Di: Sergio Palumbo

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Pietro è nato e vive nella provincia di Napoli da genitori siciliani. Il padre, che ha ereditato una pompa di benzina, vuole che il suo unico figlio lavori con lui, ritenendo troppo poco virile il lavoro di estetista in cui il giovane iniziava a destreggiarsi con abilità. Pietro ha un corpo di uomo, ma un’anima di donna. Chiuso nella sua stanza, sposta i mobili, si veste da donna, indossa scarpe con tacchi vertiginosi e balla. La sua unica evasione è nel giorno di chiusura della pompa di benzina, il mercoledì, quando, dopo aver preso l’autobus e la Circumvesuviana, Pietro arriva a Napoli e va in giro per le strade del centro a comprare abiti e scarpe da donna. Cresciuto con un padre che non lo trova “normale” e che gli urla con tutta la sua rabbia la vergogna che prova ad avere un figlio come lui e con una madre che continua a ripetergli che “i masculi devono stare cu e fimmine” e che farebbe bene a sposarsi, darle dei nipotini e poi magari “ammucciuni da a mugghieri” ogni tanto può farsi passare “lo sfizio” di stare con un uomo, Pietro a quarant’anni conosce il suo grande amore: un negoziante di via Toledo che vende scarpe da donna. Ma l’entusiasmo di Pietro e le speranze di poter finalmente abbandonare il paesino in cui vive per coronare il suo sogno d’amore andando a convivere con l’uomo che ama saranno destinate ad infrangersi contro un’amara verità ed un triste destino.

Emma Dante firma un testo di grande impatto che mette a nudo i tabù ed i pregiudizi della società contemporanea nei confronti del tema dell’omosessualità, la cui retrograda ottusità si avverte ancor di più nel Meridione. “Ho scritto questa storia perché spero che sulle unioni omosessuali l’Italia colmi il ritardo con l’Europa. Perché detesto la repressione del vero desiderio, del talento”, scrive la Dante nelle note di regia. La forza del testo della Dante, cui non mancano echi ruccelliani, sta nella sua grazia dolente e struggente, che proietta lo spettatore in una dimensione onirica, nell’incantato candore dei sogni di Pietro, che continuerà a ballare da solo nella sua stanza, gabbia da cui non riuscirà a scappare (“Pietro non ci prova neanche a scappare”, scrive la Dante).

La regia, firmata dalla stessa Emma Dante, che ha curato con maestria anche scene e costumi, punta tantissimo sulla gestualità e sulla fisicità, materializzando l’anima femminile di Pietro in una sensuale ballerina di burlesque, interpretata da una bravissima Viola Carinci, mentre Roberto Galbo danza per interpretare Ciro, il grande amore di Pietro. Un particolare plauso va alle suggestive coreografie di Davide Celona. Francesco Guida è abilissimo nel suo continuo sdoppiarsi, interpretando contemporaneamente e con grande energia la madre ed il padre di Pietro. Magistrale e di straordinaria intensità la prova attoriale di Carmine Maringola nel ruolo di Pietro, riuscendo a rendere perfettamente il variegato carico emozionale del protagonista, tra ingenuità, desiderio, determinazione, speranza, illusione e disillusione.

“Operetta burlesca” sarà in scena al Teatro Bellini di Napoli fino al 3 aprile 2016.

Link: il sito del Teatro Bellini di Napoli – www.teatrobellini.it