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Balanchine / Petipa

La grande danza al Teatro di San Carlo

Dal 26 al 30 luglio

Il Teatro di San Carlo presenta una serata dedicata all’eccellenza della danza classica con un dittico che racchiude due capolavori coreografici: Serenade di George Balanchine su musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij e il terzo atto di Raymondadi Marius Petipa su musica di Alexander Glazunov, in scena da mercoledì 26 luglio fino a domenica 30 luglio.

Protagonista il Balletto del Massimo napoletano diretto da Clotilde Vayer con la musica eseguita dal vivo dall’Orchestra del Teatro di San Carlo diretta da Jonathan Darlington.

Serenade è una pietra miliare nella storia della danza. È il primo balletto originale creato dal danzatore e coreografo George Balanchine a New York nel 1934 sulla Serenata per archi op. 48 di Čajkovskij.

È una coreografia poetica e romantica che incanta lo spettatore con la sua grazia e la sua bellezza senza tempo e che ha continuato ad affascinare il pubblico di tutto il mondo sino ad oggi.

La seconda parte della serata vedrà l’esecuzione del terzo atto di Raymonda, uno dei capolavori di Marius Petipa, tra i più celebri coreografi della storia del balletto. Ambientato nell’atmosfera sontuosa della corte medievale francese, Raymonda presenta una trama avvincente. Il balletto è famoso soprattutto per il Grand Pas Classique noto con il titolo di Grand Pas Classique Hongrois del terzo atto, spesso rappresentato da solo, indipendentemente dal balletto intero. In questa occasione il terzo atto verrà eseguito integralmente compreso il Divertissement.

In occasione del balletto “Balanchine/Petipa”, la Fondazione Teatro di San Carlo ha promosso una speciale iniziativa dedicata alla raccolta fondi per la realizzazione di una nuova installazione della “Venere degli stracci”, l’opera d’arte di Michelangelo Pistoletto situata in piazza Municipio, distrutta il 12 luglio scorso da un incendio. La “Venere degli stracci” è stata a lungo una delle opere d’arte più amate e iconiche, è un simbolo di umanità, vulnerabilità e resilienza. L’incasso della recita di sabato 29 luglio del Balletto al San Carlo contribuirà alla campagna per finanziare la realizzazione della nuova opera di Pistoletto.

Da Raymonda a Serenade: la nascita del balletto concertante

di Roberta Albano

Raymonda di Marius Petipa, del 1898, e Serenade di George Balanchine, del 1934, vanno in scena in luoghi ed epoche diverse eppure sono due creazioni incredibilmente legate fra loro. Benché la prima appartenga al genere del balletto narrativo, contiene momenti di pura danza come il Gran Pas Classique Hongroise che semina le premesse per la successiva opera di Balanchine, Serenade, considerata tra i primi esempi di balletto astratto dell’autore russo trapiantato negli Stati Uniti.

Il ballet à grand spectacle di Marius Petipa, sulla partitura composta da Alexander Glazunov con il libretto scritto da Lidia Pashkova – ma revisionato dallo stesso coreografo – debuttò a San Pietroburgo il 19 gennaio del 1898. Raymonda è l’ultimo grande successo di Petipa: il balletto seguente, Lo specchio magico, non riscuoterà consenso né di critica né di pubblico, delineando l’inizio di un’inevitabile trasformazione estetica, che segnerà gli ultimi anni di carriera del coreografo marsigliese che per oltre cinquanta anni aveva dominato la scena del balletto dei teatri imperiali in Russia. La storia di Raymonda, che attende di convolare a nozze con Jean De Bryenne, impegnato nella guerra di crociata, fin dal primo momento fu apprezzata per la meravigliosa e ricca partitura musicale che sostiene le bellissime coreografie di Petipa, mentre una certa debolezza fu riscontrata proprio nella drammaturgia. Il principe Alexander Karl Nikolai von Lieven, celebre ballettomane russo, disse che il balletto aveva tutto, tranne un senso. Nel 1900 a Mosca Raymonda fu presentata al Bolshoi con le coreografie di Alexander Gorskij. Nella prima epoca sovietica il balletto fu coreografato nel 1922 da Fjodor Lopuchov per il “GATOB” (abbreviazione per “Gosudarstvenny Akademichesky Teatre Opery i Baleta”), come allora era stato ribattezzato il teatro Mariinskij.  Venne poi riprodotto in Occidente, a Londra nel 1935 da Nicolas Zverev per il Balletto Lituano, e dai Ballet Russes de Montecarlo nel 1946 negli Stati Uniti. A più riprese è Raymonda stata presentata da Rudolph Nureev che, dalla sua prima versione del 1964 per il Royal Ballet al Festival di Spoleto a quella creata per l’Opéra di Parigi del 1983 come neodirettore della compagnia, ebbe modo di approfondire la psicologia della protagonista evidenziando il suo disagio emotivo tra l’amore per il fidanzato Jean de Brienne e l’attrazione per il cavaliere saraceno Abderachman. Nel 1976 Raymonda è stata allestita al Teatro di San Carlo di Napoli nella versione di Loris Gai con la regia di Beppe Menegatti. Gli interpreti principali furono Carla Fracci, Burton Taylor e un seducente Bruce Marks nella parte di Abderachman.

