Di: Maresa Galli

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La Stagione del Teatro San Ferdinando di Napoli apre il 22 ottobre con “Tavola tavola, chiodo chiodo…”, spettacolo ideato, diretto e interpretato da Lino Musella (in scena fino al 1° novembre). Tratto da appunti, corrispondenze e carteggi di Eduardo De Filippo, debutta in prima nazionale nel teatro di Eduardo (produzione Elledieffe diretta da Carolina Rosi e Teatro di Napoli – Teatro Nazionale diretto da Roberto Andò). Il direttore Andò definisce, a ragione, Lino Musella un talento assoluto. Premio Ubu 2019 come migliore attore, classe ’80, Musella ha vissuto con intensità il teatro in veste di attore, di regista, di tecnico e disegnatore luci. Abituato a mettere insieme frammenti di poeti, scrittori, filosofi, drammaturghi, ha affascinato il pubblico con il suo spettacolo del 2016 (prodotto da Elledieffe), “L’ammore nun è ammore”, 30 sonetti di Shakespeare “traditi” e tradotti in napoletano da Dario Jacobelli. Nel 2019 Musella è scelto da Jan Fabre per interpretare “The Night Writer – Giornale notturno”, diari fiamminghi del celebre artista, coreografo, regista e scenografo belga. Imperdibili i lavori che da anni mette in scena con Tonino Taiuti. Oggi rende omaggio alla voce di Eduardo, più che mai attuale con le sue riflessioni civili nel tempo presente. Fortemente simbolico, l’impianto scenico di “Tavola tavola, chiodo chiodo…” è rappresentato da un balcone e un presepe da costruire e disfare e, magnifica storia che mi svela l’attore, ci sarà lo scrittoio originale di Eduardo trovato in un deposito a Milano, destinato ad ammuffire – “un oggetto da dimenticare al quale ridiamo vita!”, spiega. Tommaso avrebbe voluto donarglielo ma Musella non avrebbe accettato questa responsabilità preferendo farlo ricostruire dalla scenografa. Poi il destino ha deciso che nel Teatro di Eduardo vi fosse anche il suo scrittoio originale. E ancora un candelabro e il balcone che facilmente può trasformarsi in prigione: tutto molto fragile. E la scrittura, compresa la lettera al ministro, è in chiave drammaturgica nell’amorevole, gran lavoro di Musella. “Prima dell’estate Tommaso De Filippo, il figlio di Luca, mi chiese un progetto su Eduardo – spiega Musella – simile a quello che feci sui Sonetti di Shakespeare. Avevo letto “Eduardo dietro le quinte”, il libro di Maria Procino, l’archivista di tutto il materiale di Eduardo, e da lì è nata l’idea. Il mio è un lavoro che ha preso corpo in questo tempo di riflessione, proprio sulla categoria degli attori. Pensieri, carteggi, articoli, e in particolare la lettera all’allora ministro dello Spettacolo Umberto Tupini, pubblicata da “Paese Sera” nel ’59, il discorso in Senato, inascoltato, dell’’82, lettere con le banche e anche piccoli quadretti familiari, la storia del San Ferdinando. E tavola tavola chiodo chiodo è la scritta della lapide che campeggia sul palcoscenico del teatro di Eduardo, dedicata a Peppino Mercurio, il suo storico macchinista che aveva ricostruito quello stesso palcoscenico distrutto dai bombardamenti del ‘43.  “Eduardo si è battuto da quando aveva trent’anni per il teatro, per la società, per i giovani. Alla fine della sua vita si è occupato dell’istituto Filangieri. La mia categoria oggi è impazzita, è allo sbando; abbiamo sentito anche un grande silenzio, il silenzio dei grandi: oggi vorrei ascoltare le voci di Ronconi, di Luca De Filippo… La confusione ci ha fatto riflettere. Lo spettacolo inizia con una riflessione di sdegno, di sgomento per le guerre, le pandemie, fuori di retorica. Il teatro è lo sforzo disperato che compie l’uomo per dare un senso alla vita, diceva Eduardo, e questi esempi ci possono dare molta forza. La società deve nutrirsi dell’arte del teatro. Rischiamo che si perda questo contatto e dobbiamo fare attenzione alle nuove generazioni”.

“Mi piacerebbe allestire Napoli milionaria!” con lo Stabile ma pensiamo anche ad altri titoli, afferma Carolina Rosi che ha in cantiere nuove collaborazioni con il Teatro Nazionale. Quale voce di “grande” è più forte di quella di Eduardo che ha regalato al mondo poesia e impegno civile, con battaglie “donchisciottesche”, condotte instancabilmente tra vittorie e fallimenti”, afferma Musella che racconta anche l’artista “ impegnato a ‘fare muro’ per smuovere la politica e le Istituzioni e ne esce spesso perdente, in parte proprio come noi in questo tempo, ma anche da lontano non smette mai di alzare la sua flebile, roboante voce e mi piace pensare che lo faccia proprio per noi”. Con Lino Musella sul palco Marco Vidino che esegue le musiche dal vivo; firma le scene Paola Castrignanò; il disegno luci Pietro Sperduti; la collaborazione alla drammaturgia Antonio Piccolo; la ricerca storica Maria Procino.