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VENERDI’ 10 OTTOBRE 2014, ALLE 20,30, SECONDO APPUNTAMENTO SINFONICO FUORI ABBONAMENTO PER LA DIREZIONE DI STEFAN ANTON RECK E LA PARTECIPAZIONE SOLISTICA DI FABRIZIO VON ARX. IN PROGRAMMA IL BELLISSIMO CONCERTO PER VIOLINO DI MENDELSSOHN E LA SETTIMA SINFONIA DI BEETHOVEN

Venerdì 10 ottobre ore 20.30 nuovo appuntamento sinfonico fuori abbonamento al Teatro di San Carlo. Protagonisti, STEFAN ANTON RECK sul podio dell’Orchestra del Teatro di San Carlo con la partecipazione del notissimo violinista FABRIZIO VON ARX conosciuto e stimato dal pubblico italiano ed internazionale come uno dei migliori e più sensibili virtuosi della sua generazione, perfettamente a proprio agio da sempre con tutti i capolavori del vastissimo repertorio per il suo strumento e particolarmente apprezzato per un approccio al Romanticismo musicale sempre attento ad esaltarne sonorità e caratteristiche restando però anche nel solco di una modernità interpretativa ed espressiva che é cifra stilistica riconosciuta tanto a lui quanto a Reck, interprete di fama internazionale in carriera sin dai primi anni ’90 e già molto applaudito al San Carlo per un concerto lo scorso anno nonché per la produzione di Der fliegende Holländer di Wagner nella stagione lirica 2012-13.

In particolare, Stefan Anton Reck ha scelto questo Teatro e questa Città per una tappa importante della propria carriera che, come egli stesso spiega, e’ occasione per essere, per la prima volta in una capitale europea della musica, nella doppia veste di direttore d’orchestra e protagonista di una mostra di pittura: “La pittura e’ sempre stata presente nella mia vita e nella mia attività insieme alla musica – spiega il Maestro Reck – Ho studiato tutte e due e forse solo per motivi pratici sono andato più nella direzione della carriera musicale prima con il pianoforte e poi, con gli studi universitari a Friburgo di storia dell’arte e pianoforte. Frequentando l’opera in quella città ed assistendo a rappresentazioni di opere wagneriane e non solo, si accese in me la grande passione per il teatro lirico e per la direzione d’orchestra che mi indusse a concentrarmi su questo lasciando da parte la pittura che e’ rimasta un po’ in sott’ordine ma che comunque continuavo a praticare soprattutto nei periodi estivi durante le vacanze”.

In programma alcune delle più belle e conosciute pagine sinfoniche di tutti i tempi, il Concerto in mi minore op. 64 per violino e orchestra di Felix Mendelssohn-Bartholdy, e la Sinfonia n. 7 in La maggiore op. 92 di Ludwig van Beethoven. Una delle più belle composizioni per violino e orchestra di tutto il repertorio romantico, il Concerto in mi minore op. 64, di Mendelssohn è senza dubbio un vero gioiello musicale. Venne dall’Autore dedicato al carissimo amico Ferdinand David, primo violino dell’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia e fu eseguito il 13 marzo 1845 sotto la direzione di Niels Gade; Lavorando alla partitura, Mendelssohn più volte si avvalse della collaborazione di Ferdinand David anzi, si crede che buona parte della Cadenza del primo movimento sia stata scritta proprio dallo stesso violinista. Il fascino di questo Concerto si deve alla felice invenzione tematica ed al brillante rilievo della parte solista bilanciata dalla radiosa scrittura orchestrale; da sottolineare che Mendelssohn abbandona in questo lavoro la tradizionale esposizione orchestrale facendo iniziare il concerto dal solista, assoluta novità per l’epoca.

