira poi anche dal delicato Intermezzo-Larghetto, pieno di espressività e venato talvolta di struggente nostalgia. Il terzo movimento è un capolavoro di stile e di eleganza compositiva, basato su una sapiente stilizzazione i versione moderna delle tradizionali danze di corte settecentesche. Il Finale, energetico e spumeggiante regala all’ascoltatore una durevole risonanza felice e positiva.

Scritta in brevissimo tempo, tra il 5 e 20 aprile 1778, la meravigliosa Sinfonia Concertante in mi bemolle maggiore per oboe, clarinetto, corno, fagotto, e orchestra, k. 297b di Wolfgang Amadeus Mozart fu composta su richiesta del direttore della notissima istituzione musicale dei “Concerts Spirituels”, Jean Le Gros, e di un gruppo di valentissimi strumentisti della celeberrima orchestra di Mannheim. Una nuova versione dell’opera ricomparirà più tardi, trascritta probabilmente da anonimo con una variante significativa, ovvero la sostituzione delle parti di flauto e oboe, con quelle di oboe e clarinetto. Le caratteristiche generali e l’atmosfera sonora dell’opera appaiono perfettamente aderenti al gusto francese per la meravigliosa e mondana piacevolezza dei temi, come nei due gruppi di motivi che nell’Allegro iniziale vengono proposti dall’orchestra e poi ripresi e variati in giochi musicali dai quattro solisti, o ancora per la grave solennità dell’Adagio, con quel lirismo cantabile di clarinetto e fagotto che sembra preludere al clima misterioso e massonico del Flauto magico, o infine per la divertentissima, gioviale trama di dieci variazioni dei solisti sul tema iniziale nell’Andantino con variazioni che chiude una musica che è puro godimento e vera ricreazione. Questa meravigliosa pagina sinfonica vedrà in giocole prima parti dell’Orchestra del Teatro di San Carlo( oboe Domenico Sarcina, clarinetto Luca Sartori, corno Ricardo Serrano, fagotto Mauro Russo).

Composta nel corso dell’estate del 1877, la Seconda sinfonia in re maggiore op. 73 di Brahms vide la luce ad un anno di distanza dalla Prima fu eseguita per la prima volta il 30 dicembre dello stesso anno presso la Großer Musikvereinsaal di Vienna dai Wiener Philharmoniker diretti da Hans Richter. Il successo fu immediato e l’apprezzamento unanime. La saliente serenità e leggerezza della Seconda sinfonia, fa emergere una chiara vena schubertiana sia nello sviluppo del discorso melodico, sia per la cantabilità. L’Allegro non troppo è per lo più essenziale, costituito tre soli suoni da cui però prende vita e si sviluppa per progressive elaborazioni l’intero movimento. L’Adagio non troppo inizia con una delle più belle e seducenti melodie di Brahms, e così con il terzo movimento, Allegretto grazioso, quasi andantino, pastorale fin dall’esordio degli oboi, introduce un tracciato che si dispiega poi secondo le peculiarità formali dello scherzo con trio. Infine il coinvolgente Allegro con spirito riprende, trasformandola, la cellula d’inizio del primo tempo e induce a recepire il senso di una circolarità simmetrica e di unità elaborativa interna, marchio di fabbrica brahmsiano.

Venerdì 7 marzo 2014, ore 20.30

Sabato 8 marzo 2014, ore 18.00

TEATRO DI SAN CARLO

John Axelrod/Orchestra del Teatro di San Carlo

Direttore: John Axelrod

Oboe: Domenico Sarcina

Clarinetto: Luca Sartori

Corno: Ricardo Serrano

Fagotto: Mauro Russo

Orchestra del Teatro di San Carlo

Programma

Sergej Prokofe’v, Sinfonia n.1 in Re Maggiore “Classica”, op. 25

Wolfgang Amadeus Mozart, Sinfonia Concertante in Mi bemolle Maggiore per oboe, clarinetto, corno, fagotto e orchestra K297b

Johannes Brahms, Sinfonia n.2 in Re maggiore, op. 73

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E L’ULTIMA REPLICA DI ONEGIN E’ UN’OCCASIONE PER FAR RIFLETTERE SULLA FIGURA FEMMINILE NELLA SOCIETA’ CONTEMPORANEA: LA GRANDE ANTROPOLOGA AMALIA SIGNORELLI INCONTRERA’ IL PUBBLICO TRA PRIMO E SECONDO ATTO

Domenica 9 marzo, in occasione dell’ultima replica di Evgenij Onegin delle ore 19, durante il primo intervallo, l’antropologa Amalia Signorelli incontrerà il pubblico per una riflessione sulla figura femminile nella nostra contemporaneità, partendo dal personaggio di Tat’jana, troppo spesso letto e interpretato da una sensibilità esclusivamente maschile.

La donna moderna ricerca l’autonomia e le regole cui essere fedele. Siamo sicuri che la Tat’jana di Onegin in fondo non abbia scelto in questa direzione?

La Signorelli, docente nelle Università di Urbino, Roma e Napoli, ha condotto ricerche in particolare sui processi di modernizzazione dell’Italia meridionale, sulle migrazioni, sulla condizione femminile, sulle culture urbane

Amalia Signorelli

Antropologa culturale

Nata a Roma, ha insegnato nelle Università di Urbino, Napoli e Roma ed è stata invitata in alcune Università straniere. In quanto antropologa culturale, da sola o partecipando a gruppi, ha fatto molte ricerche: sui processi di modernizzazione dell’Italia meridionale, sulle migrazioni, sulla condizione femminile, sulle culture urbane. Tra i suoi libri, il più attuale, anche se non il più recente, è del 1983: si chiama Chi può e chi aspetta. Giovani e clientelismo in un’area interna del Mezzogiorno.(Liguori,Napoli) e dimostra che già in quella data era possibile prevedere lo sfascio politico-istituzionale in cui siamo piombati oggi in Italia. Infatti uno degli obiettivi che Amalia Signorelli ora si pone è capire perché la nostra classe dirigente prenda sistematicamente decisioni i cui nefasti effetti sono largamente prevedibili; e perché gli italiani continuano a lasciarglielo fare. L’antropologa sostiene che si tratta di una questione di mentalità e dunque un oggetto preferenziale per l’antropologia culturale.