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Stagione d’Opera, di Concerti e di Danza 2019 /2020

La nuova Stagione

Inaugurazione l’11 dicembre con La Dama di Picche di Pëtr Il’ic Čajkovskij diretta da Juraj Valčuha sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro San Carlo

Napoli, 6 giugno 2019 – Una proposta aperta in tutte le direzioni, tra innovazione e tradizione, titoli poco frequentati e grande repertorio, rigorose letture registiche contrapposte a chiavi interpretative che scardinano i canoni della tradizione, direttori di solida e acclarata fama accanto a giovani e sicure promesse.

In uno spettro assai ampio di proposte, testimonianza del fermento creativo e produttivo del San Carlo (quindici titoli d’opera per un totale di settantasei recite, cinque produzioni di danza per ventisei alzate di sipario, ventidue concerti per trenta spettacoli tra musica sinfonica e da camera, per un totale complessivo di 132 performances), è facile trovare nella Stagione 2019/2020 accanto alla inquietante e ombrosa Dama di Picche di Čajkovskij, opera inaugurale diretta dal Direttore Musicale del San Carlo Juraj Valčuha, le più tradizionali Tosca e Norma, per poi passare alla musica contemporanea di Ludovico Einaudi che su libretto di Colm Toibin proporrà la sua nuova opera Winter Journey realizzata dal San Carlo in coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo. Ma subito dopo si torna a un capolavoro assoluto di tutti i tempi, il mozartiano Flauto Magico, e con un salto in avanti di quasi duecento anni a L’amore delle tre melarance, magistrale parodia delle convenzioni del melodramma ottocentesco di Sergej Prokof’ev. Ancora il teatro musicale del ‘700 con La Serva Padrona di Giovanni Paisiello nella orchestrazione di Ottorino Respighi, Il Maestro di Cappella di Domenico Cimarosa (regia di Mariano Bauduin) tra cui si incastonano I Puritani opera che Vincenzo Bellini scrive aprendosi sempre più agli influssi dell’estetica romantica. Dopo uno storico allestimento di Aida a firma di Mauro Bolognini per la regia, e del celebre scultore Mario Ceroli per la scenografia, il sipario si leverà su La Rondine titolo poco frequentato di Giacomo Puccini. Dopo Carmen di Bizet si cambia genere musicale: di scena l’operetta, La Vedova allegra capolavoro di Franz Lehár dove si possono ascoltare mirabili pagine melodiche unite a un raffinato uso dell’orchestra. Si torna a un più austero Maometto II – diretto da Diego Fasolis per la prima volta al San Carlo – una delle opere serie che Gioachino Rossini scrisse a Napoli, e qui rappresentata esattamente duecento anni fa. Maometto II sarà eseguito in forma di concerto.

Si chiude con Traviata, nel collaudatissimo allestimento per la regia di Lorenzo Amato, le scene di Ezio Frigerio e i costumi di Franca Squarciapino.

La promessa di un progetto creativo si mantiene anche nella scelta dei registi. Il Teatro San Carlo chiama in scena non solo i nomi più illustri della regia internazionale, ma le personalità più diverse per i percorsi stilistici operati e soprattutto apre il palcoscenico alle nuove generazioni dei registi più interessanti.

Si parte, dunque, l’11 dicembre con La Dama di Picche allestimento a firma di Willy Decker acclamato regista della recente Kabanova opera applaudita da pubblico e critica. Emerso sulla scena internazionale in un lasso di tempo brevissimo come una delle personalità più interessanti Damiano Micheletto è regista, invece, della Vedova Allegra – diretta da Nick Davies – nell’allestimento del Teatro dell’Opera di Roma.  Atmosfere lunari, continue opposizioni tra il bianco e nero, il vuoto e il pieno saranno I Puritani dello spagnolo Emilio Sagi diretti dalla sicura mano di Gabriele Ferro. Due le regie di Roberto Andò: il mozartiano Flauto magico, nell’allestimento del Teatro Regio di Torino dove il regista esalta l’aspetto di elegante ma popolare al tempo stesso leggerezza dell’opera e la contemporanea Winter Journey diretta da Carlo Tenan. Così come il bravo Lorenzo Mariani firmerà la nuova produzione de La rondine di Puccini diretta da Valčuha, e di Lorenzo Amato oltre alla Traviata viene riproposta la belliniana Norma sempre per le scene di Ezio Frigerio.

Una importante vetrina si apre sulla “nuova scena” registica. Tosca, seconda opera in cartellone e nuova produzione del Teatro di San Carlo, che già porta con sé una preziosità, ovvero le scene di Mimmo Paladino, sarà affidata a un giovane ma già affermato Edoardo De Angelis, regista, sceneggiatore, autore, produttore cinematografico che proprio al San Carlo affronta la sua prima regia lirica. Sul podio il gradito ritorno di Donato Renzetti.

Alessandro Talevi, invece, giovane e talentuoso regista sudafricano, applaudito dalle platee internazionali e italiane, sarà impegnato nella ripresa della sua già apprezzata regia de L’Amore delle tre melarance presentata con grande successo al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.

Ancora un giovane ma già affermato regista, per un titolo del grande repertorio: Michele Sorrentino Mangini che affronterà Carmen di Georges Bizet. Un’esperienza, quella del napoletano Michele Mangini che ha maturato, inoltre, nella prosa e nel cinema; è anche autore di cortometraggi presentati nei più importanti festival nazionali e internazionali.

I Concerti

Di altissimo livello e assai variegata nella scelta degli interpreti e dei programmi, la Stagione Sinfonica che, accanto all’Orchestra e al Coro del Teatro San Carlo, ospiterà anche rinomate compagini della scena musicale mondiale, con i direttori più celebri.

Il potenziamento della Stagione Sinfonica è reso anche grazie a Concerto d’Imprese, progetto – arrivato al suo secondo anno di vita – sostenuto da un gruppo di eccellenze imprenditoriali del territorio campano (Ambrogio Prezioso per Aedifica / Brin 69 Srl | Gruppi Prezioso e Di Luggo, Fulvio Scannapieco e Vittorio Genna per ALA Advanced Logistics for Aerospace, Carlo e Michele Pontecorvo per Ferrarelle Spa, Simone e Andrea Finamore per SIAP Srl, Philippe Foriel-Destezet per Philippe Foriel-Destezet, Marco Zigon per Getra Spa, Francesco Tavassi per TEMI Spa per GLS, Gianluca Isaia per Isaia Spa, Massimo, Luca e Pietro Moschini per Laminazione Sottile Spa, Costanzo Janotti Pecci per Palazzo Caracciolo Spa, Pasquale Ranieri per Ranieri Impiantistica Spa, Gianfranco D’Amato per Seda Spa) che hanno unito le forze per implementare interventi di sostegno all’attività del Teatro.

Atteso ritorno è quello di Zubin Mehta che a settembre sarà al Teatro San Carlo con la Israel Philharmonic Orchestra con un programma che impagina musiche di Haydn e Berlioz.

Cinque i concerti diretti dal Direttore Musicale Juraj Valčuha, che attraversano un repertorio che da Ligeti, a ritroso arriva sino al rossiniano Stabat Mater per soli, coro e orchestra; maestro del Coro Gea Garatti Ansini. In uno dei concerti diretti da Valčuha per la prima volta suonerà al Teatro San Carlo il giovane pianista Alexander Malofeev.

Grandissimo ritorno sarà quello di Riccardo Muti a gennaio 2020 con la Chicago Symphony Orchestra e a novembre 2020 con l’Orchestra del San Carlo. In quest’ultimo il Maestro farà un omaggio a Saverio Mercadante nel 150° anniversario della morte. E sempre a Mercadante sarà dedicato un concerto diretto da Francesco Ommassini.

Di grande rilevanza i concerti di Neeme Järvi, con al pianoforte il possente Denis Matsuev, il ritorno a febbraio 2020 di un altro illustre direttore come Daniele Gatti, e sempre a febbraio altra prestigiosa presenza sarà quella di Dennis Russel Davies con i Neue Vokalsolisten Stuttgart. Per le grandi orchestre a marzo sarà la volta della Budapest Festival Orchestra diretta da Ivan Fischer, con la violinista Patricia Kopatchinskaja, celebre non solo per il suo straordinario virtuosismo, ma anche perché ama esibirsi a piedi nudi. Ancora tante straordinarie formazioni arricchiscono il cartellone della Stagione Sinfonica: a febbraio arriva la Camerata Salzburg, ad aprile sarà di scena una tra le compagini di musica barocca più rinomate, l’Akademie für Alte Musik che con il Rias Kammerchor – diretti da Justin Doyle – saranno interpreti della grandiosa Passione secondo Matteo di Johannes Sebastian Bach, l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, fondata da Riccardo Muti, che vedrà David Fray impegnato nella duplice veste di direttore e pianista. Sempre per i grandi interpreti il ritorno del pianista Roberto Cominati e il francese Jean-Yves Thibaudet dedicherà il suo concerto debussyano al suo illustre Maestro Aldo Ciccolini a cinque anni dalla scomparsa.

Un vero gioiello si incastona in questa nutrita e appassionante Stagione Sinfonica: il celebre mezzosoprano statunitense Joyce DiDonato che arriva al Teatro San Carlo con un concerto che inanella le migliori perle del melodramma barocco da Monteverdi, a Gluck a Handel a Purcell.

Per le giovani promesse a ottobre 2020 i violinisti Oleksandr Pushkarenko, Riccardo Zamuner e Francesco Maria Navelli.

Completano il ritorno del direttore Josep Pons con la violinista Leticia Moreno e James Feddeck alla testa dell’Orchestra del Teatro di San Carlo.

La Danza

Cinque titoli di richiamo, per una Compagnia giovane e in grande forma, che si confronta con la tradizione e le tendenze della scena contemporanea. La Stagione di Danza 2019 / 2020 del Teatro di San Carlo si muove, infatti, in perfetto equilibrio tra repertorio classico, con balletti come Lo Schiaccianoci, Don Chisciotte e Cenerentola, e la danza di oggi. Per le nuove creazioni il Balletto del Teatro di San Carlo affida a Juliano Nunes la coreografia di Amadè, spettacolo ispirato a Wolfgang Amadeus Mozart. Così le nuove produzioni Come un respiro/Bolero, la prima su musiche di Handel per la coregrafia di Mauro Bigonzetti, e la seconda su coreografia di Giuseppe Picone, Direttore del Balletto del San Carlo.

Una programmazione che conferma l’impegno del Teatro di San Carlo nel valorizzare l’eccellenza del Corpo di Ballo fiore all’occhiello del Massimo napoletano che continua ad ottenere in Italia e nel mondo risultati importanti.

Il San Carlo in Italia e nel mondo

Il San Carlo e un Teatro sempre proiettato all’esterno, e anche quest’anno conferma i numerosi impegni nazionali e sovranazionali.

A giugno Lacco Ameno-Ischia, ospiterà Pulcinella, di Igor Stravinskij con il Balletto del Teatro di San Carlo per la coreografia di Giuseppe Picone. Lo spettacolo sarà ospitato, inoltre a settembre nel Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa di Portici. Il 30 giugno l’Orchestra del Teatro di San Carlo diretta daJuraj Valčuha inaugurerà il Festival di Ravello – con cui il San Carlo ha avviato un rapporto di sinergia istituzionale e artistica. In programma musiche di Martucci e Wagner. L’Orchestra tornerà a Ravello il 18 luglio sempre con Valčuha sul podio con un programma dedicato a Rota, Williams e Gerhwin.

Ad agosto per Matera Capitale Europea della Cultura, Il Teatro San Carlo presenterà Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni diretta sempre da Valčuha perla regia di Giorgio Barberio Corsetti.

A ottobre 2019 prestigioso appuntamento per il Coro del Teatro di San Carlo che inaugurerà la Stagione Sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia nel Requiem “Grande Messe des morts”di Berlioz, diretta da Antonio Pappano.

Ad aprile il Duomo di Orvieto ospiterà l’Orchestra e il Coro del San Carlo per il Concerto di Pasqua dopo le partecipazioni del 2018 col Mosè di Rossini e del 2019 con il Requiem di Verdi.

 Il concerto è registrato dalla Rai e trasmesso la sera del venerdì santo in eurovisione dopo la Via Crucis del papa al Colosseo.

Importanti appuntamenti sovranazionali attendono il Teatro di San Carlo: nel 2020 l’Orchestra sarà ospite del Festival di Pentecoste di Salisburgo e nel 2021 una grande tournée in Cina con il Maestro Zubin Mehta.