A proposito di questo programma, il Maestro Reck commenta: “Ho sempre pensato, a proposito del Concerto di Mendelssohn, che questa musica ha bisogno di un forte slancio ritmico se no rischia di cadere in una certa ripetitività melodica e di fraseggio che non e’ rispettosa del pensiero originale dell’autore. Ritengo che la testimonianza discografica più aderente ad una visione moderna e stilisticamente efficace di questo Concerto sia la registrazione di Jascha Heifetz e Fritz Reiner incisa a Chicago; in essa ritroviamo quegli elementi di vivacità e slancio ritmico e di fraseggio senza i quali, per me, qualsiasi esecuzione pur interessante, consegna questo Concerto splendido ad una dignitosa routine non rispettosa del pensiero originale del compositore…” Quanto alla Settima di Beethoven aggiunge: “E’ una sinfonia che ha avuto, potrei dire, un ruolo cruciale in alcuni momenti della mia vita. Quando iniziai a studiarla, lavorai sulla vecchia edizione Breitkopf & Haertel, poi uscì una nuova edizione Henle ed infine, dieci anni fa, e’ apparsa l’edizione Baerenreiter. In tutto questo percorso di edizioni e revisioni, in realtà, la sostanza e’ cambiata poco con correzioni relativamente marginali quindi, in verità, possiamo considerare più fondamentale l’approccio dell’interprete stesso piuttosto che la qualità dei materiali musicali che tra loro differiscono davvero poco. La dimostrazione di quanto dico sta anche nel fatto che oggi, nell’interpretazione beethoveniana, troviamo una molteplicità di atteggiamenti diversi compresi certi estremismi filologici sui quali, per la verità, non sono molto s’accordo. Con la Settima Sinfonia vinsi il Concorso Gino Marinuzzi nel 1990, Marinuzzi era siciliano e dieci anni dopo sarei diventato direttore stabile al Teatro Massimo di Palermo. Poco prima di allora, a Tanglewood, ero stato assistente ed allievo di Bernstein e potei anche prendere parte ad un concerto, il penultimo della sua vita, quando diressi la Prima Sinfonia di Shostakovitch nella prima parte mentre lui diresse la Terza di Copland nella seconda. Il successivo concerto, pochi giorni dopo, fu il suo ultimo e diresse proprio la Settima di Beethoven quasi come un commiato da noi tutti. Infine, per venire ad oggi, questa Sinfonia mi accompagna in questa occasione che è la prima volta, nella mia vita e carriera, in cui musica e pittura si incontrano in un singolo evento.

«Tutti i tumulti, le brame e tempeste del cuore divengono qui la beata insolenza della gioia […]. Questa sinfonia è l’apoteosistessa della danza: è la danza nella sua suprema essenza […]». E’ questa la definizione che Wagner diede in Opera d’arte dell’avvenire della Sinfonia n. 7 di Ludwig van Beethoven. Composta, con ogni probabilità nell’inverno 1811-12, la Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92 fu presentata in pubblico oltre un anno e mezzo dopo il suo compimento, l’8 Dicembre 1813, in un concerto all’aula magna dell’Università di Vienna, a beneficio dei soldati austriaci e bavaresi feriti nel corso della battaglia di Hanau (30-31 ottobre). Visto che si trattava d’una manifestazione patriottica ed “antinapoleonica”, il pezzo forte del concerto fu un brano ‘militare’ in due parti, composto da Beethoven per celebrare il trionfo delle truppe britanniche sull’esercito francese in Spagna, presso la città di Vitorian neu Paesi Baschi, il 21 giugno dello stesso 1813. Tra i più importanti musicisti di Vienna presero parte all’esecuzione: Antonio Salieri (il presunto rivale di Mozart, già insegnante del giovane Beethoven), Joseph Weigl (compositore e direttore, anch’egli allievo di Salieri) ed il pianista virtuoso e compositore Johann Nepomuk Hummel (allievo di Mozart, Clementi e Salieri). Alla critica, la Settima piacque da subito: la «Allgemeine musikalische Zeitung», nel 1816, la definì una «nuova dimostrazione dell’inesauribile talento di Beethoven».

Biglietti da 10 a 30 euro

per info: 0817972331 – 412 biglietteria@teatrosancarlo.it