Di: Maresa Galli

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Dal 12 al 14 gennaio è andato in scena, al Teatro Instabile Napoli, “Mater Camorra ‘o Paraustiello d’’a Squarciona”, libero adattamento di Gianni Sallustro e Nicla Tirozzi, anche tra i protagonisti della piéce, di “Madre Courage”di Bertolt Brecht, con la regia dello stesso Sallustro (produzione Talentum con l’Accademia Vesuviana del Teatro e del Cinema).

Vent’anni di rappresentazione per questo intensissimo spettacolo immaginato nel 2002 da Michele Del Grosso, dedicato alle vittime innocenti della camorra, in particolare a Gaetano Montanino, guardia giurata, vittima del dovere, ucciso il 4 agosto 2009 durante un tentativo di rapina in piazza Mercato a Napoli.

La Guerra dei Trent’anni”, sfondo del racconto brechtiano, è qui trasformata nella guerra tra clan malavitosi.

In scena, il sottofondo costante di versi di animali immerge lo spettatore in una giungla di criminali che nulla hanno più di umano, neanche l’aspetto esteriore, con indosso costumi ricoperti di soldi sporchi di sangue.

Anna Fierling, la madre vivandiera di Brecht, diventa Anna “ ‘a squarciona” (Nicla Tirozzi). I suoi tre figli, Eilif, Schweizerkas e Kattrin la muta, diventano Rafele, Tonino e Catarina.

La donna trascina un carro che campeggia al centro della scena.

Su di esso sono riprodotte le Matres Matutae di grande valore simbolico.

Anna, preoccupata per il destino dei suoi figli, pensa che la guerra possa rivelarsi un grande affare, grazie al suo commercio illegale. Cinica e vittima al tempo stesso, non parteggia per nessuno, pensando solo alla sopravvivenza della sua famiglia.

Altrettanto deplorevole è il Cappellano, (Gianni Sallustro), mefistofelico uomo non più di Chiesa ma di malaffare che cerca solo di sopravvivere in un mondo che ha smarrito la fede, la bontà, l’umanità e qualsiasi valore civile.

Rafele “King Kong -‘o gorilla”, (Gianluca Cangiano) è il figlio più forte e coraggioso di Anna. Tonino “‘o cacciuttiello” (Ivan Cozzolino) è onesto e fragile mentre Catarina “‘a palomma” (Giada Emanuela De Gennaro) è la fanciulla dolce e delicata, muta dalla nascita: tutti saranno sacrificati nonostante i tentativi materni di salvarli.

Come in Brecht, il regista, che mette in scena un potente lavoro corale, fa riflettere sul pensiero dei sottomessi, costretti a “mangiare merda” e a tacere di fronte alla violenza dei forti.

Per i pesci piccoli vivere o perdere la guerra è uguale.

La guerra si assicurerà sempre carne nuova e l’umanità, peccatrice, deve stare nel fuoco.

Un lavoro che tocca cuore e viscere, che fa commuovere il pubblico e i bravissimi interpreti, sottoposti ad una prova estenuante ma perfettamente riuscita.

Tanti applausi per tutto il cast: Nicla Tirozzi, Gianni Sallustro, Gianluca Cangiano, Tommaso Sepe, Francesca Fusaro, Stefania Vella, Carlo Paolo Sepe, Davide Vallone, Antonio Pio Del Vecchio, Enrico Annunziata, Noemi Iovino, Luigi Guerra, Salvatore Ciro Tufano, Vincenza Granato, Nancy Pia De Simone, Paola Carillo, Rosa Vanese, Maria Crispo, Roberta Porricelli, Gabriella Perillo, Rossana Romano, Chiara Esposito, Stella Romano. Suggestivi i costumi di Costantino Lombardo e le scenografie di Sacs.

Presente all’ultima replica, Lucia, la moglie di Gaetano Montanino, che non solo ha perdonato gli assassini del marito ma recupera anche i giovani che vivono in un territorio difficile. Sallustro immagina per il teatro una finalità educativa e sociale. “Vogliamo cibarci di arte, di cultura”, afferma lanciando l’impegno di rendere “Mater camorra” spettacolo stabile, da riproporre annualmente al TIN.

Gianni Sallusto dedica l’ultima replica al compianto Enzo Moscato e ricorda che, al momento della consegna del Premio Talentum, il grande drammaturgo disse di sé: “sempre allievo, mai maestro”.