Stagione 2019/20

OPERA

Inaugurazione

Mercoledì 11 dicembre 2019 ore 20.00
Pëtr Il’ič Čajkovskij
PIKOVAYA DAMA (LA DAMA DI PICCHE)
Opera in tre atti su libretto di Modest Il’ič Čajkovskij dal racconto omonimo di Aleksandr S. Puškin.
Prima rappresentazione: San Pietroburgo, Teatro Mariinsky, 19 dicembre 1890
Produzione della Staatsoper Hamburg

Direttore | Juraj Valčuha
Regia | Willy Decker
Scene e Costumi | Wolfgang Gussmann

Interpreti
Herman | Misha Didyk / Oleg Dolgov
Il conte Tomskij | Tómas Tómasson
Il principe Eleckij | Maksim Aniskin
Liza | Anna Nechaeva
Polina | Aigul Akhmetchina
La contessa | Julia Gertseva
Čekalinskij | Alexander Kravets
Surin | Alexander Teliga
La governante | Marina Ogii
Maša | Sofia Tumanyan
Čaplickij | Gianluca Sorrentino

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo

Dicembre 2019 mercoledì 11 ore 20.00; venerdì 13 ore 20.00; sabato 14 ore 19.00; domenica 15 ore 17.00

“O ho fatto uno sbaglio spaventoso, o l’opera è un capolavoro”: così scriveva il compositore all’autore del libretto, il fratello Modest Il’ič Čajkovskij, esprimendo sorpresa e soddisfazione per l’inatteso slancio creativo. La Dama di picche fu infatti portata a termine con una rapidità incredibile in poco più di un mese all’inizio del 1890 e replicò il grande successo dell’Eugenio Onieghin (1878), tratto anch’esso da un racconto da Puškin.
I fratelli Il’ič Čajkovskij rielaborarono a fondo il testo originario; dove questo è l’inquietante storia di una ossessione, di un’idea fissa, al centro dell’opera c’è invece la figura di German che diventa l’uomo del destino di due donne: Liza, che viene travolta dalla sua passione e la Contessa che sente in lui, nel suo sguardo di fuoco, una volontà malefica e distruttiva. Musicalmente si tratta di un’opera di straordinaria compattezza e coesione nella quale si fondono appieno perfezione tecnica e verità di espressione ovvero i due poli della musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij, compositore colto e dotato di un mestiere e di un bagaglio tecnico di stile occidentale.

/ Opera

Dal 22 al 29 gennaio 2020

Giacomo Puccini
TOSCA
Melodramma in tre atti su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, dal dramma omonimo di Victorien Sardou.
Prima rappresentazione: Roma, Teatro Costanzi, 14 gennaio 1900
Nuova Produzione del Teatro di San Carlo

Direttore | Donato Renzetti
Regia | Edoardo De Angelis
Scene | Mimmo Paladino
Costumi | Massimo Cantini Parrini

Interpreti
Floria Tosca | Carmen Giannattasio / Monica Zanettin
Mario Cavaradossi | Fabio Sartori / Migran Agadzhanyan
Il Barone Scarpia | Enkhbat Amartuvshin
Cesare Angelotti | Renzo Ran
Il Sagrestano | Matteo Peirone
Spoletta | Francesco Pittari

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Con la partecipazione del coro di Voci Bianche del Teatro di San Carlo

Gennaio 2020 mercoledì 22 ore 20.00; giovedì 23 ore 20.00; venerdì 24 ore 18.00; sabato 25 ore 19.00; domenica 26 ore 17.00; martedì 28 ore 20.00; mercoledì 29 ore 18.00

Nel 1798, dopo le prime vittorie di Napoleone nella prima campagna d’Italia, truppe francesi avevano occupato Roma e proclamato la Repubblica; ma allontanatosi Napoleone per la campagna d’Egitto, il presidio francese fu cacciato da Roma dall’esercito napoletano di Ferdinando IV di Borbone che spazzò via la Repubblica ed i suoi esponenti. Su questa trama storica si basa Tosca che incontrò da subito il favore del pubblico ben presto sedotto dal calore sensuale e dalla vitalità dei due protagonisti: Tosca e Cavaradossi. Ricca di effetti scenici a forti tinte, di particolari realistici, di passioni elementari espresse da motivi energici e melodie impetuose, l’opera disorientò però una parte della critica che fu colpita dal verismo sfrenato che mostra torture e delitti d’ogni genere come nella scena della fucilazione o, ancor più, in quella dell’uccisione di Scarpia per mano di Tosca. Dimenticato l’intimismo piccolo borghese della Bohème, Puccini costruisce l’opera intorno alla figura negativa di Scarpia e crea una partitura ricca di sfumature dinamiche con frequenti indicazioni di piano e pianissimo in orchestra e un uso frequente dei “motivi ricorrenti” ovvero quelle melodie riconducibili ai vari personaggi.

/ Opera

Dal 12 al 20 febbraio 2020

Vincenzo Bellini
NORMA
Tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani, dalla tragedia “Norma” di A. Soumet.
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 26 dicembre 1831
Produzione del Teatro di San Carlo

Direttore | Francesco Ivan Ciampa
Regia | Lorenzo Amato
Scene | Ezio Frigerio
Costumi | Franca Squarciapino

Interpreti
Norma | Maria Josè Siri / Angela Meade
Adalgisa | Annalisa Stroppa / Sonia Ganassi
Pollione | Fabio Sartori / Mikheil Sheshaberidze
Oroveso | Fabrizio Beggi / Ildo Song
Clotilde | Fulvia Mastrobuono
Flavio | Antonello Ceron

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo

Febbraio 2020 mercoledì 12 ore 20.00; venerdì 14 ore 20.00; sabato 15 ore 19.00; domenica 16 ore 17.00; martedì 18 ore 20.00; giovedì 20 ore 18.00

Potendo contare su un cast eccellente che aveva i suoi punti di forza nelle prime donne Giuditta Pasta e Giulia Grisi, e nel tenore Domenico Donzelli, il compositore e librettista si misero alla ricerca di un soggetto drammatico che permettesse di sfruttare appieno le doti vocali e di recitazione dei protagonisti. La scelta cadde su un lavoro teatrale andato da poco in scena a Parigi e costruito su tre nuclei tematici di sicuro effetto sul pubblico: il motivo della sacerdotessa che infrange per amore i suoi voti, il tema dell’infanticidio come vendetta amorosa e, per finire, il motivo celtico-barbarico con gli antichi riti nella sacra foresta. Con Norma, Bellini raggiunge l’apice del proprio lirismo vocale, affermando nel contempo una forza drammatica che si rivela sia nella maestosa ed incisiva chiarezza dei recitativi, sia nella solennità della massa corale che fa da sfondo alla tragedia come un grande affresco. Wagner, che certamente non era ben disposto verso l’opera italiana, diresse Norma nel 1837 a Riga, a riprova della profonda ammirazione per quest’opera. Addirittura l’invocazione di Norma “Deh, non volerli vittime”, prima del concertato finale, è alla base della struttura scenico-musicale della morte di Isotta.

/ Opera

10 e 11 marzo 2020

Ludovico Einaudi
WINTER JOURNEY
Opera su libretto di Colm Toíbín e ideazione drammaturgica di Roberto Andò
Coproduzione con il Teatro Massimo di Palermo
Prima rappresentazione assoluta a Napoli

Direttore | Carlo Tenan
Regia | Roberto Andò
Scenografo / Costumista / Light designer | Gianni Carluccio
Video Maker | Luca Scarsella

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo

Marzo 2020 martedì 10 ore 20.00; mercoledì 11 ore 18.00

Fin dagli esordi con l’opera Time out (1983), Ludovico Einaudi si è sempre interessato al teatro e alla danza trasferendo sul palcoscenico il suo inconfondibile stile fatto di strutture compositive minimali. Anche se di formazione classica, dall’inizio degli anni ’80 l’autore ha intrapreso il cammino alla ricerca di un linguaggio più libero, in grado di assorbire culture ed influenze musicali diverse, tra cui il Rock del quale riprende l’immediatezza, la carica emotiva e l’impatto sonoro. Il tema del viaggio ha sempre incuriosito Einaudi che già nel 1995 con l’opera / balletto Salgari (Per Terra E Per Mare) e, ancor più nel 2005, con Diario Mali volge il suo sguardo sul variegato mondo che ci circonda. Winter Journey è un viaggio nell’inverno desolato dell’Europa di oggi, nella solitudine disperata di chi è costretto a lasciare il proprio paese per imbarcarsi alla volta di terre in cui mendicare una manciata di vita. Che la si definisca una storia d’amore tra un uomo e una donna, o tra un bambino e i suoi genitori, questa è una storia che va oltre i confini ordinari dell’amore.
Perdita, dolore, solitudine, disperazione, ironia, sono le diverse intonazioni delle voci che vi si inseguono, in un colloquio tragico, che, a volte, assume il tono febbrile del desiderio, altre quello lirico e struggente dell’assenza.

/ Opera

Dal 27 marzo al 5 aprile 2020

Wolfgang Amadeus Mozart
DIE ZAUBERFLÖTE (IL FLAUTO MAGICO)
Singspiel in due atti K620 su libretto di Emanuel Schikaneder.
Prima rappresentazione: Vienna, Theater auf der Wieden, 30 settembre 1791
Produzione del Teatro Regio di Torino

Direttore | Asher Fisch / Maurizio Agostini (2 e 3 aprile)
Regia | Roberto Andò
Scene | Giovanni Carluccio
Costumi | Nanà Cecchi

Interpreti
Sarastro | Goran Jurić / Ramaz Chikviladze
Tamino | Antonio Poli / Mert Süngü
Pamina | Mariangela Sicilia / Valentina Mastrangelo
Astrifiammante Regina della Notte | Daniela Cappiello / Tetiana Zhuravel
Papageno | Roberto De Candia / Vincenzo Nizzardo
Papagena | Lara Lagni
Monostatos | Cristiano Olivieri
Prima dama | Emanuela Torresi
Seconda dama | Laura Cherici
Terza dama | Adriana Di Paola
Armigero / Sacerdote | Marco Miglietta

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo

Marzo 2020 venerdì 27 ore 20.00; sabato 28 ore 19.00; domenica 29 ore 17.00; martedì 31 ore 20.00
Aprile 2020 giovedì 2 ore 18.00; venerdì 3 ore 20.00; sabato 4 ore 19.00; domenica 5 ore 17.00

Schikaneder, confratello in massoneria di Mozart, aveva da poco riaperto il teatro auf der Wieden dove si rappresentavano soprattutto Singspiele, ovvero azioni non interamente musicali ma comprensive di parti parlate e di canto. Nella mani di Mozart il libretto (a dire il vero piuttosto convenzionale, con alternanza di scene buffonesche e drammatiche) prese nuova vita trasformandosi in un fiabesco rito di iniziazione nel quale le vicende dei protagonisti assumono un significato inatteso. Tutti gli accadimenti scenici e musicali che si svolgono nell’opera seguono una dinamica prettamente teatrale, sganciata però da una logica drammatica stringente ed unitaria. Composto nei ritagli di tempo della stesura della Clemenza di Tito, Il flauto magico fu da subito riconosciuto come un capolavoro assoluto; Salieri, il principale antagonista di Mozart, la definì un’opera degna di essere rappresentata nelle maggiori solennità e Goethe la riteneva la sola musica che avrebbe potuto rivestire di note il suo Faust. L’opera accoglie in se tutti i più importanti elementi stilistici e razionali della musica operistica settecentesca, fusi in un’unità drammatico-musicale carica di significati simbolici e che servirà da modello all’opera romantica tedesca.

/ Opera

Dal 3 all’8 maggio 2020

Sergej Prokof’ev
L’AMOUR DES TROIS ORANGES (L’AMORE DELLE TRE MELARANCE)
Opera in un prologo e quattro atti op. 33 su libretto di Sergej Prokof’ev, tratto dalla commedia “L’amore delle tre melarance” di Carlo Gozzi, adattata da Vsevolod Mejerchol’d, Vladimir Solov’ëv e Konstantin Vogak.
Prima rappresentazione: Chicago, Auditorium Theatre, 30 dicembre 1921
Produzione del Teatro del Maggio Fiorentino

Direttore | Juraj Valčuha
Regia | Alessandro Talevi
Scene | Justin Arienti
Costumi | Manuel Pedretti

Interpreti
Il re di Coppe | Goran Jurić
Il principe Tartaglia, suo figlio | Bogdan Volkov
Leandro, primo ministro | Fabio Capitanucci
La principessa Clarice, nipote del re | Julia Gertseva
Pantalone, cortigiano favorito del re | Leonardo Galeazzi
Truffaldino, menestrello di corte | François Piolino
Celio, mago e genio protettore del re | Roberto Abbondanza
La fata Morgana, maga e genio protettore di Leandro | Rosie Aldridge
Smeraldina, servitrice della fata Morgana | Marina Comparato
La maga Creonta, sotto le spoglie di una cuoca | Donald Thomson
Farfarello, diavolo | Carlo Andrea Masciadri
Linetta | Francesca Paola Geretto
Nicoletta | Chiara Tirotta
Ninetta, principesse delle melarance | Hasmik Torosyan
Un messaggero | Laurence Meikel
Il Maestro di cerimonie | Andrea Giovannini

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo

Maggio 2020 domenica 3 ore 19.00; martedì 5 ore 20.00; giovedì 7 ore 18.00; venerdì 8 ore 20.00

Conosciuto come lo “Chopin cosacco della generazione del futuro”, Sergej Prokof’ev si era riproposto di conquistare i palcoscenici d’America con le sue doti di pianista aggressivo e virtuoso. Ma se l’abilità dell’esecutore conquistò facilmente le simpatie del pubblico, le sue doti di compositore non ebbero subito il favore delle platee d’oltre oceano, timorose di un possibile “contagio” della sovversione “anarchico-bolscevica”. Ci volle il coraggio del direttore dell’opera di Chicago, l’italiano Cleofonte Campanini, per commissionare al giovane Prokof’ev un’opera del tutto nuova che univa alle maschere (e alla parodie della Commedia dell’Arte ideate da Gozzi) le scelte del drammaturgo ed artista d’avanguardia Vsevolod Mejerchol’d. Con il suo miscuglio di fiaba, satira e commedia, L’amore delle tre melarance rappresenta appieno l’orientamento teatrale di Prokof’ev indirizzato “contro il naturalismo e la routine dei grandi epigoni del teatro prerivoluzionario”. Lo sberleffo e la caricatura delle convenzioni del melodramma Ottocentesco sono la cifra che percorre l’opera da cima a fondo in un turbinio inesauribile di invenzioni musicali nelle quali l’orchestra gioca un ruolo fondamentale.