Il Mariinskij negli ultimi anni ripropone Raymonda nella revisione di Konstantin Sergejev e con alcuni frammenti coreografici di Fyodor Lopukhov, artista e teorico che è stato anche un importante modello per George Balanchine nei primi anni della sua formazione in Russia fino al 1924. Il balletto in tre atti contiene, in realtà, magnifiche danze in stile ungherese, danze orientali e arabe, saracene e spagnole e molti altri brani in cui Glazunov si ispirò alla musicalità dei balletti di Čaikovskij per i divertissements di pura danza accademica al fine di valorizzare gli straordinari solisti della compagnia di San Pietroburgo. Il Grand Pas Classique Hongroise, che costituisce il III atto presentato dal Balletto del Teatro di San Carlo nella presente suite, è il momento conclusivo del balletto che celebra l’unione di Raymonda e Jean de Brienne in un trionfo di virtuosistica danza accademica, con port de bras e pose in stile ungherese, che incanta per l’armonia della sintesi fra musica e danza.  Raymonda, infatti, rappresenta un anello di congiunzione tra la dissoluzione del balletto romantico, incentrato sulla centralità del libretto e su una costruzione solida dei personaggi, e l’avvento del balletto concertante o sinfonico che dalle prime esperienze di Gorskij e Fokin, avrà in Fyodor Lopukhov un importante esponente e teorico. Nei suoi scritti pubblicati in inglese nel 1925, The ballet master and His Art (Puti baletmeistera),  Lopukhov espone una serie di analisi in cui i balletti di Petipa sulle musiche di Čaikovskij (ma anche La figlia del faraone e La Bayadère) vengono analizzati come esempi di coreografia modellata sulla forma sonata in musica, per quanto concerne i momenti non pantomimici, cioè i cosiddetti divertissements. Non si tratta solo di un’alternanza tra tempi lenti e veloci, così come avveniva nelle suites di danze barocche alla base della nascita della forma sonata, né come avviene nella costruzione dei Grand Pas che prevedono un’entrata, un adagio, un certo numero di variazioni e la coda con l’apoteosi finale, struttura a forme chiuse riscontrabili in tutti i principali balletti di Petipa quali Don Chisciotte, Paquita, Bella Addormentata, Lago dei Cigni, Le Corsaire, La Bayadère e Raymonda, appunto. Si tratta di un’analisi specifica e approfondita in cui Lopukhov dimostra che, similmente a quanto avviene nella forma sonata, in cui  c’è un’esposizione del tema, che viene poi sviluppato e modulato nelle variazioni in senso armonico, tematico, di tessuto, per poi tornare alla ripresa del tema principale, anche nella costruzione coreografica di Petipa si possono riconoscere elementi coreici attraverso l’utilizzo di movimenti, passi e posizioni che si modulano e variano nell’esecuzione ritmica, nello sviluppo spaziale, nella ripetizione e nell’ampliamento del numero degli esecutori. Lopukhov espone teoricamente i principi della composizione coreografica classica, su cui c’è in genere una scarsa riflessione teorica, che è, invece, alla base degli sviluppi della creazione neoclassica nel corso del Novecento e del balletto sinfonico o concertante, di cui George Balanchine sarà il più prolifico esponente in occidente.

