Di: Sergio Palumbo

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La prima rappresentazione di Norma risale al 26 dicembre 1831, alla Scala di Milano. In quel periodo Milano era sotto la dominazione austriaca e a pochi mesi prima risale la fondazione della Giovine Italia di Giuseppe Mazzini. L’opera di Vincenzo Bellini, com’è noto, è ambientata nella Gallia all’epoca della dominazione romana.

La produzione in scena al Teatro San Carlo di Napoli, firmata da Justin Way, vede la coesistenza delle due epoche, in un gioco metateatrale molto interessante, ma che, a uno spettatore meno informato, può generare non poca confusione. Il regista ci porta ai tempi della prima rappresentazione di Norma, in un teatro dove la stessa è rappresentata, e vediamo la protagonista innamorata di un generale austriaco, così come in scena Norma lo è del proconsole Pollione. Le due epoche si fondono, quindi, tra l’azione nella scena metateatrale e quella dietro le quinte del teatro. La ribellione dei Galli è sovrapposta ai moti insurrezionali, tanto che durante le “prove” del coro “Guerra! Guerra!” viene esibito uno striscione con la bandiera e il motto della Giovine Italia “Unione, forza e libertà”. Il rogo di Norma e Pollione diventa l’incendio del teatro.

Sebbene la scelta registica sia ben supportata dal fatto che le vicende narrate nel libretto di Felice Romani sono sicuramente ascrivibili a una categoria universale, la presenza contemporanea delle due epoche non è sempre di semplice comprensione per il pubblico e, più volte, la stessa coerenza con il libretto è difficilmente rinvenibile. L’allestimento è comunque visivamente accattivante, con le scene di Charles Edwards che creano ambientazioni suggestive e dettagliate. Attraverso l’uso sapiente di luci (curate da Nicolás Fischtel), colori e prospettive, Edwards porta alla vita le ambientazioni del teatro in cui si svolge la vicenda della Norma attrice, dal proscenio, ai palchi, alle quinte, così come dei boschi sacri in cui è ambientata l’opera rappresentata, con scene in uno stile che potrebbe, coerentemente, risalire alla prima rappresentazione, fornendo così uno sfondo suggestivo per le vicende dei personaggi. Ben curati i costumi di Sue Willmington, che aiutano ad orientarsi tra le due epoche.

La direzione di Lorenzo Passerini dell’ottima Orchestra del San Carlo è una combinazione di rigore tecnico e sensibilità interpretativa, con tempi sempre condivisibili e un buon equilibrio tra palco e buca anche negli affondi musicali, potendo anche contare su voci potenti. Sotto la guida esperta di Fabrizio Cassi, il Coro del San Carlo dà vita alle scene di massa con potenza e precisione, mentre riesce a esprimere con delicatezza le emozioni nei momenti più intimi dell’opera. Eccellente l’esecuzione dell’inno di guerra del secondo atto.

Anna Pirozzi, nel ruolo del titolo, incarna il personaggio con una potenza emotiva e una maestria tecnica che catturano immediatamente l’attenzione del pubblico. La sua voce possente e versatile si adatta perfettamente alle sfumature del ruolo, permettendole di esplorare una gamma completa di emozioni, dalla passione ardente alla disperazione struggente, trasmettendo ogni sfumatura del suo tormento interiore e delle sue contraddizioni. Il suo timbro vocale ricco e vibrante evoca l’energia e la forza di una sacerdotessa druidica, mentre la sua capacità di modulare la voce con sensibilità permette di esprimere la fragilità e la vulnerabilità del personaggio. Un vero trionfo, meritatissimo, dopo la sua “Casta Diva”.

La voce calda, potente e dal sorprendente squillo di Freddie De Tommaso si presta perfettamente al ruolo di Pollione. Il tenore porta alla luce i diversi lati del proconsole romano – il guerriero coraggioso, l’amante appassionato, il traditore pentito – con una sensibilità e una comprensione del personaggio che lo rendono estremamente affascinante e complesso. La sua presenza scenica è magnetica e riesce a catturare l’attenzione del pubblico con ogni gesto e ogni sguardo.

Ekaterina Gubanova conferisce ad Adalgisa un interessante timbro brunito e una tecnica impeccabile, riuscendo a rendere perfettamente la purezza e l’innocenza del personaggio ed i suoi conflitti morali ed emotivi. Nei duetti con Norma, la chimica con Anna Pirozzi è palpabile, creando momenti di grande intensità, come nella cabaletta “Sì, fino all’ore estreme”.

Nell’interpretazione del ruolo di Oroveso, Alexander Tsymbalyuk può contare su una presenza scenica imponente e una voce bassa potente e vibrante che gli consentono di trasmettere una fermezza e un’autorità che dominano la scena ogni volta che appare, riuscendo anche a trasmettere la sensibilità e la preoccupazione del personaggio per il destino del suo popolo e l’amore paterno.

Bene anche Veronica Marini (Clotilde) e Giorgi Guliashvili (Flavio).

Norma sarà in scena al Teatro San Carlo di Napoli fino al 20 marzo 2024.

Link: il sito del Teatro San Carlo di Napoli – www.teatrosancarlo.it