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UN SUGGESTIVO ELISIR D’AMORE, IN PRIMA DOMENICA 5 OTTOBRE, CONCLUDE LA PRIMA EDIZIONE DEL SANCARLOPERAFESTIVAL CON LA REGIA DI RICCARDO CANESSA ED UN GRANDE CAST VOCALE

Domenica 5 Ottobre, alle 21, prima rappresentazione de L’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti, ultimo titolo della prima edizione di SANCARLOPERAFESTIVAL che replica per 3 date: mercoledì 8, sabato 11e Domenica 12 Ottobre, sempre alle ore 21. La poduzione si avvale della direzione di Giuseppe Finzi e della regia di Riccardo Canessa nonché di un cast vocale d’eccezione che vede due star emergenti nel panorama lirico mondiale quali Olga Peretyatko e Giorgio Berrugi nei ruoli di Adina e Nemorino oltre a Mario Cassi, Nicola Alaimo e Marilena Laurenza in quelli, rispettivamente, di Belcore, Dulcamara e Giannetta. I costumi di questa produzione (Allestimento della Fondazione Arena di Verona) sono di Artemio Cabassi e le luci di Carlo Netti. Nei ruoli di Adina e Nemorino si alterneranno alla Peretyatko ed a Berrugi, per la sola recita dell’11 Ottobre, Grazia Doronzio e Leonardo Cortellazzi.

L’Elisir d’amore di Donizetti è universalmente riconosciuto come uno dei capolavori del teatro lirico. Quest’opera comica composta in tempi brevi su commissione dell’impresario Alessandro Lanari, prende il soggetto dal libretto francese Le philtre (Il filtro), scritto da Eugène Scribe per un’opéra-comique di Daniel-François Auber rappresentata nel 1831 con successo all’Opéra di Parigi, dove resterà in repertorio fino al 1862. Per la traduzione viene incaricato il librettista Felice Romani, che ne ricaverà un testo migliore dell’originale. Con L’Elisir il compositore bergamasco coglie la sfida nel confronto con l’allora popolarità dell’opera seria e, insieme al librettista, delinea spessore e sviluppo psicologico per i personaggi. Questi, infatti, vengono dotati di pathos reale al posto della tradizionale stereotipia delle emozioni, che fino ad allora aveva caratterizzato l’opera buffa di stampo rossiniano.

Il regista Riccardo Canessa così racconta la storia di questo sua allestimento di Elisir d’amore: “Questo allestimento è nato nel 2003 per il Filarmonico di Verona, é andato in scena, in seguito, anche nel 2009 e nel 2013 e dopo l’edizione del 2009 iniziarono una serie di contatti per portarlo pure a Napoli. Tengo a dire che si tratta di un’edizione di Elisir di grande ispirazione napoletana e ricordo proprio che tutto iniziò con una intervista al TGR RAI della Campania in cui mi auguravo di poter portare questo spettacolo proprio lì dove era idealmente nato e, finalmente, questo giorno é arrivato. L’Elisir d’amore é un’opera che si presta, per storia e concettualità, a qualche “escursione” in ambientazioni “diverse” – prosegue Canessa – Personalmente, ho scelto di ambientare la storia ispirandomi al Presepe Napoletano settecentesco, alla cui storia e tradizione hanno contribuito scultori eccezionali tra cui Sammartino, Gori, etc. Aiutato anche dai bellissimi costumi di Cabassi, abbiamo concepito di raccontare questa storia in maniera tutto sommato semplice ed essenziale all’interno di un’ambientazione ispirata al Presepe perché in Elisir sono presenti degli importanti elementi collegati proprio ad esso, per esempio l’immancabile osteria ed alcuni personaggi: ad esempio Nemorino potrebbe essere accostato al personaggio di Benino, il pastore “sognante” che osserva la stella cometa assorto nei suoi pensieri, rapito dalla magia della nascita di Gesù Bambino; poi il personaggio di Dulcamara, quasi una sorta di Re Magio truffaldino sotto mentite spoglie ed ancora Belcore, quasi il classico “miles” romano anche lui presente in ogni Presepe. Un personaggio che invece ho sempre inserito io é quello della “capera”, ovvero la parrucchiera, per la realizzazione della quale mi sono ispirato ad una delle più grandi caratteriste del teatro napoletano: Tina Pica anche se, per arrivare a qualcosa che avesse le sembianze “giuste”, abbiamo dovuto addirittura travestire un uomo…..

In Elisir d’amore, il riconoscimento dei valori di onestà e costanza di Nemorino da parte di Adina è il nuovo “fattore umano” di risoluzione del dramma introdotto da Donizetti, in grado di scardinare la logica fino ad allora propria dell’opera comica, la quale affidava la risoluzione del conflitto all’inganno o alla combinazione fortuita degli eventi. Anche l’ambientazione del dramma sposta l’attenzione dall’interno borghese o dal vecchio contesto aristocratico verso un paesaggio campestre, dove prendono vita e parola i caratteri della vita quotidiana estranei ai misteri ed ideali del potere, dell’ironia e della critica sociale, anime semplici e superstiziose che credono agli elisir d’amore. A proposito di quest’opera e delle sue caratteristiche musicali e drammaturgiche, sottolinea Canessa che: “Elisir d’amore é una di quelle opere che fanno “da ponte”, ovvero traghettano uno stile verso quello successivo. La grande magia di Elisir d’amore é che, sino ad un certo punto, noi ascoltiamo evidenti citazioni rossiniane ma, improvvisamente, abbiamo – per esempio – un Concertato dove emergono, con altrettanta forza e chiarezza, atmosfere preromantiche. Successivamente, nel secondo atto, scene divertenti, come il duetto Belcore–Nemorino o quello Dulcamara–Adina, sono pezzi di evidenti ascendenze rossiniane che, però, lasciano repentinamente il passo a capolavori come la celeberrima Aria “Una furtiva lagrima”. Insomma, Elisir d’amore é come un grande quadro d’autore di scuola e tradizione consolidate all’interno del quale vi sono elementi nuovi ed inaspettati che anticipano il futuro con tale forza da lasciare sconcertanti. E’ un nuovo stile che si sta affacciando e che in Donizetti trova il suo traghettatore ideale. Del resto é un musicista affascinante ed io amo spesso citare anche Don Pasquale come esempio di opera che rappresenta l’evoluzione di uno stile compositivo nel linguaggio del melodramma; nondimeno é proprio Elisir che rappresenta per molti cantanti – tenori in particolare – un punto di arrivo in questo senso. Il personaggio di Nemorino é uno dei pochi di questa letteratura a cui anche interpreti ormai radicati nel repertorio verdiano tornano per darne un’interpretazione pienamente e meritatamente romantica. Ciò é oltremodo affascinante per me e si deve proprio al fatto che in quest’opera si trovano più stili musicali e di espressione mirabilmente fusi insieme”. Io ho una massima – conclude Renato Canessa – che mi deriva dalla mia famiglia la quale – posso dire – veramente “viene dal palcoscenico”. La massima in questione é che il regista deve sempre porsi di fronte all’opera che mette in scena come se il pubblico che assisterà alla produzione da lui allestita vedesse quella particolare opera per la prima volta. Con questo non voglio dire che necessariamente si debba essere fedeli all’epoca, alle tradizioni etc. ma invece che bisogna essere sempre e comunque coerenti e comprensibili”.

Biglietti da 30 a 60 euro

per info 0817972331 – 412 biglietteria@teatrosancarlo.it