Di: Maresa Galli

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L’opera di Eugène lonesco e Samuel Beckett è attualissima riflessione sulla crisi dell’uomo contemporaneo, sulla sua pretesa di comunicare e costruire una vita di relazione dotata di senso. Con “La Lezione”, il lavoro andato in scena al Sannazaro per la pregevole regia di Antonio Calenda, Ionesco mostra tutta l’irrazionalità dell’esistenza. All’uomo, convinto di poter controllare le dinamiche della vita sociale, non rimangono che angoscia e alienazione. Non a caso l’opera, definita dall’autore “dramma comico”, è ambientata nel mondo appena uscito dalla Seconda Guerra Mondiale. E una comicità paradossale nasce dall’incontro, in un appartamento di una cittadina francese, tra un professore, Nando Paone, e una nuova giovane allieva, Daniela Giovanetti, con incursioni e raccomandazioni da parte della governante Maria, interpretata da Valeria Almerighi, che ben conosce l’uomo, il suo stile di vita, la sua lucida follia. La ragazza ha bisogno di lezioni di matematica, linguistica e filologia comparata per ottenere la libera docenza totale. Se dapprima il professore conquista la fiducia dell’allieva sottoponendola a domande facili, pian piano alza la posta, con un fuoco di fila di domande sempre più difficili, con una rabbia feroce che esplode dinanzi all’ignoranza, che condurranno al tragico epilogo. Dalla gentilezza, dalla cordialità si passa all’esasperazione, all’imprevedibile finale con un ribaltamento totale della razionalità. D’altronde, la governante, Maria, gli aveva pur ricordato che la filologia conduce al peggio… Con ironia Ionesco affronta l’angoscia esistenziale. Il ritmo degli eventi diventa parossistico, guidato dal ritmo delle parole e degli oggetti in scena risistemati nell’ossessiva coazione alla ricerca di un’impossibile logica. In un ambiente convenzionale l’azione non rispecchia uno schema narrativo coerente. Il senso scompare. Teatro dell’Assurdo, con situazioni paradossali, nonsense, con il risvolto metafisico, mostra il crollo delle convenzioni sociali, ipocrite, opprimenti. Dopo l’accoltellamento dell’allieva il professore, che esibisce una svastica, lascerà entrare un’altra giovane donna, per sedurla intellettualmente, per sottometterla al fascino agghiacciante delle parole, pura mistificazione. Tutto torna come prima, nell’assurda esistenza umana. Gli attori sono bravissimi nella non facile pièce, con Nando Paone in stato di grazia. Bella la scenografia di Paola Castrignanò che definisce un anonimo ambiente piccolo borghese, i costumi di Giulia Barcaroli, le musiche di Germano Mazzocchetti. Un lavoro imperdibile.