Di: Maresa Galli

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Sta ridisegnando i rapporti umani, lavorativi, sociali, affettivi: il Covid è una cesura tra un prima e un dopo, una lente attraverso la quale leggere ciò che più conta nella vita. Davide Gambardella, giornalista e scrittore, ha pubblicato il suo libro d’esordio, “Storia di un (quasi) amore in quarantena”, (Graus Edizioni, pagg.64, euro 15,00) scritto durante il lockdown. Napoletano, Davide Gambardella inizia l’attività giornalistica nelle redazioni locali dei più importanti quotidiani nazionali nel 2002, con sguardo attento alla periferia napoletana. Dal 2013 la sua attività si svolge a Roma, raccontando storie di cronaca. Proprio a Tor Bella Monaca, noto quartiere della periferia capitolina, è ambientato il romanzo che racconta, potente microcosmo, una storia d’amore vissuta durante la quarantena. Nella relazione tra il protagonista e la bella russa Tatiana, di Krasnojarsk, si legge la vita deflagrata della generazione odierna che, come scrive Enrico Parolisi nella prefazione, “non è la Beat Generation di Kerouac e Ginsberg, ma non è nemmeno la generazione Z dei nativi digitali. Eterni sopravvissuti, estremamente reinventati, pronti a gettare il cuore oltre l’ostacolo per trovare la propria collocazione nel mondo”. Se è proibito alle coppie stare in strada, non rimane che rifugiarsi, sia pure sfidando le ordinanze, tra le mura domestiche. È quanto accade ai protagonisti del breve ma intenso racconto di Gambardella. Insieme sperimentano la passione, la condivisione di stati d’animo, l’amore per l’arte, il piacere nelle piccole gioie epicuree della vita. Alle spalle licenziamenti, ferie forzate, precariato e terribili scenari lavorativi all’orizzonte per tutti i non garantiti. Dinanzi, l’incertezza del domani e la passione unica via di sopravvivenza, di conforto in quella che è stata definita “la Spoon River del nuovo millennio”, morti su morti, bollettini di guerra. I protagonisti si collocano tra chi, invece di disperarsi con i notiziari quotidiani in tv, si trastulla con il sesso, il buon cibo, il buon vino, la buona musica. Quanto durerà l’irreale situazione? Saremo più solidali, più disposti al bene o cercheremo, al peggio, di sopravvivere sconfiggendo l’ansia “pandemica”? Nel romanzo entra anche Irina, coinquilina e connazionale di Tatiana e il finale della storia è inatteso, spiazzante. Momenti di poesia acida si alternano alla cronaca di resilienza, di pallide prospettive di ripresa possibili (forse) solo grazie agli amori che sbocciano più forti in tempo di crisi.