Di: Sergio Palumbo

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Il saggio di Bruno De Stefano sulla criminalità a Napoli è di scottante attualità, oggi che questa tormentata città è all’amore delle cronache nazionali non per la sua indiscussa bellezza o la sua vivace cultura di capitale del Mezzogiorno, ma per gli orrori di una violenza che giornalmente insanguina strade e vicoli, senza risparmiare neppure i bambini. La lunga sequenza di delitti si snoda per circa mezzo secolo, dagli anni Cinquanta con le “gesta” di Pupetta Maresca ai giorni nostri, con la dolorosa schiera dei bambini ammazzati spesso per errore, perché capitati nel posto sbagliato al momento sbagliato e diventati così innocente bersaglio di una camorra che ormai spara nel mucchio,come è toccato, ad esempio, alla piccola Valentina di 2 anni (novembre 2000) o ad Annalisa Durante, 14 anni (marzo 2004).

Di particolare interesse è tutta la vicenda del sanguinoso sequestro di Ciro Cirillo (l’uomo politico democristiano che fu fedelissimo di Gava) da parte delle B.R. e della sua misteriosa liberazione, forse per la mediazione della camorra di Cutolo, con tutti gli oscuri retroscena politici che il fatto implicò, coinvolgendo gran parte della classe dirigente di allora e i tanto discussi servizi segreti. Conseguenza ultima ne fu poi l’assassinio del vicequestore Ammaturo, un poliziotto scomodo perché sapeva troppo e aveva il torto di voler fare il proprio dovere: uno dei tanti “misteri d’Italia” noti alla penna di Carlo Lucarelli.

Ci sono poi le fosche vicende di una violenza privata i cui artefici sono spesso rimasti occulti: casi che a suo tempo suscitarono l’interesse morboso degli appassionati di cronaca nera, come i delitti del “mostro” di Via Caravaggio, l’assassinio della giornalsita Anna Parlato Grimaldi o il massacro di due bambine da parte di tre giovinastri, che per tutti divennero le “belve di Ponticelli”.

Particolarmente toccante la vicenda di Maurizio, ucciso per aver generosamente difeso una persona da un balordo che voleva rapinarla, o l’uccisione del giornalista Giancarlo Siani, colpevole di avere troppo curiosato negli affari loschi della camorra per fare degnamente il proprio mestiere.

Il quadro che ne emerge è davvero desolante e il saggio si legge col cuore stretto, non solo da parte di chi vive in questa sfortunata città, ma anche di chi l’ama e vorrebbe trovare, tra le pieghe della sua quotidiana realtà, uno spiraglio di speranza.

D’altra parte, però, la lettura è godibile per la ricostruzione accurata dei vari casi criminali che ha la sequenza appassionante del giallo, con una prosa limpida e distesa che non fa lasciare il libro prima di averlo terminato.

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