/ Opera

Dal 14 al 17 maggio 2020

Giovanni Paisiello
LA SERVA PADRONA
Intermezzo buffo su libretto di Gennaro Antonio Federico, riprendendo l’antecedente di Giovanni Battista Pergolesi.
Orchestrazione di Ottorino Respighi
Prima rappresentazione: San Pietroburgo, Teatro San Bartolomeo, 30 agosto 1781

Direttore | Carmine Pinto
Regia e elementi di scena| Mariano Bauduin
Costumi | Marianna Carbone

Interpreti
Uberto | Filippo Morace
Serpina | Rossella Locatelli
Vespone | Ernesto Lama

Orchestra del Teatro di San Carlo

Maggio 2020 giovedì 14 ore 20.00; venerdì 15 ore 20.00; sabato 16 ore 19.00; domenica 17 ore 17.00

Dell’omonima e ben più celebre opera di Pergolesi, La Serva padrona di Paisiello rappresenta un’interessante variante del modello che segnò la nascita dell’opera buffa. La mancanza di libretti fu uno dei principali problemi affrontati dal musicista durante gli anni trascorsi alla corte di Russia (1176-84) e, come spiega lo stesso compositore in una lettera a Ferdinando Galiani nel settembre 1781, “Per non avere qui né poeta né libri, sono stato costretto di mettere in musica La serva padrona fatta tanti anni fa dal fu Pergolesi”. Rispolverando per l’onomastico del granduca Alessandro (allora bambino di quattro anni) il libretto già musicato da Pergolesi nel 1733, Paisiello fece comunque qualche aggiunta e mise mano alla strumentazione avendo a disposizione l’eccellente orchestra imperiale certamente più ricca rispetto ai soli archi di Pergolesi. Nella nuova partitura troviamo infatti un largo impiego di strumenti a fiato (flauti, oboi, clarinetti, fagotti e corni, tutti in coppia), usati tanto per il ‘ripieno’ quanto per i dialoghi concertanti, nei quali Paisiello è maestro. Di fronte al pubblico della corte imperiale il musicista rinunciò a una comicità eccessivamente chiassosa e caricata, ovvero a quel carattere «trop napolitain» che qualcuno gli aveva già attribuito.

/ Opera

Dal 24 al 29 maggio 2020

Vincenzo Bellini
I PURITANI
Melodramma serio in 3 parti su libretto di Carlo Pepoli, tratto dal dramma storico di Jacques-François Ancelot e Joseph Xavier Boniface Têtes rondes et Cavaliers.
Prima rappresentazione dell’originale: Parigi, Théâtre de la comédie italienne, 24 gennaio 1835
Produzione del Teatro Real di Madrid

Direttore | Gabriele Ferro
Regia | Emilio Sagi
Scene | Daniel Bianco
Costumi | Pepa Ojanguren

Interpreti
Arturo Talbo | Francesco Demuro / Francesco Castoro
Elvira | Jessica Pratt / Maria Grazia Schiavo
Sir Riccardo Forth | Davide Luciano / Seung-Gi Jung
Sir Giorgio | Abramo Rosalen
Enrichetta di Francia | Chiara Tirotta
Lord Gualtiero Valton | Gabriele Sagona
Sir Bruno Roberton | Saverio Fiore

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo

Maggio 2020 domenica 24 ore 19.00; martedì 26 ore 20.00; mercoledì 27 ore 18.00; giovedì 28 ore 18.00;
venerdì 29 ore 20.00

Dopo gli splendori di Sonnambula e Norma, sembrava impossibile scrivere ancora un capolavoro; eppure i Puritani contengono pagine di assoluta ispirazione e fanno sfoggio di felici idee melodiche e di momenti improntati ad un sentimentalismo espansivo, tipicamente italiano. Bellini sembra orientato verso vie più aperte agli influssi dell’estetica romantica senza rinunciare al suo inconfondibile lirismo melodico.
Nonostante lo sfondo romanzesco e guerriero, l’opera ha un proprio colore elegiaco che si esplica nella follia di Elvira e nella passione di Arturo. Il dramma originario, pur se macchinoso e complicato, offriva una gran quantità di situazioni teatrali che affascinarono il compositore e il librettista; in particolare il tema eroico-patriottico, quello amoroso e quello della follia. Grande protagonista dell’opera è l’orchestra che assume un tono più espressivo rispetto alle opere precedenti, sia nei preludi sia nell’armonia e nella tavolozza dei colori e degli impasti timbrici. Il compositore fa un uso sistematico dei richiami tematici, così come era uso nel teatro francese dell’epoca, e di espedienti tipici del grand-opéra come gli spettacolari quadri storici collettivi o l’impiego di suoni fuori scena, intesi a creare suggestivi effetti spaziali.

/ Opera

Dal 5 al 7 giugno 2020

Domenico Cimarosa
IL MAESTRO DI CAPPELLA
Intermezzo comico.

Drammaturgia e Regia | Mariano Bauduin
Elementi scenici | Nicola Rubertelli
Costumi | Giusi Giustino
Revisione e inserti | Ivano Caiazza

Interpreti
Il Maestro di Cappella | Marco Filippo Romano
La sua Signora | Antonella Morea
Una Canterina | Roberta Mameli
Un lacché | Aramando Arangione
Un chitarrista | Edo Puccini

Orchestra del Teatro di San Carlo

Giugno 2020 venerdì 5 ore 20.00; sabato 6 ore 19.00; domenica 7 ore 17.00

Del Maestro di Cappella, a tutt’oggi, non ci sono pervenuti documenti, se non successivi alla morte di Cimarosa, anche se poi numerosi sono gli esemplari custoditi nelle biblioteche di mezzo mondo a testimonianza della sua popolarità. Non si sa con certezza se si tratti effettivamente di un intermezzo poiché la presenza di un solo personaggio lo renderebbe un unicum in quel genere di spettacolo teatrale. Di sicuro il lavoro si ricollega ad un filone metateatrale (ovvero del teatro che parla di teatro) piuttosto frequentato nel Settecento (ricordiamo ad esempio La Dirindina di Domenico Scarlatti, La canterina di Haydn, Der Schauspieldirektor di Mozart) e al quale lo stesso Cimarosa aveva contribuito con L’impresario in angustie. In questa divertente parodia il Maestro tenta di dirigere le prove di un’orchestra indisciplinata: gli archi litigano tra di loro, i corni steccano e gli oboi sono fuori tempo. Alla fine il Maestro riesce a condurre a termine l’impresa cantando con pazienza i passaggi di ciascuno strumento. Nella versione ideata dal regista Mariano Bauduin per il Teatro San Carlo, l’intermezzo è stato “interpolato” con un testo desunto dalla divertente commedia Il Critico, ovverosia le prove di una tragedia di Richard Brinsley Sheridan, importante figura di drammaturgo inglese della seconda metà del ‘700 e autore di celeberrime commedie per il Covent Garden di Londra.

/ Opera

Dal 19 al 28 giugno 2020

Giuseppe Verdi
AIDA
Opera in quattro atti su libretto di Antonio Ghislanzoni da un soggetto di Auguste Mariette.
Prima rappresentazione: Il Cairo, Kedivial Opera House, 24 Dicembre 1871
Produzione del Teatro La Fenice di Venezia

Direttore | Jordi Bernàcer
Regia | Mauro Bolognini ripresa da Bepi Morassi
Scene | Mario Ceroli
Costumi | Aldo Buti

Interpreti
Aida | Hui He / Carmen Giannattasio / Rachele Stanisci
Radamès | Jorge de León / Antonello Palombi
Amneris | Anna Maria Chiuri / Nino Surguladze
Amonasro | Claudio Sgura
Ramfis | Giorgio Giuseppini / Cristian Saitta
Il Re d’Egitto | Francesco Leoni
Una sacerdotessa | Rossella Locatelli
Un messaggero | Gianluca Floris

Orchestra, Coro e Balletto del Teatro di San Carlo

Giugno 2020 venerdì 19 ore 20.00; sabato 20 ore 19.00; domenica 21 ore 17.00; martedì 23 ore 20.00;
mercoledì 24 ore 19.00; sabato 27 ore 18.00; domenica 28 ore 17.00

Pur se commissionata dal viceré d’Egitto per festeggiare l’apertura del canale di Suez nel 1870, l’opera andò in scena solo l’anno seguente a causa della guerra franco-prussiana che aveva ritardato la preparazione degli scenari e dei costumi in Francia. L’opera risponde agli stilemi del grand-opéra di tradizione francese con un impianto spettacolare senza però rinunciare ad un’intima e ben delineata descrizione psicologica dei personaggi. L’inconsueto “soggetto egiziano”, la solennità dei protagonisti, l’arcaica religiosità dell’atmosfera offrirono a Verdi l’occasione di fondere tradizione e rinnovamento e di mettere a frutto l’esperienza del Don Carlos.
Alla popolarità di Aida hanno certamente contribuito pagine famose come la “Marcia trionfale” o romanze tradizionali come “Celeste Aida”; ma il suo successo non risiede nella facilità del linguaggio musicale quanto nell’elevata tensione drammatica. Nella sua costruzione solida e ampia la partitura può includere anche le danze, i cori e il “colore locale” senza compromettere il discorso musicale complessivo. Quello che colpisce è proprio la capacità del compositore di passare senza scosse dai grandi affreschi collettivi alla solitudine dei protagonisti sfruttando, come tessuto connettivo, una sorta di esotismo musicale.

/ Opera

Dal 12 al 24 luglio 2020

Giacomo Puccini
LA RONDINE
Commedia lirica in tre atti su libretto di Giuseppe Adami tratto da un libretto di A. M. Wilner e Heinz Reichert.
Prima rappresentazione: Montecarlo, Théâtre de l’Opéra, 27 marzo 1917
Nuova produzione del Teatro di San Carlo

Direttore | Juraj Valčuha
Regia | Lorenzo Mariani
Scene | Nicola Rubertelli
Costumi | Silvia Aymonino

Interpreti
Magda | Dinara Alieva
Lisette | Ruth Iniesta
Prunier | Marco Ciaponi
Ruggero | Celso Albelo
Rambaldo | Giovanni Meoni
Périchaud | Cristian Saitta
Gobin | Orlando Polidoro
Crébillon | Laurence Meikle
Ivette | Miriam Artiaco
Bianca | Sara Rossini
Suzy | Tonia Langella

Orchestra, Coro e Balletto del Teatro di San Carlo

Luglio 2020 domenica 12 ore 19.00; mercoledì 15 ore 18.00; domenica 19 ore 17.00; mercoledì 22 ore 18.00; venerdì 24 ore 20.00

Ancora oggi La rondine viene considerata una composizione minore di Puccini; tacciata di superficialità e banalità, è tuttora fra le sue opere meno eseguite. Secondo alcuni critici l’opera è stata vittima di una grande quantità di equivoci che ne hanno ostacolato il percorso che l’avrebbe dovuta condurre verso il successo. Era stata commissionata in origine come operetta da parte di un Teatro viennese, ma non vide mai la luce in questa veste e anche se tutta la vicenda è cosparsa di un’ironia leggera, rivolta a personaggi in vista come D’Annunzio o Richard Strauss (evocato da una guizzante citazione di Salome), Rondine non ha nulla a che spartire con l’operetta, né ad essa mira la massiccia presenza dei ballabili. Si pensi anzitutto all’onnipresente valzer, cui Puccini tributò una vera e propria apoteosi nel cuore del secondo atto, ma anche a tutte quelle danze moderne di cui l’opera è intessuta, dal fox-trot all’one-step fino al tango e altre ancora. Dal punto di vista musicale La rondine appare come una partitura leggera ma di garbata eleganza: il discorso musicale è fluido, con notazioni sottili e raffinatissime. Predomina, lungo tutta l’opera, il valzer che però, nelle mani di Puccini, perde il suo significato di spensierata allegrezza e conquista un tono teneramente sensuale. Il linguaggio armonico risulta complesso anche grazie a una strumentazione finissima che spesso salva il discorso melodico da certi facili effetti.

