Di: Maresa Galli

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Non è un testo facile da mettere in scena “Brevi interviste con uomini schifosi” di David Foster Wallace, ma se il regista è il drammaturgo argentino Daniel Veronese allora tutto è possibile. Lo spettacolo tratto dai racconti di Wallace è stato presentato in collegamento streaming dal Teatro San Ferdinando, dove lo spettacolo debutta, in prima assoluta, il 1°febbraio, con repliche fino al 6 febbraio. Tradotti da Aldo Miguel Grompone e Gaia Silvestrini, gli 8 racconti scelti tra i 23 che compongono la raccolta dello scrittore americano, hanno due eccellenti interpreti: Paolo Mazzarelli e Lino Musella. Attori poliedrici, che alternano teatro, cinema e televisione, pluripremiati, diretti dai più importanti registi, hanno già lavorato insieme per anni nella Compagnia Musella-Mazzarelli. David Foster Wallace, scrittore, saggista e accademico americano, tra i più innovativi della sua generazione, morto suicida nel 2008 a 46 anni, è autore di celebri romanzi come “La scopa del sistema”, “Infinite Jest”, “Il re pallido”, incompiuto, e di racconti, tra i quali spiccano “La Ragazza dai capelli strani”, “Oblio” e appunto “Brevi interviste con uomini schifosi”. Wallace non ha scritto nulla per il teatro, e dunque mettere in scena la sua scrittura profonda, ironica, cattiva, spiazzante dei rapporti umani, è una sfida. Roberto Andò, direttore del Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale, definisce le “Brevi interviste di uomini schifosi” uno “zibaldone di perversioni e meschinità del maschio contemporaneo”. Immaginati dall’autore come monologhi al maschile, il regista li trasforma in dialoghi tra un uomo e una donna. “Ho scoperto Wallace – spiega Veronese in conferenza stampa, attore, drammaturgo e regista di Buenos Aires, punto di riferimento dell’America Latina – sei anni fa e “Brevi interviste” mi colpì subito tanto da decidere subito come metterlo in scena. Erano necessarie due persone, due uomini che si alternavano sul palcoscenico per mostrare il maschile e il femminile. Il lavoro mi ha dato tanta soddisfazione, in Cile, in Argentina, e devo dire che l’idiosincrasia degli attori cambia in base al posto in cui è rappresentato lo spettacolo. Questa versione a Napoli ha un’energia diversa ed è la prova che il teatro si fa sul palcoscenico. Non esiste un unico modo di intervenire su un’opera, il lavoro è qualcosa di vivo. L’espressività di Lino e Paolo fa sì che lo spettacolo abbia una potenza diversa. Wallace è un autore meravigliosamente scomodo, sembra che giochi con il lettore creando forme, con la sua ironia, umorismo, sarcasmo, presentando i personaggi come fossero esseri innocenti, e non portatori di una cultura patriarcale che sottomette la figura femminile. E questo è un momento importante per mostrarlo, poiché, fino a non molto tempo, fa questi rapporti erano accettati come parte della natura maschile. Non sono esseri manifestamente violenti che fisicamente maltrattano le donne, ma qui si legge un intervento più chirurgico. A Buenos Aires ho provato con due attori argentini e mi sono chiesto tutto il tempo cosa c’è in noi argentini in queste sensazioni. Intendo il teatro come zona degli attori che non devono essere lasciati soli però sono loro a portare avanti lo spettacolo. Mi piace l’idea di vedere scomparire autore, regista e poi gli attori! Per far sì che il pubblico si affacci al balcone dei propri vicini. Se al posto di Paolo e Lino ci fossero altri due attori il risultato sarebbe diverso. Cerco di mettere il personaggio in loro. Non c’è un unico modo di portare in scena quest’opera, un lavoro d’insieme in cui la forza predominante è la recitazione”. E a proposito di Napoli Veronese racconta: – “avevo un nonno veneziano e una nonna calabrese: è impossibile che io non mi senta a mio agio in questo Paese. Non conoscevo Napoli e il Sud. Ho lavorato molto a Madrid e potrei viverci. Vivrei bene anche a Napoli o a Roma, la vicinanza degli italiani mi fa sentire a casa. La sensazione che regala Napoli è forte ma per me è familiare”. Del suo lavoro degli anni ‘80/’90, ricorda “El Periférico de Objetos”, il collettivo di teatro di figura per adulti che con le sue opere ha ispirato molti artisti rioplatensi, mostrando topi antropormofizzati, bambole dalle orbite cave, teatrini in miniatura, facendo convivere oggetti inanimati e attori. Racconta che, diventato papà, ha sentito la necessità di fare altro, ovvero “ascoltare la logica delle parole, perché il periferico era visivo, lavoravo con gli oggetti. Ho sentito il bisogno di mettere in scena i miei testi e così mi sono allontanato da quel teatro”. Ed ecco alcuni dei tipi in scena nello spettacolo tratto da Wallace: l’uomo che insulta la moglie che lo sta lasciando; l’uomo che si vanta di conquistare la donna che ci sta senza fare storie; quello che si serve di un difetto fisico per sedurre quante più donne è possibile. Una galleria di mostri, uomini, presentati anche nel ruolo femminile poiché nella scrittura di Wallace la donna non esiste, sostituita da puntini sospensivi o monosillabi. “L’attore non ha nulla di femminile, impersona la donna: è teatro. La teatralità deve conquistare l’attenzione dello spettatore”, conclude il regista.

Lino Musella racconta “quanto sia faticoso e doloroso vivere in scena le contraddizioni dell’uomo che non sono poi così estranee alla nostra cultura. Il regista ci spinge ad andare un po’ più a fondo, a farci ogni giorno un po’ più male”.

Paolo Mazzarelli racconta di un viaggio molto stimolante, con otto ritratti che “sembravano auto-caricature grottesche, mentre invece diventano addirittura degli specchi. E ne scopriamo pericolose consonanze. Aprirci a queste mostruosità è il compito che ci viene chiesto”.

La produzione dello spettacolo è del Teatro di Napoli-Teatro Nazionale,Marche Teatro, Tpe Teatro Piemonte Europa, FOG Triennale Milano Performing Arts, Carnezzeria srls, con il sostegno del Teatro di Roma-Teatro Nazionale,in collaborazione con Timbre 4 Buenos Aires. Dopo il debutto a Napoli lo spettacolo sarà in scena a Roma, Teatro India (8-13 febbraio), Torino, Teatro Astra (15-20 febbraio), Milano, Triennale Teatro dell’Arte (22-24 febbraio), Ancona, Teatro Sperimentale (4-5 marzo).