Di: Sergio Palumbo

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Il primo racconto di “Delitti per le feste” è “A Natale ti ammazzo!” di Stefano Tura. E’ un thriller che si fa apprezzare per il ritmo veloce della narrazione e la concisione estrema dello stile, dai periodi brevi ed incisivi. La conclusione è sorprendente e scioccante per il lettore, anche per il più smaliziato e per chi ha dimestichezza con questo genere narrativo.

Il secondo racconto, “Che bomba!” di Maurizio Matrone, colpisce per la cruda modernità del linguaggio, che dipinge con spietato realismo gli aspetti più sordidi dell’ambiente urbano di una città italiana, colpita in passato da un drammatico evento da cui il racconto prende spunto. Colpisce, inoltre, l’audace inversione dei tempi narrativi, che conferiscono drammaticità alla narrazione. Come in una “piece teatrale”, i personaggi sono efficacemente caratterizzati non da pedanti presentazioni descrittive, ma dal loro linguaggio colto nell’immediatezza del loro dialogare, senza preoccupazioni sintattiche o lessicali e con un uso accorto del dialetto.

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