/ Opera

Dal 18 al 26 luglio 2020

Georges Bizet
CARMEN
Opéra-comique in quattro atti su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy ispirato alla novella omonima di Prosper Mérimée.
Prima rappresentazione: Parigi, “Opéra Comique”, 3 Marzo 1875
Nuova produzione del Teatro di San Carlo

Direttore | Emmanuel Villaume
Regia | Michele Sorrentino Mangini
Scene | Nicola Rubertelli
Costumi | Giusi Giustino

Interpreti
Carmen | Clémentine Margaine / Carmen Topciu
Don José | Saimir Pirgu / Luciano Ganci
Escamillo | Samuel Youn / Alessandro Luongo
Moralès | Roberto Accurso
Zuniga | Costantino Finucci
Micaëla | Karen Gardeazabal
Mercédès | Mireille Lebel / Alessandra Visentin
Frasquita | Sandra Pastrana / Giulia Bolcato
Dancairo | Fabio Previati
Remendado | Francesco Pittari

Orchestra, Coro e Balletto del Teatro di San Carlo
Con la partecipazione del Coro di Voci Bianche del Teatro di San Carlo

Luglio 2020 sabato 18 ore 19.00; martedì 21 ore 20.00; giovedì 23 ore 18.00; sabato 25 ore 19.00;
domenica 26 ore 17.00

La Spagna creata da Bizet è, prima ancora che un luogo geografico (peraltro mai visitato dall’autore), il luogo della psicologia umana, della passionalità e dell’istinto, dei conflitti primari: Amore e Odio, Libertà e Legàmi, Maschio e Femmina. Ed è in questi dualismi, in questa doppia connotazione che va ricercata l’universalità dell’opera e dei due caratteri di Don José e di Carmen. Purtroppo tale complessità psicologica solo raramente viene posta in risalto nella pratica teatrale corrente; si preferisce infatti la zingara ancheggiante e rapace al personaggio luciferino che si nasconde nella protagonista. Nel definire il colore della Spagna, Bizet non parte dal folklore vero e proprio tant’è che dalla musica spagnola il compositore non riprende che qualche ritmo (una Habanera ed una Seguidilla). Lo “spagnolismo” della Carmen non è puro colore, al contrario esercita una precisa funzione drammatica e addirittura imposta un realismo ambientale che orienta tutto il lavoro su un piano il cui rapporto con la realtà è ben più diretto e immediato di quanto la storia dell’opera avesse mai sperimentato.

/ Opera

Dal 17 al 27 settembre 2020

Franz Lehár
DIE LUSTIGE WITWE (LA VEDOVA ALLEGRA)
Operetta in tre parti su libretto di Victor Léon e Leo Stein, dalla commedia L’Attaché d’ambassade di Henri Meilhac.
Prima rappresentazione: Vienna, Theater an der Wien, 30 dicembre 1905
Coproduzione Teatro La Fenice di Venezia e Teatro dell’Opera di Roma

Direttore | Nick Davies
Regia | Damiano Michieletto
Scene | Paolo Fantin
Costumi | Carla Teti

Interpreti
Barone Mirko Zeta | Franz Hawlata
Valencienne | Adriana Ferfecka / Marina Monzò
Hanna Glawari | Nino Machaidze
Conte Danilo Danilowitsch | Paulo Szot
Camille de Rossillon | Anicio Zorzi Giustiniani / Giovanni Sala
Raoul de St-Brioche | Marcello Nardis
Visconte Cascada | Enzo Peroni
Bogdanowitsch | Enrico Di Geronimo
Sylviane | Marta Calcaterra
Kromow | Enrico Cossutta
Olga | Michela Antenucci
Pritschitsch | Italo Proferisce
Praskowia | Anna Werle
Njegus | Karl-Heinz Macek

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo

Settembre 2020 giovedì 17 ore 20.00; venerdì 18 ore 18.00; domenica 20 ore 17.00; mercoledì 23 ore 18.00; giovedì 24 ore 18.00; venerdì 25 ore 20.00; sabato 26 ore 19.00; domenica 27 ore 17.00

Autore assai prolifico con circa una trentina di operette all’attivo, Franz Lehár è noto quasi esclusivamente per la “verve” e la ricca invenzione melodica e ritmica della Vedova allegra. Questo capolavoro deve la sua fortuna ad una serie di fattori che si conciliano nel corso dell’operetta e si esaltano a vicenda; innanzi tutto la natura della storia che riunisce in modo armonico intorno ad un’unica questione (l’eredità) una serie di temi classici come il denaro, l’amore, la gelosia e la fedeltà. Un ulteriore elemento è il ballo che rende particolarmente “scorrevole” l’azione: non si tratta solo di offrire un’occasione coreografica (corredata da diversi tipi di costumi) ma attraverso il ballo la vicenda si evolve e le relazioni tra i personaggi si trasformano.
Il ballo esprime anche il carattere dei personaggi e delle situazioni e descrive l’evoluzione del clima psicologico. Proprio per questa prominenza del ballo La vedova allegra rientra secondo alcuni nel genere della Tanzoperette anche se questa definizione non tiene conto dell’effettivo spessore della partitura che raccoglie mirabili pagine melodiche ed un raffinato uso dell’orchestra.

/ Opera

2 e 4 ottobre 2020

Gioachino Rossini
MAOMETTO II
Dramma in due atti su libretto di Cesare Della Valle, dal suo Anna Erizo.
Prima Rappresentazione: Napoli, Teatro di San Carlo, 3 dicembre 1820

Direttore | Diego Fasolis

Interpreti
Paolo Erisso | Juan Francisco Gatell
Anna | Vasilisa Berzhanskaya
Calbo | Teresa Iervolino
Condulmiero | Enrico Iviglia
Maometto II | Mirco Palazzi
Selimo | David Ferri Durà

Esecuzione in forma di concerto

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo

Ottobre 2020 venerdì 2 ore 20.00; domenica 4 ore 17.00

Prima di chiudere la sua ricca stagione napoletana con Zelmira, Rossini diede alla città e al suo esigente pubblico un’opera dalla vasta architettura scenica, particolarmente curata nella strumentazione e nei recitativi. Il fatto che il compositore arrivi a questi esiti proprio a Napoli, dopo una permanenza di cinque anni con un incarico stabile al San Carlo, non deve stupire; Napoli era infatti una vera e propria capitale musicale, dotata di un teatro che poteva vantare una delle orchestre più grandi del panorama operistico europeo, sia in senso qualitativo sia quantitativo. Anche le compagnie di canto, riunite dal grande impresario Barbaja, non erano da meno e raccoglievano interpreti di altissimo livello. La partitura di Maometto II è particolarmente ambiziosa e prevede il superamento degli schemi formali più consueti (fatti di numeri chiusi) a favore di grandi strutture collegate da un complesso procedimento di elaborazione tematica. Dove è necessario, per ragioni drammaturgiche, Rossini rinuncia alla struttura tipica dell’aria con cavatina e cabaletta a favore di forme più elastiche.

/ Opera

Dal 25 al 31 ottobre 2020

Giuseppe Verdi
LA TRAVIATA
Opera in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave dal dramma La dame aux camélias di Alexandre Dumas.
Prima Rappresentazione: Venezia, Teatro La Fenice, 6 marzo 1853
Produzione del Teatro di San Carlo

Direttore | Stefano Ranzani
Regia | Lorenzo Amato
Scene | Ezio Frigerio
Costumi | Franca Squarciapino

Interpreti
Violetta Valéry | Albina Shagimuratova / Nino Machaidze / Maria Grazia Schiavo
Flora Bervoix | Mariangela Marini / Cinzia Chiarini
Annina | Michela Antenucci
Alfredo Germont | Francesco Demuro / Ivan Magrì
Giorgio Germont | Amartuvshin Enkhbat / Giovanni Meoni
Gastone | Lorenzo Izzo / Enrico Zara
Il barone Douphol | Nicola Ebau
Il marchese d’Obigny | Nicolò Ceriani
Il dottor Grenvil | Francesco Musinu

Orchestra, Coro e Balletto del Teatro di San Carlo

Ottobre 2020 domenica 25 ore 19.00; martedì 27 ore 20.00; mercoledì 28 ore 18.00; giovedì 29 ore 18.00;
venerdì 30 ore 20.00; sabato 31 ore 19.00

Ancora oggi a Parigi si depongono fiori sulla tomba di Marguerite Gautier, protagonista realmente esistita del dramma di Alexandre Dumas figlio La dame aux camélias dal quale Verdi, insieme al suo librettista Francesco Maria Piave, trasse il libretto della Traviata. Non a caso l’opera, basata su un soggetto piuttosto scabroso per l’epoca, vide la luce a Venezia dove la censura era già stata tollerante con Verdi accettando le arditezze di Ernani e Rigoletto. Per diverse ragioni (tra le quali l’inadeguatezza dei cantanti) l’opera subì un clamoroso insuccesso alla prima ma divenne poi una delle opere italiane più rappresentate di tutti i tempi.
Sul piano musicale, La traviata è per molti aspetti l’ultima opera belcantistica di Verdi e segna il passaggio dal modello del primo Ottocento, legato ad una dimensione vocale idealizzata, alla nuova via più “realistica” che lo stesso Verdi percorrerà nella seconda metà del secolo. Terza opera della cosiddetta “trilogia popolare” (insieme a Trovatore e Rigoletto), Traviata è forse la partitura più densa di interiorità psicologica di tutto il teatro d’opera romantico. Le violente passioni delle opere precedenti si trasformano in sottili e spesso raffinate notazioni dei sentimenti, del dolore, della tenerezza, dell’amore, della rassegnazione.

DANZA

/ Danza

Dal 21 dicembre 2019 al 5 gennaio 2020

Pëtr Il’ič Čajkovskij
LO SCHIACCIANOCI
Balletto in due atti e tre scene basato su uno scenario di Marius Petipa dalla versione di Alexandre Dumas padre del racconto di E. T. A. Hoffmann, Nussknacker und Maüsekönig (Schiaccianoci e il Re dei Topi).
Prima rappresentazione: San Pietroburgo, Teatro Mariinsky, 18 dicembre 1892

Direttore | Karen Durgaryan
Coreografia | Giuseppe Picone
Scene | Nicola Rubertelli
Costumi | Giusi Giustino

Interpreti
Fata confetto |Maia Makhateli / Tatiana Melnik / Luisa Ieluzzi / Claudia D’Antonio / Anna Chiara Amirante
Principe | Vadim Muntagirov / Alessandro Staiano / Salvatore Manzo / Danilo Notaro

Orchestra, Balletto e Coro di Voci Bianche del Teatro di San Carlo
Con la partecipazione degli allievi della Scuola di Ballo del Teatro di San Carlo

Dicembre 2019 sabato 21 ore 19.00; domenica 22 ore 17.00; venerdì 27 ore 20.00; sabato 28 ore 17.00 e ore 21.00; domenica 29 ore 17.00
Gennaio 2020 giovedì 2 ore 18.00; venerdì 3 ore 17.00 e ore 21.00; sabato 4 ore 17.00 e ore 21.00;
domenica 5 ore 17.00

Da molti anni il Teatro San Carlo, come i teatri più importanti del mondo, celebra il Natale con la messa in scena de Lo Schiaccianoci, il balletto più rappresentato durante le feste, che continua ad incantare adulti e bambini. Tratta dal racconto di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, Lo Schiaccianoci e il re dei topi, la storia di Clara e dello schiaccianoci, che diventerà il suo principe, si snoda in un’atmosfera assolutamente magica e fiabesca, dove tutto può succedere. Al debutto, avvenuto al Teatro Mariinsky di San Pietroburgo il 18 dicembre 1892, il ruolo della Fata Confetto fu affidato ad Antonietta Dell’Era, celebre ballerina italiana dotata di salti e aplombs, con una significativa presenza di bambini nel primo atto. La splendida musica di Čajkovskij esalta la coreografia fantasiosa di Lev Ivanov – assistente di Marius Petipa, anziano ed ammalato – artista di rara sensibilità. Definito anche il balletto dei valzer, da quello dei fiocchi di neve al valzer dei fiori fino all’apoteosi finale, non mancano momenti di grande danza come il Pas de deux conclusivo, avvolto da una musica struggente, e brani indimenticabili come la battaglia dei topi e dei soldatini o il divertissement del secondo atto che include la danza spagnola, araba, russa, cinese e la pastorale. Un balletto così – Lo Schiaccianoci anticipa in qualche modo il balletto psicologico del Novecento – non poteva non ispirare numerose versioni tra cui quella di George Balanchine (1954), Rudolf Nureyev (1968), John Neumeier (1971), Roland Petit (1973), Mark Morris (1991), fino a quella di Maurice Béjart (1998). La versione coreografica di Giuseppe Picone, creata per il Teatro Massimo di Palermo nel 2016 – l’anno precedente la sua nomina a direttore della Compagnia del Teatro di San Carlo – e ripresa l’anno dopo per il Corpo di Ballo napoletano in una edizione completamente rinnovata, punta l’accento su Clara, sui suoi sogni, sull’amore per lo schiaccianoci e l’affetto per lo zio Drosselmeyer. “Ho interpretato questo balletto mille volte in giro per il mondo – sottolinea Picone – da Londra a New York, Bordeaux, Vienna e perfino in Giappone…ho modificato tutte le danze del secondo atto, il valzer dei fiori ma anche quello dei fiocchi di neve che chiude il primo atto. La mia versione è assolutamente classica ma con un tocco di modernità, lontano dal vecchiume dello stile anni ’70”.
/ Danza

