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Giovedì 15 dicembre 2016, Teatro Nuovo di Napoli
Il sangue di Pippo Delbono
Per la prima volta Pippo Delbono affronta una tragedia greca, trasformata
in dramma del vagabondare, dell’essere interdetti, dell’incrociare la morte
“Solo colui che ha attraversato indenne il confine della vita, solo quell’uomo puoi chiamare felice dice Sofocle del suo Edipo”. Inizia da qui il viaggio in cui ci guidano Pippo Delbono, attore e regista consacrato e pluripremiato in Italia e all’estero, e Petra Magoni, raffinatissima interprete dal talento multiforme, ne Il sangue, in scena da giovedì 15 dicembre 2016 alle ore 21.00 al Teatro Nuovo di Napoli, accompagnati dalle preziose musiche di Ilaria Fantin (liuto, opharion, oud, chitarra elettrica).
Un concerto in forma drammatica che porta in scena Pippo Delbono, uno dei protagonisti del teatro del nostro tempo, una sensibilità da sempre incline a esporre storie personali, tensioni politiche, conflitti sociali e Petra Magoni, un’interprete che, attraverso il progetto “Musica Nuda”, ha spogliato la canzone per rivelare un sorprendente terreno di passione, talento e comunicazione.
Le parole di Delbono trovano eco e musicalità nella vocalità suadente e prorompente della Magoni, per ricomporsi, poi, nelle fascinose melodie rinascimentali, da Peri e Caccini al sommo Monteverdi, in una performance che accosta Sofocle, Lou Reed, Leonard Cohen, Sinéad O’Connor e Fabrizio De André.
Il sangue è una prima tappa del lavoro che l’artista ligure ha intrapreso intorno ai grandi temi della tragedia. I grandi temi del passato, che restano, poi, quelli dell’essere umano di oggi, sperduto e impaurito nella sua sorte di essere mortale, soggetto al suo inevitabile, inspiegabile scomparire.
Ne Il sangue, in particolare, Delbono si è soffermato intorno a ‘Edipo’, la tragedia di Sofocle. Da una parte Edipo re, che, quando scopre la sua “macchia nera”, si acceca gli occhi e si mette in viaggio con la figlia. E poi l’Edipo esule, scacciato da una terra e accolto da un’altra.
In scena il teatro all’origine arriva a toccare gli aspetti segreti, nascosti, dell’essere umano, anche nella sua spietata mostruosità. L’essere umano che può arrivare a uccidere il padre e a procreare altri figli con la madre, l’essere umano, comunque, sempre visto con gli occhi della compassione.
E poi, i grandi temi si sono confusi con quelli più vicini alla vita, alle madri, ai padri che ci hanno lasciato, ai nostri esuli, a questo strano tempo politico, sociale, spirituale, costruito apparentemente su certezze, ma, nel profondo, così vuoto, confuso, fragile.
Per la prima volta Pippo Delbono fronteggia una tragedia greca, ma ne fa – a quanto dichiara – il dramma del vagabondare, dell’essere interdetti e dell’incrociare la morte.
Il sangue di Pippo Delbono
Napoli, Teatro Nuovo – da giovedì 15 a domenica 18 dicembre 2016
Inizio spettacoli ore 21.00 (giovedì e sabato), ore 18.30 (venerdì e domenica), ore 17.30 (sabato)
Info e prenotazioni al numero 0814976267 email botteghino@teatronuovonapoli.it
Da giovedì 15 a domenica 18 dicembre 2016
Napoli, Teatro Nuovo
Compagnia Pippo Delbono
In coproduzione con il Festival del Teatro Olimpico di Vicenza
presentano
Il sangue
ideazione e regia Pippo Delbono
con
Pippo Delbono e Petra Magoni
e con
Ilaria Fantìn (liuto, opharion, oud, chitarra elettrica )
Durata della rappresentazione 80’ circa, senza intervallo
Più che uno spettacolo teatrale, Delbono ha progettato un concerto in forma drammatica e, con una straordinaria Petra Magoni, ha intrapreso il suo viaggio musicale nella classicità lavorando sul mito di Edipo.
È nato così Il sangue, che fin dal titolo cita i temi e i titoli che da qualche tempo costituiscono il territorio culturale e umano di Delbono.
Uno straordinario artista che con una sensibilità tutta personale che riesce a leggere la situazione sociale e politica attorno a lui anche attraverso la propria biografia.
La condizione tutta particolare della orfanità di Edipo, spogliata dell’aura mitologica della maledizione divina e della Chimera, dell’assassinio ignaro del padre, e della morte che si dà la madre per aver concepito, con lui figlio, altri figli destinati alla maledizione e all’infelicità, diviene la sofferente condizione di sradicamento di una creatura di oggi.
Costretto a misurarsi con la morte e peggio ancora con la vita, ovvero il grumo di rapporti malati e dei non/rapporti di sofferenza che lo allontanano da speranze e illusioni, ma anzi tendono a rinchiuderlo in una invalicabile gabbia di sofferenza.
«Solo colui che ha attraversato indenne il confine della vita, solo quell’uomo puoi chiamare felice» dice Sofocle del suo Edipo, e in qualche modo è questa la traccia del percorso che Pippo Delbono e Petra Magoni, con le musiche preziose che Ilaria Fantin trae da strumenti antichi come il liuto e l’opharion, tracciano sul palcoscenico.
Le parole di Pippo trovano eco e musicalità nei ruggiti e nelle cascate vocali di Petra, per poi ricomporsi nelle volute fascinose melodie rinascimentali, da Peri e Caccini al sommo Monteverdi.
Da una parte un’immensa Petra Magoni che veste e spezza le note dentro vertigini, dall’altra Pippo Delbono che, quasi un cristo laico al centro del palco, pianta i chiodi della tragedia e li semina sulla storia personale che poi è la storia di tutti.
Un racconto di compassione che parte da lontano e arriva fino al presente fatto di madri che ci hanno lasciato, di esuli, di lontananze, di addii e di vite vissute da un’altra parte, anche dalla parte selvaggia, come cantava Lou Reed.
Ma il musicista americano, spesso evocato dallo stesso Delbono non è l’unico grande ad entrare in questo «concerto sul cielo e la terra». Il pubblico vede prendersi per mano Sofocle e Leonard Cohen, Sinéad O’Connor e Fabrizio De André.
L’anima salva, nel finale, è Bobò, attore-feticcio di Delbono, sordo, muto e per quarant’anni rinchiuso in un manicomio.
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