Serenade è un balletto creato da George Balanchine nel suo primo approccio col mondo americano, nel 1934, per gli studenti della School of American Ballet, appena fondata con Lincoln Kirstein e Edward M. M. Warburg a New York.  La coreografia è creata sulla Serenata per archi in Do maggiore, op.48di Pëtr Il’ic Čaikovskij, composta dal musicista russo senza alcuna progettualità coreica nel 1880. Dalla sua prima proposizione il balletto ha ricevuto diverse revisioni ed è oggi diventato un punto cardine del repertorio del New York City Ballet. Nella struttura originaria del musicista russo è composto da quattro movimenti: Sonatina, Valzer, Elegia e Danza Russa.  È considerato il primo balletto ‘americano’ di Balanchine, senza trama, quindi astratto, ma alcune scelte del coreografo, come quella di invertire il terzo movimento, l’Elegia, ponendolo alla fine, rivelano l’intenzione di mettere in primo piano un fine evocativo e malinconico. I variegati passaggi richiamano tematiche coreografiche del balletto romantico ma inserite in un contesto a-narrativo in cui Balanchine inizia ad applicare i principi del balletto sinfonico secondo le direttive del suo maestro Lopukhov. Le diciassette ballerine, poste nel quadro iniziale in una originale figura di doppio rombo, sono al chiaro di luna e sono in VI posizione, poi gradualmente, come all’inizio di una lezione, ruotano le gambe in I posizione ed eseguono un port de bras elementare. Da quel momento iniziano ad attraversare il palcoscenico con movimenti sempre più dinamici e veloci disegnando figure e gruppi che richiamano il modernismo dei Ballets Russes –  i ‘fiori’ con le ballerine inclinate con le braccia in III posizione come in Les Noces di Bronislava Nijinska o in Apollon Musagete dello stesso Balanchine – con linee coreografiche che rievocano diagonali e passaggi di Giselle, ed ancora con posizioni inginocchiate e accovacciate con le braccia incrociate come nel Lago dei Cigni. Una ballerina entra in ritardo e raggiunge di corsa la sua posizione, un’altra cade e si rialza, tutti avvenimenti episodici accaduti durante le prove che Balanchine dichiarò di aver voluto mantenere nella coreografia definitiva. Una irruzione della casualità in quella che è una forma d’arte, il balletto, fino ad allora contraddistinta dalla maniacale attenzione per i dettagli. Compare l’evento imprevisto, il caso che per Merce Cunningham, coreografo contemporaneo e amico di Balanchine, diventerà la base del processo creativo aleatorio rimodellato sulle teorie di John Cage. La studiosa americana Elizabeth Kendall nel suo libro Balanchine & the lost muse (Oxford University Press, 2013) ipotizza che la coreografia sia dedicata alla morte improvvisa, a seguito di un incidente su un battello sulla Neva, di una sua amica e collega (compagna di corso fin dagli studi nella Scuola dei Teatri Imperiali di San Pietroburgo conclusi nel 1921), Lidia Ivanova, chiamata Lidochka. Molto cara a Balanchine, la sua morte imprevista sconvolse il giovane coreografo e tutti i membri del gruppo da lui guidato, lo Young Ballet (Molodoi Balet), proprio pochi giorni prima della loro definitiva partenza dalla Russia nel 1924, a seguito degli ulteriori sconvolgimenti politici seguiti alla scomparsa di Lenin.