Dal 28 febbraio al 3 marzo 2020

Ludwig Minkus
DON QUIJOTE (DON CHISCIOTTE)
Balletto in tre atti, dal romanzo di Miguel De Cervantes, Don Chisciotte della Mancia.
Prima rappresentazione: Mosca, Teatro Bolshoi, 14 dicembre 1869

Direttore | David Garforth
Coreografia | Aleksej Fadeeĉev
Scene e Costumi | Viaĉeslav Okunev

Interpreti
Kitri | Maria Kochetkova
Basilio | Daniil Simkin

Orchestra e Balletto del Teatro di San Carlo

Febbraio 2020 venerdì 28 ore 20.00; sabato 29 ore 19.00
Marzo 2020 domenica 1 ore 17.00; martedì 3 ore 20.00

Capolavoro della letteratura mondiale Don Chisciotte della Mancia scritto da Miguel de Cervantes cominciò ad affascinare il mondo del balletto nella prima metà del Settecento. Idealista e sognatore, comico ed eroico, sentimentale e temerario, è l’ultimo erede di un mondo cavalleresco che non esiste più. Don Chisciotte è uno dei grandi capolavori del repertorio classico, un fuoco d’artificio di virtuosismo, espressività, scintillio tecnico. Marius Petipa, grande maître de ballet francese alla corte degli zar, creò due versioni del balletto: la prima per il Teatro Bolshoi di Mosca (1869) e la seconda per il Teatro Mariinsky di San Pietroburgo (1871) che si impose per la straordinaria e fantasiosa varietà dei passi, le simmetrie rigorose dell’ “atto bianco” (la scena del sogno di Don Chisciotte) e il celeberrimo Pas de deux finale, punto di arrivo per danzatori esperti. La versione, a dir poco spettacolare, con Michail Baryšnikov, insuperabile protagonista accanto a Cynthia Harvey con la compagnia dell’American Ballet Theatre, ha fatto il giro del mondo; al Teatro di San Carlo quella di Rudol’f Nureev è andata in scena nel 1982 (creata nel 1966 per l’Opera di Vienna) e ha lasciato ancora il segno. La sfavillante edizione di Aleksej Fadeečev (dall’originale di Marius Petipa), rappresentata al Teatro di San Carlo cinque anni fa con Svetlana Zakharova, torna ad incantare con la sua atmosfera solare, allegra, divertente e di grande bellezza coreutica. “La versione di Fadeečev mi è piaciuta moltissimo – racconta Giuseppe Picone – in questi ultimi tre anni ho scelto balletti di stile classico, rigoroso, pulito per far crescere la compagnia, ora è il momento di affrontare questo capolavoro: lo rappresenteranno con classe e credo che saranno fantastici! E poi Napoli è spagnoleggiante, ha un fuoco interiore, c’è il Vesuvio… sarà un’esplosione di danza”.

/ Danza

Dal 17 al 19 aprile 2020

Wolfgang Amadeus Mozart
AMADE’

Musiche di Wolfgang Amadeus Mozart
Eseguite dal vivo dal Quartetto d’Archi del Teatro di San Carlo
Pianoforte | Alexandra Brucher / Aniello Mallardo

Nuova creazione per il Balletto del Teatro di San Carlo

Coreografia | Juliano Nuñes
Design Interattivo | Matteo Vinti
Costumi | Agnes Letestu

Interpreti | Polina Semionova / Friedemann Vogel

Balletto del Teatro di San Carlo

Aprile 2020 venerdì 17 ore 20.00; sabato 18 ore 17.00 e ore 21.00; domenica 19 ore 17.00

Nuova creazione per il Balletto del Teatro di San Carlo, il titolo è un chiaro riferimento all’autore della musica, amato, apprezzato, imperterrita ed inarrestabile fonte di ispirazione: Amadeus Mozart. Classe 1990, giovanissimo, Juliano Nuñes si è formato al Conservatorio Brasiliano di Danza a Rio de Janeiro. Dopo le prime esperienze di lavoro in Germania, tra cui anche il Balletto di Lipsia, si è traferito al Balletto Reale delle Fiandre, diretto da Sidi Larbi Cherkaoui. Ha lavorato con Akram Kahn, Ohad Naharin, Merce Cunningham, William Forsythe, Hans van Manen e Yuri Grigorovič, solo per citarne alcuni, sviluppando una grande esperienza e versatilità nel panorama contemporaneo. Il suo particolare talento coreografico si è concretizzato nel 2017 quando ha creato Back Forward Back per il Balletto delle Fiandre. Acclamato dalla critica e dal pubblico, la sua carriera di coreografo è in forte ascesa tanto che sta lavorando con alcune delle migliori compagnie del mondo, dall’Opéra di Parigi al National Ballet of Canada fino al Teatro Mariinsky di San Pietroburgo e al Royal Ballet di Londra, oltre al Birmingham Royal Ballet, diretto da Carlos Acosta. “Sono un amante sfegatato di Mozart – racconta Giuseppe Picone – nutro per lui un amore viscerale. Ho seguito per due anni il lavoro di Nuñes sui social e ne sono rimasto molto colpito. Gli ho chiesto di venire a lavorare al Teatro San Carlo e gli ho consigliato di dedicarsi esclusivamente alla coreografia perché ha un talento straordinario. Amadè coinvolgerà tutta la compagnia, circa trenta elementi, e parteciperò anche io accanto a Polina Semionova e Friedemann Vogel. Lo stile di Nuñes è completamente contemporaneo, pieno di off balance. Il suo movimento fluido si smonta, si disarticola completamente e si ricompone in nuovi passaggi, ogni volta diversi in continuo divenire. Sarà un qualcosa di veramente innovativo, anche col supporto delle immagini del video designer Matteo Viti e dei costumi disegnati da Agnes Letestu, étoile dell’Opéra di Parigi”.

/ Danza

Dal 31 luglio al 2 agosto 2020

Maurice Ravel
COME UN RESPIRO / BOLERO

Come un Respiro

Musica | Georg Friedrich Handel
Coreografia | Mauro Bigonzetti
Costumi | Helena de Medeiros

Bolero

Musica | Maurice Ravel
Coreografia | Giuseppe Picone
Costumi | Alberto Canestro

Interpreti
Etoile | Svetlana Zakharova / Giuseppe Picone

Balletto del Teatro di San Carlo

Luglio 2020 venerdì 31 ore 20.00
Agosto 2020 sabato 1 ore 19.00; domenica 2 ore 17.00

Come un respiro / Bolero mette in scena due coreografie: Come un respiro di Mauro Bigonzetti e Bolero di Giuseppe Picone. Nel 2017 Bigonzetti, sulla musica evocativa di Haëndel, ha creato per il teatro alla Scala una lunga coreografia in due atti dal titolo Progetto Haëndel, con Svetlana Zakharova, in scena quest’anno al Teatro Bolshoi di Mosca in versione ridotta. Come un respiro ne è un estratto della durata di quarantacinque minuti. Mauro Bigonzetti è un coreografo molto fertile che nella sua lunga carriera artistica ha spaziato in lungo e in largo e questo titolo, in tutta la sua produzione, è quello che racchiude i suoi elementi creativi più significativi, dalla tecnica allo stile, all’atmosfera rarefatta. Bolero, sulla celebre musica di Maurice Ravel, è una coreografia creata da Giuseppe Picone nel 2014 per il Teatro Comunale di Piacenza. “E’ un viaggio attraverso la solitudine – spiega Giuseppe Picone, autore e interprete – da giovani si pensa di essere autosufficienti ma non sempre è così…il nostro errore, come esseri umani, è quello di chiuderci nel momento del bisogno invece di chiedere aiuto. E’ successo anche a me quando ho pensato di essere più forte della vita che in certi momenti mi ha buttato a terra…mi sono lasciato prendere dalla superficialità, sbagliando. Le tre donne in scena rappresentano la fragilità, i tre uomini la forza, cercano di aiutare il protagonista ma lui non accetta e morirà solo, circondato dalla superficialità, imprigionato dall’immagine riflessa negli specchi. La verità è che ci sono sempre persone che ti allungano una mano, bisogna aprirsi, la solitudine non porta a nulla e soprattutto la vita è sempre più forte… Questo progetto è andato in scena al Teatro Antico di Taormina nel 2015 e ora, per la prima volta, al Teatro di San Carlo. Sono molto emozionato di tornare a ballare, finora ho preferito essere poco presente in scena perché c’è tanto da fare, l’organizzazione di una compagnia è complicata, richiede tempo e disponibilità e non è facile conciliare le due cose”.

/ Danza

Dal 9 all’11 ottobre 2020

Sergej Prokof’ev
CENERENTOLA
Balletto su musica di Sergej Prokof’ev
su uno scenario di Nikolay Volkov

Coreografia originale di Giuseppe Picone
Direttore | Nicola Giuliani
Scene | Nicola Rubertelli
Costumi (dal repertorio del Teatro di San Carlo) | Giusi Giustino

Interpreti
Cenerentola | Marianela Núñez / Claudia D’Antonio
Principe | Vadim Muntagirov / Alessandro Staiano

Orchestra e Balletto del Teatro di San Carlo
Con la Partecipazione degli allievi della Scuola di Ballo del Teatro di San Carlo

Ottobre 2020 venerdì 9 ore 20.00; sabato 10 ore 19.00; domenica 11 ore 17.00

La celebre fiaba di Charles Perrault è una delle storie più amate. Umiliata dalla matrigna e dalle sorellastre, Cenerentola non perde la capacità di sognare riuscendo a realizzare il suo desiderio di felicità. Nell’immediato dopoguerra – la prima rappresentazione andò in scena al Teatro Bolshoi di Mosca il 21 novembre 1945 – il balletto tornò sulle scene del mondo coreografico. A superare tutte le precedenti edizioni fu la versione di Frederick Ashton in scena al Covent Garden di Londra nel 1948. Nel 1955 Carla Fracci, non ancora ventenne, stupì il pubblico con la sua interpretazione che la accompagnò per molti anni. La meravigliosa partitura di Prokof’ev, acuta, dinamica ed incalzante tanto da sottolineare le scene comiche e grottesche, raggiunge vette altissime nei meravigliosi e vorticosi valzer del secondo atto. La versione coreografica di Rudol’f Nureyev (1986) in scena al Teatro di San Carlo nel 1991, era ambientata nella Hollywood degli anni Trenta; quella di Matthew Bourne (1997) a Londra, durante la seconda guerra mondiale. Tra le produzioni contemporanee spicca la Cendrillon di Maguy Marin (1985), una satira feroce del mondo dell’infanzia. “La mia creazione – aggiunge Giuseppe Picone – è andata in scena per la prima volta al Teatro di San Carlo nel 2017, ero appena stato nominato direttore della compagnia. E’ un balletto che amo moltissimo perché il ruolo del Principe mi ha portato fortuna a diciannove anni quando ero all’English National Ballet, poi è stato il mio debutto all’American Ballet Theatre, in seguito al Teatro dell’Opera di Roma (2005) Carla Fracci creò per me una nuova versione del balletto che ho danzato ancora al Teatro Filarmonico di Verona con Maria Grazia Garofoli e a Vienna con Renato Zanella…insomma ha accompagnato la mia carriera. Artisticamente ho puntato molto sulle sorellastre mentre per la tecnica sul ruolo di Cenerentola. La partitura di Prokof’ev, anche se molto difficile, mi fa impazzire, ciascun passaggio mi è venuto naturale, riesco a seguire ogni accento musicale. Con questo balletto siamo stati invitati al Festival di Granada, in Spagna, e siamo andati in tournée al NCPA di Pechino”.

