Di: Sergio Palumbo

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Renzo Arbore torna con l’Orchestra Italiana sul palco dell’Arena Flegrea, dopo il grande successo del concerto di quindici anni fa e sugli spalti gremiti c’è un pubblico appartenente ad almeno tre generazioni, pronto a cantare, battere le mani, ballare ed emozionarsi. Prima del concerto, sul maxischermo sul fondo del palco si alternano spezzoni di quelle che Arbore definisce le sue “malefatte televisive” e che, in realtà, sono pagine di storia non solo della televisione ma dell’intera Nazione. Nella sua sconfinata carriera Arbore ha esplorato, sempre con successo, diverse forme espressive ed artistiche, dalla radio alla televisione, dal cinema alla musica. Da ventotto anni, ormai, con l’Orchestra Italiana divulga nel mondo la canzone napoletana, anche portando alla luce perle meno conosciute, proponendo arrangiamenti sempre coinvolgenti, anche grazie al talento dei quindici musicisti che lo accompagnano. Oltre ad essere ambasciatori della canzone napoletana nel mondo, grande merito di Arbore e dell’Orchestra Italiana è di aver, di fatto, riabilitato il mandolino. Questo strumento dal suono inconfondibile e meraviglioso, purtroppo, è fin troppo spesso considerato simbolo dispregiativo dell’italianità e della napoletanità, così rinnegando una tradizione secolare di cui invece bisognerebbe andare fieri.

Sono i versi di Salvatore Di Giacomo che aprono il concerto, con Era de maggio, seguita da un altro grande classico della canzone napoletana, che Arbore dedica al grande amico Roberto Murolo, le cui immagini scorrono sullo schermo: Reginella emoziona il pubblico, con i mandolini nel ritornello a rendere ancor più suggestivo il momento. Un’altra dedica per altri due grandi classici: Maruzzella e ‘O Sarracino di Renato Carosone, che con il rap di Mariano Caiano cambia pelle, rinnovando senza tradire.

Musica, ma non solo: Renzo Arbore in questa splendida festa diverte il pubblico napoletano anche con le sue impareggiabili doti di intrattenitore, raccontando aneddoti personali o legati ad amici (divertentissimi quelli relativi a Luciano De Crescenzo), barzellette e ricordi artistici, dando vita ad uno spettacolo di tre ore che volano via fin troppo velocemente.

Oltre alla riproposizione in chiave moderna di grandi classici (solo per citarne alcune: Guaglione, Comme facette mammeta, ‘O surdato ‘nnammurato in medley con Everybody’s talkin’ di Fred Neil e una Voce ‘e notte magistralmente cantata da Barbara Bonaiuto) è mirabile l’operazione di riscoperta di un patrimonio musicale ingiustamente meno noto, come L’arte d’o’ sole, scritta da Gambardella nel 1908, Tutt’ ‘e ssere di Pisano e Cioffi del 1945, Silenzio cantatore – per la splendida voce di Gianni Conte – e Penzammo ‘a salute. Il ricordo delle prime esperienze nei night club porta Arbore alle tastiere per una intima Piove, grande successo di Domenico Modugno e lo swing di Natalino Otto (Mamma mi piace il ritmo), prima di Smorza e’ lights, che fa subito pensare al Parco della Rimembranza e all’indimenticabile scena del film Così parlò Bellavista, a cui fa da sottofondo musicale. Aumm aumm fa ballare il pubblico dell’Arena Flegrea, mentre nei bis si ricordano i grandi successi televisivi (Ma la notte no, Sì la vita è tutta un quiz, Vengo dopo il tiggì, Cacao Meravigliao) ma non mancano ancora grandi classici (T’è piaciuta di Carosone, ‘A tazza ‘e cafè e l’immancabile, richiesta a gran voce, Luna rossa).

Link: il sito dell’Arena Flegrea di Napoli – www.arenaflegrea.com