Tempo di lettura stimato: 3 minuti

TEATRO DIANA

Da mercoledì 9 febbraio

Produzioni EFFIMERA e DIANA OR.I.S.

Il BERRETTO A SONAGLI

di

Luigi Pirandello

Gabriele Lavia  – Federica di Martino

Francesco Bonomo – Matilde Piana – Maribella Piana

Mario Pietramala – Giovanna Guida – Beatrice Ceccherini

regia Gabriele Lavia

scene Alessandro Camera

costumi ideati dagli allievi del Terzo anno dell’Accademia Costume & Moda Matilde Annis, Carlotta Bufalini, Flavia Garbini, Ludovica Ottaviani, Valentina Poli, Stefano Ritrovato, Nora Sala – Coordinatore Andrea Viotti

musiche Antonio Di Pofi

luci Giuseppe Filipponio

Personaggi ed interpreti

Ciampa, scrivano Gabriele Lavia

La signora Beatrice Fiorica Federica Di Martino

Fifì La Bella  Francesco Bonomo

La Saracena, rigattiera Matilde Piana

Fana, vecchia serva Maribela Piana

Il delegato Spanò Mario Pietramala

Assunta La Bella Giovanna Guida

Nina Ciampa Beatrice Ceccherini

aiuto regia Lorenzo Terenzi assistente regia Lorenzo Volpe assistente scene Andrea Gregori tecnico del suono Riccardo Benassi     capo macchinista Stefano Mazzola macchinista Simone Zapelloni sarta Concetta Nappi  segretario di compagnia Matteo Bossoletti scenografia Mekane attrezzeria Rancati costumi Sartoria Farani calzature Pierantoni Shoes  parrucche Rocchetti & Rocchetti     trasporti Globo Italia materiale Luci ed Audio Easylight foto di scena Tommaso Lepera          progetto grafico e web Francesco De Marco ufficio stampa Nicola Conticello produzione ed organizzazione Alessandro Mattias

Il Berretto a Sonagli

Per Luigi Pirandello la vita è una “soglia” troppo affollata del “nulla”… E tutta la sua opera ruota attorno a questo “nulla” affollato di “apparenze”, di ombre che si agitano nel dolore e nella pazzia. Solo “i personaggi” sono “veri” e “vivi”.

Il Berretto a Sonagli è una tragedia della mente. Ma porta in faccia la maschera della “farsa”. Pirandello mette sulla scena un “uomo vecchio” uno di quegli uomini “invisibili”, senza importanza, schiacciato nella “morsa” della vita e, poiché́ è un “niente di uomo” è trattato come se fosse niente: <Oh che ero niente io?>

Questa “domanda disperata” nasconde la concezione di se stesso, torturata e orgogliosa, di un uomo dissolto nel “nulla” del mondo, un nulla affollato da fantocci, da pupi. Da fantasmi umani. Che spiano e che parlano. Parlano parole già̀ “parlate”, consumate.

E sul nostro palcoscenico, “come trovati per caso”: un vecchio fondale “come fosse abbandonato” e pochi elementi, “come relitti” di un salottino borghese, e “per bene”, dove viene rappresentato un banale “pezzetto” di vita di una “famiglia perbene” o di una “famigliaccia per bene” che fa i conti con l’assillante angoscia di dover essere “per gli altri”, di fronte agli altri. Come se la propria vita fosse, per statuto, una recita per “gli altri” che sono gli spettatori ingiusti e feroci, della propria vita. Del proprio “teatro”.

Vita di uomini che non sono altro che un segno che indica il nulla, fatto di apparenze, di fantasmi, di tutto quello che l’“io” è per gli altri.

È l’“essere-per-gli-altri” a prendere il sopravvento perché l’“essere-con-gli-altri” è comunque il nostro “essere ineludibile”.

Ciampa “scrive”, ha un mondo suo, ma solo di notte, di nascosto, come i delinquenti, quando “gli altri” dormono. Ma, di giorno: <Io sono quello che gli altri dicono che io sia>. Io sono la doxa, il “si dice “.

È proprio il “si dice” ad “essere” la stessa sostanza identitaria del mio “io”. È il “segno” della perversione del mondo degli altri.

Quel “mondo degli altri” che percepisce il mio mondo come, appunto, il mio mondo (il mio essere) “appare” a lui, a quel mondo che “non” sono “io”.

Ma chi sono “io”? Chi è questo “io”? Questo “io” che è uno, nessuno e centomila.

Questo “io” è “uno” con me stesso e “un altro io” con ognuno degli altri “io” che vivono nella “società̀ dei pupi”: <Pupi siamo… Pupo io, pupo lei… Pupi tutti…>

Questo “io” è determinato, nel suo essere, dalle centomila interazioni sociali, amorose, erotiche, amicali che quelle “interazioni” contribuiscono a frammentare.

È questo “io” fatto a pezzettini che non ha più̀ scampo.

L’unica speranza è difendere l’“io” dall’aggressione degli altri. Ma come?

Ciampa usa spranghe alle porte, catenacci, paletti per difendere il suo “io”. Ma non ci riesce. È costretto a uscire, a “sporcarsi le mani”, direbbe Sartre. Esistere.

Ma esistere vuol dire “mettere in gioco” se stesso.

E allora la “corda civile” e la “corda seria” non servono più̀. È la “corda pazza” che scatta. E scatta per tutti.

Non si può̀ difendere il proprio “io” dagli attacchi del mondo. Non è possibile uscire dal mondo, uscire da noi stessi. Se lo facciamo siamo morti viventi.

GABRIELE LAVIA

Calendario spettacoli:

mercoledì 9 febbraio 2022 ore 21.00 TURNO A
giovedì 10 febbraio 2022 ore 21.00 TURNO GS1
venerdì 11 febbraio 2022 ore 21.00 TURNO V1
sabato 12 febbraio 2022 ore 17.30 TURNO C1
sabato 12 febbraio 2022 ore 21.00 TURNO S1
domenica 13 febbraio 2022 ore 18.00 TURNO D1
martedì 15 febbraio 2022 ore 21.00 TURNO M
mercoledì 16 febbraio 2022 ore 17.45 TURNO POM
giovedì 17 febbraio 2022 ore 21.00 TURNO GS2
venerdì 18 febbraio 2022 ore 21.00 TURNO V2
sabato 19 febbraio 2022 ore 17.30 TURNO C2
sabato 19 febbraio 2022 ore 21.00 TURNO S2
domenica 20 febbraio 2022 ore 18.00 TURNO D2

Vendita on line sul sito www.teatrodiana.it