Stagione di Concerti 2019/2020

11 e 12 settembre 2019

ISRAEL PHILHARMONIC ORCHESTRA
ZUBIN MEHTA

Settembre 2019 mercoledì 11 ore 20.00
Franz Joseph Haydn Sinfonia concertante in si bemolle maggiore Hob: I:105 per violino, violoncello, oboe, fagotto e orchestra (1792)

Hector Berlioz Symphonie fantastique, episodi della vita di un artista in 5 parti op. 14 per orchestra (1830)

Israel Philharmonic Orchestra
Composta nel periodo più florido per il genere (tra 1770 e il 1830), la Sinfonia Concertante mescola in modo sapiente la forma del Concerto (con uno o più strumenti in primo piano) con quella della Sinfonia (nella quale tutti gli strumenti sono sullo stesso piano). Alla sinfonia concertate, nata come genere nella città di Mannheim, diedero importanti contributi anche Mozart (con la celebre Sinfonia Concertante per violino, viola e orchestra) e Beethoven (con il Triplo Concerto)

“Musica a programma”: con questa definizione si suole identificare una delle sinfonie più moderne del periodo romantico specie considerando che fu composta nel 1830 quando ancora risuonavano gli echi del classicismo. Lo stesso Berlioz era perfettamente consapevole di aver dato vita a qualcosa di inedito e descriveva la Sinfonia come “un’immensa composizione strumentale d’un genere nuovo, con cui cercherò d’impressionare fortemente gli ascoltatori”, affermando che ne aveva chiaramente in testa lo schema da molto tempo, pur avendo bisogno di “molta pazienza per collegarne le parti e dare ordine al tutto”.
La Sinfonia Fantastica mescola infatuazioni letterarie ed esaltazione autobiografica e risulta stupefacente e ardita per la novità del linguaggio orchestrale e per l’uso della cosiddetta “forma ciclica” che genera i temi principali dei diversi movimenti.

Settembre 2019 giovedì 12 ore 18.00
Gustav Mahler Sinfonia n. 3 in re minore per contralto, coro femminile, coro di bambini e orchestra (1896)

Israel Philharmonic Orchestra
Coro femminile e Coro di Voci Bianche del Teatro di San Carlo

Concerto d’Imprese

Alma Mahler, nel suo libro di ricordi, racconta così la sera della prima: “L’esecuzione era attesa con trepidazione, perché già alle prove tutti avevano capito con sempre maggior chiarezza quant’era grande e importante l’opera che si stava affacciando al mondo”. Gigantesca e piena di significati extramusicali la Terza Sinfonia di Mahler è una sorta di grande “poema musicale che abbraccia tutti gli stadi dello sviluppo in ordine progressivo”, dalla natura inanimata alla vita vegetale, per poi passare agli animali, all’uomo, e su fino agli angeli e all’amore di Dio. Alla prima esecuzione, l’ascoltatore aveva il seguente programma: “I. Pan si sveglia: arriva l’estate; II. Ciò che i fiori del prato mi dicono; III. Ciò che mi dicono gli animali del bosco; IV. Che cosa mi racconta la notte (l’uomo); V. Che cosa mi raccontano le campane del mattino (gli angeli); VI. Quello che l’amore (Dio) mi racconta”. Per comporla Mahler impiegò diverso tempo; i primi abbozzi risalgono all’estate del 1893 mentre la parola “fine” fu messa solo il 6 agosto 1896 ma il pubblico dovette aspettare per ascoltarla fino al 9 giugno 1902, quando l’autore la diresse a Krefeld in una memorabile occasione.


/Concerto Sinfonico

12 e 13 ottobre 2019

JURAJ VALČUHA

Direttore | Juraj Valčuha
Contralto | Daniela Sindram
Tenore | Eric Cutler

Gyorgy Ligeti Lontano per grande orchestra (1967)

Gustav Mahler Das Lied von der Erde (Il canto della terra) sinfonia per contralto tenore e orchestra (1911)

Orchestra del Teatro di San Carlo

Ottobre 2019 sabato 12 ore 20.00; domenica 13 ore 18.00

2001: Odissea nello spazio, Shining e Eyes Wide Shut: se questi tre capolavori di Stanley Kubrick vi sono familiari, allora conoscerete certamente la musica e lo stile Gyorgy Ligeti (1923-2006) il compositore che ha attraversato da protagonista indiscusso tutto il XX secolo.
Lontano è un brano per grande orchestra e l’organico ricorda quello di una sinfonia classica; la scrittura è molto densa e gli strumenti sono trattati quasi sempre solisticamente così da creare degli agglomerati armonici per sovrapposizione di linee melodiche caratterizzate da lenti movimenti cromatici. Il ritmo si mantiene regolare ma la suddivisione ritmica interna è talmente variabile che non è percepibile una pulsazione regolare, una costante nella produzione di Ligeti.

Cos’è Das Lied von der Erde? Una sinfonia con parti cantate o, meglio ancora, una sinfonia con Lieder inseriti e incastonati? Forse non esiste una categoria di forma o di genere che si adatti a questa partitura che ha una scrittura tendenzialmente cameristica e oltrepassa i confini di ciascun mondo, per congiungere forme eterogenee di pensiero musicale in una nuova e più elevata unità spirituale. Nell’autunno 1907 fu pubblicata un’antologia di poesia cinese, Die chinesische Flöte, formata da un centinaio di liriche, di autori compresi tra il XII secolo a.C. e l’epoca contemporanea. Il curatore, Hans Bethge, per renderle più accessibile al pubblico occidentale, ne realizzò delle parafrasi poetiche che ebbero immediati riflessi musicali nella mente di Mahler.

/Concerto Sinfonico

25 e 26 ottobre 2019

NEEME JÄRVI / DENIS MATSUEV

Direttore | Neeme Järvi
Pianoforte | Denis Matsuev

Ludwig van Beethoven Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in si bemolle maggiore, op. 19 (1787/89)
Johannes Brahms Sinfonia n. 4 in mi minore, op. 98 (1885)

Orchestra del Teatro di San Carlo

Ottobre 2019 venerdì 25 ore 20.00; sabato 26 ore 18.00

Abituati allo stile eroico del Beethoven più conosciuto, si rimane sempre un po’ sorpresi nell’ascoltare un’opera nella quale è ancora palese lo stile “galante” e le soluzioni brillanti di stampo prettamente virtuosistico affidate al solista. D’altronde il compositore, nel momento in cui scriveva queste pagine, era ancora e soprattutto un grande pianista desideroso di mostrarsi davanti alla sua platea e di mettere alla prova proprio lì le sue abilità. Naturalmente i panni aggraziati ed eleganti del Settecento stanno stretti a Beethoven che già negli anni giovanili infondeva sempre nella sua musica, seppure ancora il modo inconsapevole, qualcosa di nuovo ed originale.

All’epoca della Quarta Sinfonia, Brahms aveva solo cinquant’anni e anche se siamo abituati a pensarlo più vecchio (complice la celebre fotografia con la lunga barba bianca), la sua musica esprime una esuberante energia creativa. Molte “lingue” si intrecciano in questa partitura: dalla più scoperta cantabilità al contrappunto bachiano, dal carattere zigano-ungherese dei pizzicati ai ritmi sincopati (nel primo movimento), tutto miracolosamente assorbito nell’equilibrio del sonatismo classico. La scrittura orchestrale è talmente avanzata che a volte pare di ascoltare Debussy per il carattere di macchia sonora ottenuto con la scrittura intrecciata dei vari strumenti in un trascolorare di conclusioni dilazionate, nota su nota, timbro su timbro.

/Recital

26 novembre 2019

ROBERTO COMINATI

Pianista | Roberto Cominati

Ludwig van Beethoven Sonata per pianoforte n. 1 in fa minore, Op. 2 n. 1 (1793/95)
Ludwig van Beethoven Sonata per pianoforte n. 30 in mi maggiore, Op. 109 (1819/20)

Claude Debussy Estampes (1903)
Pour le Piano (1894/1901)
L’Isle Joyeuse, L. 106 (1904)

Novembre 2019 martedì 26 ore 20.00

Quante possibilità timbriche? Quante sfumature dinamiche, quale ricchezza armonica può avere un pianoforte? Dagli esordi di Beethoven alle composizioni mature di Debussy, il concerto presenta un meraviglioso viaggio alla scoperta dello strumento che ha rivoluzionato la storia della musica degli ultimi tre secoli. Secondo un uso del tempo, il frontespizio delle Sonate op. 2 di Beethoven lascia all’esecutore la scelta tra il clavicembalo e il pianoforte segno che ancora lo strumento a corde percosse (e non pizzicate) stentava a dominare la scena.

Ben diverso il discorso per l’op. 109 che apre il cosiddetto “ultimo periodo” e mette in luce, oltre alle sue straordinarie doti compositive, anche i più reconditi angoli del pianoforte.

Dopo la grande stagione ottocentesca, nessuno pensava che dalla tastiera potessero uscire suoni tanto innovativi. Debussy invece considerava il pianoforte un vaso di Pandora, capace di produrre le soluzioni più imprevedibili e, come racconta la moglie Emma Bardac, “Debussy suonava quasi sempre in una perenne mezza tinta, con una sonorità piena e profonda senza alcuna durezza nell’attacco. La scala delle nuances andava dal triplo piano al forte, senza arrivare mai a sonorità disordinate in cui la sottigliezza delle armonie potesse perdersi”. Ed erano proprio quelle nuances l’oggetto della ricerca debussysta: sfumature sonore, dinamiche e timbriche capaci di dare una seconda vita a uno strumento con due secoli di storia alle spalle.

/Concerto Sinfonico

18 dicembre 2019

JURAJ VALČUHA / Concerto di NATALE

Direttore | Juraj Valčuha
Corno | Radovan Vlatković
Richard Strauss Concerto n. 1 in mi bemolle maggiore op. 11 per corno e orchestra (1885)
Musiche degli Johann Strauss (padre e figlio)

Orchestra del Teatro di San Carlo

Dicembre 2019 mercoledì 18 ore 20.00

Stesso cognome e stessa lingua ma origini e, soprattutto, stili diversissimi: l’uno tedesco (1864 – 1949) gli altri austriaci (dal 1804, data di nascita di Johann padre, al 1899, data di morte di Johann figlio) ben rappresentano i due volti del mondo musicale di area germanica tra il XIX e il XX secolo.
Il Concerto in mi bemolle, primo dei due dedicati allo strumento a fiato, venne composto da uno Strauss diciottenne come omaggio al padre Franz Joseph Strauss, primo corno dell’orchestra di Corte di Monaco di Baviera. La critica dell’epoca, pur notando la vitalità e la freschezza della musica, non fu certo delicata con questa prova giovanile giudicando il Concerto “ad un tempo abile e maldestro, opera d’un maestro, che ammira Brahms, che vorrebbe far di più senza sapere esattamente cosa”. Eppure anche all’interno di questo contesto non è difficile riconoscere le caratteristiche di una personalità prepotente che, nel giro di pochi anni, avrebbe offerto soluzioni personali come il carattere del tematismo, la sobria finezza del tessuto orchestrale e alcune originali soluzioni armoniche.
Dal Valzer all’operetta, il nome degli Strauss ha monopolizzato la vita della capitale austriaca per quasi tutto il XIX secolo con pagine divenute immortali come la Marcia di Radetzky o il celebre valzer Sul bel Danubio blu.

/Concerto Sinfonico

19 gennaio 2020

RICCARDO MUTI / CHICAGO SYMPHONY ORCHESTRA

Direttore | Riccardo Muti

Sergej Prokof’ev Suite da Romeo e Giulietta (1936)

Antonín Dvořák Sinfonia N. 9 in mi minore “Dal Nuovo Mondo” (1893)

Chicago Symphony Orchestra

Gennaio 2020 domenica 19 ore 19.00

Concerto d’Imprese

I ballerini del Bolshoi che il 4 ottobre del 1935 ascoltarono la partitura del Romeo e Giulietta eseguita dallo stesso autore al pianoforte, la giudicarono “ineseguibile” per “gli eccessi di ritmi sincopati e la complessità dei movimenti d’insieme”. Anche il “lieto fine”, che il musicista aveva ideato con un eccesso d’ottimismo, dovette esser cancellato, ripristinando la fine tragica dell’amore fatale dei due innamorati. Ma ciò non bastò e l’allestimento del nuovo balletto fu tolto dal cartellone della stagione 1935-36 e rinviato a data da destinarsi. Fu per tale ragione che, sul finire del 1936, Prokof’ev decise di estrapolare dalla partitura di Romeo e Giulietta due Suites Sinfoniche, la prima delle quali fu eseguita in pubblico dall’Orchestra Filarmonica di Mosca il 24 novembre 1936, raccogliendo un brillante successo.
Non sarà un caso se nel 1969 l’astronauta Neil Armstrong portò la sinfonia “dal nuovo mondo” sulla Luna durante la missione Apollo 11; quella partitura ha in se qualcosa di innovativo e se anche lo stesso Dvořák illustrò il titolo dell’opera spiegando che si riferiva semplicemente a “impressioni e saluti dal nuovo mondo”, è innegabile che l’energia che si sprigiona da quelle pagine rappresenti decisamente uno sguardo verso il futuro.