Serenade è un capolavoro assoluto in cui la danza prende forma in svariate forme visive e in cui, nel finale, si può ritrovare l’allusione ad un sogno di Balanchine che vide l’amica morta chiedere aiuto ad Alexandra Danilova, altra collega e a lungo compagna nell’attività professionale del coreografo negli Stati Uniti. La ballerina con i capelli sciolti, elemento di sovversione rispetto ai canoni del balletto classico che li vuole legati e stretti alla nuca, rappresenta l’illusoria aspirazione alla libertà artistica ed esistenziale di cui Lidochka era una genuina e spontanea rappresentante. Nel suo rigoroso atteggiamento riservato e autorevole George Balanchine non ha mai rivelato la genesi delle sue creazioni. Non si può negare che sia accaduto quanto era già avvenuto al suo amico e compatriota Igor Stravinsky che dichiarò che l’idea per Le Sacre du printemps fosse derivata da un sogno fatto durante la stesura della partitura dell’Oiseau de feu. Si tratta di supposizioni, ben documentate da Kendall, che comunque non modificano la magia e la suggestione di Serenade che avvia quella linea stilistica del balletto concertante per cui Balanchine rivendica la possibilità di visualizzare la musica attraverso le sue coreografie. Balanchine rifiutò sempre la definizione di balletto astratto, in quanto i corpi dei danzatori astratti non sono affatto ma contengono l’incorporazione del loro personale vissuto, della loro emotività e della loro formazione artistica. Vale la sua affermazione che sostanzia il grande amore per la musica e per il suo compositore preferito: “In tutto ciò che ho fatto con la musica di Čaikovskij, ho percepito il suo aiuto. Non era una vera e propria conversazione. Ma quando lavoravo e vedevo che ne usciva qualcosa, sentivo che era stato Čaikovskij ad aiutarmi”. 

Teatro di San Carlo

mercoledì 26 luglio 2023, ore 20:00

giovedì 27 luglio 2023, ore 19:00

venerdì 28 luglio 2023, ore 20:00 –

sabato 29 luglio 2023, ore 20:00 Serata a sostegno del Progetto “La Venere degli Stracci”

domenica 30 luglio 2023, ore 19:00

BALANCHINE / PETIPA

 Programma

Pëtr Il’ič Čajkovskij

SERENADE

Balletto in un atto

Coreografia George Balanchine ripresa da Sandra Jennings

Direttore Jonathan Darlington

Costumi Karinska

Luci Jean Rosenthal

Maitre De Ballet Soimita Lupu

Donna ANNA CHIARA AMIRANTE [26, 28, 29, 30] / CHIARA AMAZIO [27]

Uomo ALESSANDRO STAIANO [26, 29] / DANIELE DI DONATO [27] / DANILO NOTARO [28, 30]

Angelo Oscuro MARTINA AFFATICATO [26, 28, 30] / ANNALINA NUZZO [27, 29]

Uomo Elegia STANISLAO CAPISSI [26, 28, 30] / GIUSEPPE CICCARELLI [27, 29]

Donna Russa CLAUDIA D’ANTONIO [26, 28, 30] / MARTINA AFFATICATO [27, 29]

***

Alexander Glazunov

RAYMONDA – III atto

Direttore Jonathan Darlington

Coreografia Marius Petipa ripresa da Clotilde Vayer

Direttore Jonathan Darlington

Costumi Giusi Giustino

Luci Nunzio Perrella

Maitre De Ballet Frederic Jahn, Francesco Ventriglia

Costumi Giusi Giustino

Luci Nunzio Perrella

Maitre De Ballet Frederic Jahn

Raymonda ANNA CHIARA AMIRANTE [26, 28, 30] / CLAUDIA D’ANTONIO [27, 29]

Jean de Brienne DANILO NOTARO [26, 29] / SALVATORE MANZO [27] / ALESSANDRO STAIANO [28, 30]

Henriette CANDIDA SORRENTINO [26, 27, 29] / IRENE DE ROSA [28, 30]

Clémance GIORGIA PASINI [26, 28, 30] / ANNALINA NUZZO [27, 29]

Bernard SALVATORE MANZO [26, 29, 30] / FRANCESCO LORUSSO [27, 28]

Béranger CARLO DE MARTINO [26, 29, 30] / FERDINANDO DE RISO [27, 28]

Czardas

Donna FRANCESCA RICCARDI [26, 28, 30] / IRENE DE ROSA [27] / GIOVANNA SORRENTINO [29]

Uomo ERTUGREL GJONI [26, 28, 30] / RAFFAELE VASTO [27] / EMANUELE TORRE [29]

ORCHESTRA, ÉTOILES, SOLISTI E CORPO DI BALLO DEL TEATRO DI SAN CARLO

Direttore del Balletto CLOTILDE VAYER