Di: Sergio Palumbo

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“Il tempo… questo grande nemico” sono le ultime parole del monologo “Le Memorie di Ivan Karamazov” che Umberto Orsini porta in scena al Teatro Mercadante di Napoli, scritto a quattro mani con Luca Micheletti, che ne firma anche la regia.

Il tempo è passato ma Ivan Karamazov si trova ancora lì, dove Fëdor Dostoevskij lo ha lasciato, nell’aula di tribunale, ormai in rovina, dove si celebra il processo per parricidio. Dice di sé di essere una “creatura incompiuta”, un personaggio cui il suo autore non ha dato un finale e che ora reclama il suo finale, la sua sentenza. Riparte, così, da quell’aula di tribunale e ripercorre il suo passato e rivive la sua vicenda, anche per mezzo di uno strano fonografo, dal quale riecheggiano le frasi da lui pronunciate in passato. Si tratta della voce dello stesso Umberto Orsini nello sceneggiato del 1969 diretto da Sandro Bolchi, girato in quegli studi di via Teulada dove, più di mezzo secolo fa, l’attore Orsini conobbe il personaggio di Ivan Karamazov “e da allora ci siamo guardati nello specchio e ci siamo confusi uno nell’altro al punto di identificarci o de-identificarci”.

Oggi, a novant’anni da poco compiuti, Orsini cerca di dare compiutezza a questa creatura incompiuta, incarnando nuovamente il personaggio di
Dostoevskij e mettendolo di fronte ai suoi fantasmi, al peso della responsabilità morale del parricidio ma anche alle sue convinzioni, come l’inaccettabilità della sofferenza dei bambini o del fatto che se Dio non esiste, tutto è permesso. Di grande impatto il suo ripercorrere, guardandosi riflesso allo specchio, il poema non scritto “Il Grande Inquisitore”, tanto caro ad Orsini che rivendica il suo essersi battuto perché lo stesso avesse adeguato spazio nello sceneggiato di Bolchi e che già aveva portato in teatro nello spettacolo “La leggenda del Grande Inquisitore”, in cui aveva per la seconda volta interpretato il personaggio di Ivan Karamazov.

La performance di Umberto Orsini è un tour de force emotivo, che cattura perfettamente la complessità e la contraddittorietà del personaggio. Con una maestria senza pari, Orsini trasmette al pubblico l’angoscia interiore, la rabbia repressa e la disperazione di Ivan, portando alla luce le sue paure più profonde e i suoi dubbi esistenziali. Ma ciò che rende veramente straordinaria l’interpretazione di Orsini è la sua capacità di fondere la sua identità con quella del personaggio, creando un legame indissolubile tra attore e ruolo. Ogni movimento del corpo, ogni espressione del viso, ogni inflessione della voce è perfettamente calibrata per trasmettere l’essenza di Ivan, portando il pubblico in un viaggio emozionante attraverso la sua mente tormentata.

Il lavoro impeccabile di Giacomo Andrico alle scene si manifesta attraverso una scenografia che cattura l’essenza della mente di Ivan Karamazov, con l’ambientazione suggestiva del tribunale ed elementi simbolici che si fondono sapientemente con la narrazione. Le luci di Carlo Pediani ed i suoni di Alessandro Saviozzi contribuiscono a delineare le atmosfere, sottolineando con maestria i momenti chiave del monologo. I costumi, di Daniele Gelsi, trasmettono con precisione il carattere e lo stato d’animo del personaggio di Ivan.

“Le Memorie di Ivan Karamazov” sarà in scena al Teatro Mercadante di Napoli fino al 5 maggio 2024.

Link: il sito del Teatro di Napoli – www.teatrodinapoli.it