/Concerto Sinfonico

2 e 3 febbraio 2020

CONCERTO DANIELE GATTI

Direttore | Daniele Gatti

Johannes Brahms Ein Deutsches Requiem (Requiem tedesco), per soli, coro e orchestra, op. 45 (1868)

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo

Febbraio 2020 domenica 2 ore 18.00; lunedì 3 ore 20.00

Se la morte può avere un suo canto, un suono che la identifichi, ebbene Ein Deutsches Requiem è quel canto. Non si esagera nel considerarlo uno dei massimi capolavori sinfonico-corali della seconda metà dell’Ottocento poiché rappresenta una nuova idea di musica liturgica, tedesca, mitteleuropea e segna l’inizio della fase della prima maturità artistica del musicista. Non si tratta di un Requiem in senso propriamente liturgico, e non ha una diretta relazione con le messe funebri in latino come quelle di Mozart o Verdi; Brahms stesso compose un libretto traendolo dalla Bibbia in tedesco nella versione di Martin Lutero. Il concetto di fondo portato avanti dal compositore è di natura più filosofica che religiosa: le persone cui portare aiuto e consolazione non sono i morti, ma i vivi. Le melodie racchiuse in Ein Deutsches Requiem, così come le armonie sempre cangianti e un uso “antico” delle voci ci offrono un’idea nuova di musica liturgica; il tono di pace e consolazione racchiuso in ogni singola battuta lascia pensare che il giovane compositore avesse a lungo meditato sulla morte tentando poi, con successo, di darle voce.

/Concerto Sinfonico

7 febbraio 2020

CAMERATA SALZBURG

Direttore e violino | Viviane Hagner

Franz Schubert Cinque danze tedesche con coda e sette trii D 90 per due violini viola e violoncello (1812)

Wolfgang A. Mozart Concerto in la maggiore n. 5 “Türkish”, K 219 per violino e orchestra (1775)

Franz Schubert Rondò in la maggiore D 438 per violino e archi (1816)

Franz Joseph Haydn Sinfonia n. 43 in mi bemolle maggiore “Merkur”, Hob: I:43 (1771)

Camerata Salzburg

Febbraio 2020 venerdì 7 ore 18.00

Concerto d’imprese

Dal Classicismo ai primi vagiti del Romanticismo, passando per l’esotismo delle turcherie e il leggero e misterioso volo di Mercurio; l’insolito programma presentato dalla Camerata Salzburg (a rigore, “Camerata Academica del Mozarteum di Salisburgo”) pone l’accento su un repertorio a metà tra musica da camera e sinfonica e lo fa con il suo stile inconfondibile, a denominazione d’origine controllata diremmo oggi. Tutti in piedi sul palco, secondo lo stile barocco, e con il Kappelmeister al comando, i solisti della Camerata riportano in vita il mondo musicale a cavallo del XVIII e XIX secolo, con le sue Accademie e lo stile raffinato.

/Concerto Sinfonico

22 febbraio 2020

DENNIS RUSSELL DAVIES

Direttore | Dennis Russell Davies

Neue Vokalsolisten Stuttgart

Bruno Maderna In Ecclesiis versione per grande orchestra del mottetto di
Giovanni Gabrieli (1966)

Raffaele Grimaldi e Lucia Ronchetti Florilegium.Studio da Gesualdo per ensemble vocale coro e
orchestra (2014)
Prima esecuzione assoluta

Dmitrij Šostakovič Sinfonia n. 15 in la maggiore, op. 141 per grande orchestra
(1972)

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo

Febbraio 2020 sabato 22 ore 18.00

Interessante operazione di trascrizione/revisione quella di Bruno Maderna (pseudonimo di Bruno Grossato 1920-1973) acuto conoscitore e studioso di musica antica che già negli anni ’50, accanto alla sua produzione di musica dodecafonica, si dedicava alla riscoperta della musica veneziana del Cinquecento.
Affermare le proprie scelte linguistiche e tecniche fu molto difficile per il compositore russo che ebbe sempre rapporti difficili e agitati con il potere politico in URSS; in più di una occasione i responsabili delle questioni ideologiche e culturali del suo paese intervennero per scomunicare o quanto meno censurare ed esprimere riserve nei confronti di alcune composizioni. La Sinfonia n. 15, l’ultima composta da Šostakovič, risente solo in parte del linguaggio moderno che tante critiche gli aveva attirato ed è caratterizzata da un’atmosfera briosa e scherzosa che coinvolge man mano tutta l’orchestra in una festosa girandola di suoni.

/Concerto Sinfonico

14 e 15 marzo 2020

JURAJ VALČUHA

Direttore | Juraj Valčuha
Pianoforte | Alexander Malofeev

Jean Sibelius Aallottaret (Le Oceanidi) op. 73 poema sinfonico per orchestra (1914)

Edward Grieg Concerto in la minore op. 16 per pianoforte e orchestra (1869)

Ottorino Respighi Fontane di Roma, P 106 poema sinfonico (1917)
Pini di Roma, P 141 poema sinfonico (1924)

Orchestra del Teatro di San Carlo

Marzo 2020 sabato 14 ore 20.00; domenica 15 ore 18.00

Impressioni, suggestioni, emozioni; questo racconta il Concerto che spazia dagli orizzonti della Scandinavia ai panorami della città eterna, dalle Ninfe del Mediterraneo al suono delle fontane di Roma. Se il poema del finlandese Sibelius venne definito “la migliore evocazione del mare mai descritta in musica”, il Concerto di Grieg contribuì notevolmente alla conoscenza e alla diffusione in Europa della musica popolare norvegese, di cui riuscì ad esprimere i sentimenti più intimi con la naturalezza del linguaggio armonico, che talvolta preannuncia certe soluzioni e tendenze musicali moderne di stampo impressionistico.
Tra tutti i compositori della “generazione dell’80” che nell’Italia del primo Novecento propongono un rinnovamento del linguaggio musicale, Ottorino Respighi ha forse il maggior respiro culturale a livello europeo. La sua produzione sinfonica coniuga il suo senso della natura, il suo interesse per l’animo e le tradizioni popolari e il gusto delle antiche forme liturgiche del Canto Gregoriano con vasti richiami alla contemporanea cultura musicale europea. Del resto, dopo gli studi musicali compiuti presso il conservatorio di Bologna, ebbe modo di seguire i corsi di Rimski-Korsakov a San Pietroburgo e poi quelli di Max Bruch presso la Hochschule di Berlino. Nel ciclo dei poemi sinfonici romani Respighi sfrutta a fondo le sue straordinarie doti di orchestratore, riportando le sensazioni provate nella visita della città di Roma nei primi del Novecento.

/Concerto Sinfonico

24 marzo 2020

BUDAPEST FESTIVAL ORCHESTRA

Direttore | Iván Fischer
Violino | Patricia Kopatchinskaja

Richard Strauss Introduzione e valzer da “Der Rosenkavalier”, op. 59, I. e II. Atto. Prima serie di valzer (1944)

Jean Sibelius Concerto in re minore op. 47 per violino e orchestra (1904)

Gustav Mahler Adagio dalla Decima Sinfonia (1910)

Richard Strauss Till Eulenspiegels lustige Streiche (I tiri burloni di Till Eulenspiegel),
op. 28 poema sinfonico (1895)

Budapest Festival Orchestra

Marzo 2020 martedì 24 ore 20.00

Concerto d’Imprese

Der Rosenkavalier, dopo Madama Butterfly, è l’opera più rappresentata del Novecento per la sua musica irresistibile e tanto amabilmente felice; ciò spiega perché è destinata a tornare di frequente non solo a teatro ma anche nelle sale da concerto in una delle tante riduzioni per orchestra.
Lungo e travagliato fu l’iter compositivo del Concerto di Sibelius che, con questa partitura si trovò di fronte all’esigenza di mediare due fattori difficilmente conciliabili; da un lato la lunga e illustre tradizione del Concerto romantico, dall’altro il proprio personale stile compositivo che rifletteva necessariamente una rivendicazione di identità culturale per la Finlandia.
Difficile interpretare l’Adagio della Decima Sinfonia, composta da Mahler nel 1910 e interrotta a causa della morte, che lo colse a Vienna il 18 maggio 1911; il pezzo, infatti, non è una pagina conclusiva, né di una Sinfonia né di una vita, ma l’inizio di un percorso interrotto.
“C’era una volta…”: le prime battute dell’introduzione del Till Eulenspiegel sembrano tradurre in suoni il tradizionale esordio delle favole; Strauss era molto soddisfatto del suo Poema sinfonico che definiva “molto allegro e spavaldo”. Della sua produzione giovanile, avventurosa e sensuale, il Till è una delle opere più significative per la concezione e per la forma, entrambe estrose e tuttavia ben meditate. Ancora oggi, dopo oltre un secolo, pare un ardito capolavoro.

/Concerto Sinfonico

6 aprile 2020

AKADEMIE FÜR ALTE MUSIK
RIAS KAMMERCHOR

Direttore | Justin Doyle

Soprano | Anna Prohaska
Alto | Benno Schachtner
Evangelista | Sebastian Kohlhepp
Tenore | Patrick Grahl
Basso | Konstantin Krimmel

Johannes Sebastian Bach Matthäus Passion (Passione secondo Matteo), BWV 244 per soli, doppio coro e doppia orchestra (1727)

Akademie Für Alte Musik
Rias Kammerchor

Aprile 2020 lunedì 6 ore 20.00

Concerto d’Imprese

“Teatrale”: così è stato definito il linguaggio della Passione secondo Matteo che effettivamente introduce nel linguaggio evangelico, con l’alternanza fra corali e arie, cori e recitativi, le pieghe emotive di un dramma barocco. La concitazione della folla, le lacrime dei fedeli, il pentimento di Pietro, il lutto di Giuseppe di Arimatea. Vengono in primo piano grazie alla musica e i sentimenti umani diventano occasione di meditazione. A partire dalla riscoperta avvenuta in epoca romantica, quando Felix Mendelssohn-Bartholdy ne diresse a Berlino una prima (e in realtà piuttosto ridotta) esecuzione “moderna” (1829), la Passione secondo Matteo è divenuta il simbolo dell’intera produzione sacra di Bach, tanto da porre in ombra gli altri suoi grandi capolavori. La coesione dell’organismo musicale è resa possibile anche dall’originale trattamento della figura dell’Evangelista che non ha solo il compito di narrare gli eventi e di introdurre i personaggi che parlano in prima persona (Gesù, Pilato etc.), ma anticipa di volta in volta la meditazione e il commento delle Arie le quali fanno sempre riferimento ai tre sentimenti dominanti della colpa, della pietà e della speranza.

/Concerto Sinfonico

22 aprile 2020

JURAJ VALČUHA

Direttore | Juraj Valčuha

Richard Strauss Tod und Verklärung op. 24, poema sinfonico (1895)
(Morte e trasfigurazione)

Pëtr Il’ič Čajkovskij Sinfonia n. 6 in si minore, op. 74 “Patetica” (1893)

Orchestra del Teatro di San Carlo

Aprile 2020 mercoledì 22 ore 18.00

“Sei anni fa mi venne in mente l’idea di rappresentare musicalmente in un poema sinfonico i momenti che precedono la morte di un uomo, la cui vita fosse stata un continuo tendere ai supremi ideali: un tale uomo è per eccellenza l’artista”. Con queste parole l’autore sintetizza il programma ideale del brano che descrive l’ultima notte di un malato, che giace assopito nel ricordo di un momento di felicità. Il sonno leggero è interrotto da un soprassalto del male, finché l’allentarsi della morsa del dolore gli permette di ripensare alle grandi aspirazioni della sua vita. La musica fu composta tra il 1888 e il 1890 e, pur trattandosi di un’opera di apprendistato, lo stile di Strauss è diretto e inconfondibile.
Nonostante il successo dell’opera La dama di picche (1890), e dei due grandi balletti, La bella addormentata (1888-1889) e Lo schiaccianoci (1891-92), Čajkovskij non riusciva ad allontanare da sé quel pessimismo che lo aveva sempre dominato. L’insuccesso della Quarta e della Quinta sinfonia, composte negli stessi anni, avevano tenuto lontano l’autore dal genere e solo nel febbraio del ’93, quando sembrò tornargli l’ispirazione, si rimise al lavoro quasi con frenesia e dopo qualche mese portò a termine la più grande e importante delle sue Sinfonie: la Patetica. L’epistolario di Čajkovskij indica come quest’opera fosse concepita quale sinfonia a programma anche se l’autore non ha mai determinato con precisione di quale programma si trattasse.

/Concerto Sinfonico

27 aprile 2020

DAVID FRAY /
ORCHESTRA GIOVANILE LUIGI CHERUBINI

Direttore e pianista | David Fray

Johann S. Bach Concerto per pianoforte e archi N. 1 in re minore, BWV 1052

Johann S. Bach Concerto per pianoforte e archi N. 4 in La maggiore, BWV 1055

W. A. Mozart Concerto per pianoforte e orchestra N. 24 in do minore K. 491

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini

Aprile 2020 lunedì 27 ore 18.00

Realizzati probabilmente a scopo didattico per i suoi figli, Wilhelm Friedemann e Carl Philipp Emanuel, i concerti per Clavicembalo e orchestra sono trascrizioni di alcuni concerti per violino scritti per il principe Leopold di Anhalt-Köthen tra 1717 al 1723. Le esigenze di quella corte erano per lo più legate ad avvenimenti celebrativi interni, esigenze didattiche, approfondimento culturale, dilettantismo e concertismo di piacere, occorrenze che Bach soddisfaceva con nuove composizioni e trascrizioni. In questo modo il compositore andava incontro anche al gusto della borghesia locale che apprezzava particolarmente il nuovo genere del concerto solistico per clavicembalo, nonché al buon numero di virtuosi della tastiera presenti all’epoca a Lipsia.
In una lettera al padre del 28 dicembre 1782, Mozart parlava dei tre Concerti per pianoforte e orchestra cui stava lavorando, affermando che: “Questi concerti sono una via di mezzo tra il troppo facile e il troppo difficile: sono molto brillanti, gradevoli all’orecchio pur senza cadere nella vuotaggine, qua e là anche gli intenditori avranno di che esserne soddisfatti, ma in modo che anche coloro che non lo sono proveranno piacere, senza sapere il perché”. Nella stessa lettera Mozart scrive anche “Vendo i biglietti per 6 ducati”, a testimonianza che la ragione semplice e concreta che lo aveva spinto a comporre questa serie di capolavori era quella economica.

/Concerto Sinfonico

10 maggio 2020

JAMES FEDDECK

Direttore | James Feddeck
Voce recitante | da definire
Baritono | Roberto Abbondanza

Carlo Galante Il Convitato delle ultime feste, melologo per voce recitante baritono e orchestra su testo di Stefano Valanzuolo, liberamente tratto dal racconto omonimo di Auguste Villiers de L’Isle-Adam, (2018)
Prima esecuzione assoluta

Cesar Franck Sinfonia in re minore (1889)

Orchestra del Teatro di San Carlo

Maggio 2020 domenica 10 ore 18.00

Poco francese e troppo legata al modello beethoveniano: così giudicarono la Sinfonia i professori del Conservatorio parigino, specie per quello che riguarda il senso della costruzione, cioè la cosiddetta “forma ciclica”, che consiste nella scelta e nella elaborazione di cellule tematiche che si rincorrono e si integrano nei vari movimenti e conferiscono alla composizione un nesso organico e unitario. Ma in breve tempo il giudizio cambiò fino a riconoscere in Franck una figura “provvidenziale per la musica francese” nel quale si fondono “il lirismo dinamico dei tedeschi e la rigorosa e sensibile chiarezza francese”.

/Concerto Sinfonico

14 giugno 2020

JOYCE DIDONATO /
IL POMO D’ORO

Direttore | Maxim Emelyanchev
Mezzosoprano | Joyce DiDonato

“My Favourite Things”
Arie di Claudio Monteverdi, Christoph Willibald Gluck, George Frideric Händel e Henry Purcell.

Orchestra Il Pomo d’Oro

Giugno 2020 domenica 14 ore 19.00

Concerto d’Imprese

Quale titolo migliore per un concerto che inanella le migliori perle del melodramma barocco? Il pomo d’oro, del compositore Antonio Cesti e del librettista Francesco sbarra, è infatti la più straordinaria opera del XVII secolo per ampiezza (cinque atti allestiti in due giornate successive) e per impiego di mezzi: quasi cinquanta cantanti, cori, comparse a non finire, leoni ed elefanti, balli e armeggiamenti. Fu composta in occasione del matrimonio di Leopoldo I d’Austria con la principessa Margherita, infanta di Spagna, e diede il via ad una serie di festeggiamenti e di celebrazioni che dureranno per quasi due anni.
Attraverso le arie più celebri del periodo barocco, la straordinaria voce di Joyce DiDonato ci commuove, ci emoziona ma soprattutto ci fa rivivere quel meraviglioso secolo

/Concerto Sinfonico

26 giugno 2020

JOSEP PONS / LETICIA MORENO

Direttore | Josep Pons
Violino | Leticia Moreno

Maurice Ravel Alborada del gracioso vers. per orchestra (1919)

Edouard Lalo Symphonie espagnole op. 21, per violino e orchestra (1875)

Manuel de Falla Interludio e danza dall’opera La vida breve (1913)

        El amor brujo, Balletto in un atto dalla gitaneria del 1915 (1924)

Orchestra del Teatro di San Carlo

Giugno 2020 venerdì 26 ore 20.00

Simile al francese “aubade” e all’italiano “mattinata”, “alborada” è una serenata d’amore per chitarra d’origine, probabilmente galiziana e riconducibile forse alla pratica trovadorica. Il “Gracioso”, a sua volta, è un personaggio buffo della commedia tradizionale spagnola di Calderon e di Lope de Vega. Nata come pagina pianistica, l’Alborada del gracioso fu trascritta dall’autore nel 1918 e il risultato è una partitura di diabolica brillantezza e di virtuosismo di scrittura sensazionale, tale da esaltare le risorse più smaglianti di una moderna orchestra, nonché la sensibilità, l’intelligenza e l’estro del direttore.
Più che di Sinfonia sarebbe più corretto parlare di un Concerto, in quanto il violino vi è trattato in funzione solistica ed è il vero protagonista del discorso musicale: la sua parte è di un virtuosismo denso e brillante e a tratti chiaramente ispirato a modi propri della musica gitana spagnola.
Paradossalmente era stato a Parigi che de Falla aveva ascoltato, grazie a Debussy e Ravel, un nuovo modo di intendere la musica spagnola; non più solo gli stereotipi dell’esotismo di maniera, non più le immagini oleografiche di un luogo più sognato che vissuto, ma elementi autentici della musica popolare spagnola, quali la libertà improvvisativa del canto, le arcaiche inflessioni modali, la pulsione vitalistica, il gusto per i colori accesi e gli atteggiamenti passionali.

/ Recital

3 ottobre 2020

GIOVANI PROMESSE

Violino | Oleksandr Pushkarenko
Violino | Riccardo Zamuner
Pianoforte | Francesco Maria Navelli

Ottobre 2020 Sabato 3 ore 18.00

Concerto d’imprese


/Concerto Sinfonico

17 e 18 ottobre 2020

JURAJ VALČUHA

Direttore | Juraj Valčuha

Gioachino Rossini Stabat mater per soli, coro e orchestra (1842)

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo

Ottobre 2020 sabato 17 ore 20.00; domenica 18 ore 18.00

Difficile contenere l’inarrestabile torrente melodico di questa maestosa composizione e ricondurlo sempre nell’alveo di una intensa spiritualità; si dice che Gioachino Rossini abbia pianto dalla commozione ascoltando per la prima volta lo Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi, e certamente gli tornò in mente quando, intorno al 1832, venne invitato a musicare il testo della sequenza di Jacopone da Todi che descrive la sofferenza della Vergine ai piedi della croce. Lo straziante dolore della Madonna di fronte al Figlio morto pare trasferirsi sulla scena di un vero e proprio teatro dell’anima, luogo di stupore e di mistero, in cui tutto può accadere.
La storia della stesura della partitura è piuttosto complessa ma certo l’esito finale risultò assolutamente personale, forte di un linguaggio vivo, realistico e altamente scenografico. Le cronache dell’epoca raccontano che il 18 marzo 1842, giorno della prima, la folla cominciò la fila per acquistare i biglietti sin dalle prime ore del mattino e furono adottate misure di sicurezza eccezionali per evitare incidenti; si trattò di un evento memorabile e per molti giorni i giornali bolognesi parlarono dello Stabat in termini enfatici.

/Concerto Sinfonico

4 novembre 2020

150° ANNIVERSARIO MORTE
Francesco Saverio Mercadante

Francesco Saverio Mercadante
(Altamura 1795 – Napoli 1870)
Nel 150° anniversario della morte.
Insurrezione Polacca. Fantasia descrittiva a grande orchestra in quattro parti consecutive
(Napoli –agosto 1863)
Revisione critica a cura di Ivano Caiazza

Direttore | Francesco Ommassini

La danza augurale – Cantata per soli, coro e orchestra
Per l’avvenimento al trono del Regno delle due Sicilie di S.A.R. Francesco II per le auguste sue nozze con S.A.R. Maria Sofia Amalia di Baviera
Teatro di San Carlo 26 luglio 1859
Poesia di Nicola Sole
Revisione critica a cura di Ivano Caiazza

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo

Novembre 2020 mercoledì 4 ore 20.00

/Concerto Sinfonico

Dall’8 all’ 11 novembre 2020

CONCERTO RICCARDO MUTI

Direttore | Riccardo Muti

Francesco Saverio Mercadante Ouverture da I due Figaro (1826)

Franz Schubert Sinfonia n. 3 in Re maggiore D. 200 (1815)

Pëtr Il’ič Čajkovskij Sinfonia n. 5 in mi minore, op. 64 (1888)

Orchestra del Teatro di San Carlo

Novembre 2020 domenica 8 ore 19.00; martedì 10 ore 20.00; mercoledì 11 ore 18.00

Grazie al maestro Muti, che ha diretto nel 2011 a Ravenna la prima rappresentazione in tempi moderni dell’opera, il pubblico ha potuto riscoprire una musica “leggera e brillante, scritta con eleganza, sovente raffinata nella qualità della strumentazione e dell’invenzione ritmica”.
Tanto aveva bruciato le tappe del genio romantico nel genere del Lied (a soli 17 anni aveva scritto il capolavoro Margherita all’arcolaio), tanto era rimasto fedele, nelle Sinfonie, ai modelli di Haydn e Mozart senza quasi misurarsi con la creatività espletata dall’ultimo Beethoven in questo genere; ovviamente l’etichetta di classicista esclude l’Incompiuta e la Sinfonia in do maggiore detta “Grande”. Pur essendo un frutto della sua prima giovinezza, la Terza Sinfonia mostra già la misura e la mano del gusto schubertiano con gesti melodici che emergono con forza, momenti e pagine incantevoli.
“Voglio mettermi a lavorare alacremente; sento in me un impulso fortissimo di dimostrare non solo agli altri ma a me stesso che la mia capacità di comporre non è esaurita […]”; così scriveva Čajkovskij il 10 giugno 1888 alla sua generosa mecenate Nadežda von Meck. Si riferiva alla Sinfonia n. 5 in mi minore op. 64, composta rapidamente tra il maggio e l’agosto del 1888, dopo un periodo di depressione e di stasi creativa.
La Quinta Sinfonia riprende dalla Quarta il principio ciclico dell’idea ricorrente, o motto, facendone un uso ancora più ampio, perché uno stesso tema, collegato al destino, ritorna in tutti e quattro i movimenti.

/Recital

18 novembre 2020

JEAN-YVES THIBAUDET
In omaggio per il quinto anniversario della morte
del Maestro Aldo Ciccolini

Pianista | Jean–Yves Thibaudet

Claude Debussy Préludes, primo libro, L. 125 (1909-10)
Préludes, secondo libro, L. 131 (1911-13)

Novembre 2020 mercoledì 18 ore 18.00

Il soffio leggero del vento, i passi sulla neve ghiacciata, le chitarre, i tamburi, le campane, trovano riscontri musicali non solo simbolici, ma spesso addirittura onomatopeici nei due libri dei Préludes; tuttavia, la particolare collocazione dei titoli alla fine (e non all’inizio) di ogni brano indica una tendenza a superare la suggestione ambientale e la pittura in musica per avviarsi verso l’astrattismo che caratterizzerà gli Studi. Entrambi i libri comprendono dodici pezzi: in totale, ventiquattro Preludi secondo una prassi frequente Settecento e dell’Ottocento che vede nel numero tre (e i suoi multipli) un numero ideale. Il tono intimista, le sonorità delicate e l’essenzialità quasi del tutto priva di decorazioni mostrano come l’autore li avesse concepiti per un uso privato e non concertistico. I ventiquattro pezzi non seguono alcuno schema tonale, né sono ordinati secondo esplicite regole di simmetria; il senso di unità che traspare dalla loro successione dipende piuttosto da una coerenza poetica profonda, dalla loro spontanea adesione a un pensiero che scompone il principio della variazione e sospende l’idea del tempo. Tutta la musica di Debussy ha in questo senso un aspetto preludiante e tutta, di conseguenza, può essere letta alla luce delle suggestioni che possiamo trarre dai due libri di brani pianistici effettivamente indicati con quel titolo.