Di: Campania E20

Tempo di lettura stimato: 12 minuti

Gruppo:

Roberto Cipelli + Paolo Fresu + Philippe Garcia + Gianmaria Testa + Attilio Zanchi

Luogo:

CASEL SANT’ELMO / Piazza D’Armi

Via Tito Angelino (Vomero)

80127 – Napoli (NA)

Info e prevendite:

081.7611221 e 081.5519188 e 081.7642111 e 081.5568054 e 081.5564726

(Circuito ETES)

Orario:

21:00

Note sugli artisti:

“F – à Leò “ Tributo a Leo Ferrè da un’idea di Roberto Cipelli, con

Roberto Cipelli pianoforte Attilio Zanchicontrabbasso Philippe Garciabatteria, percussioni

e la partecipazione speciale di:

Gianmaria Testavoce, chitarra Paolo Fresutromba, flicorno E’ un progetto nato nell’ormai lontano 2001 da un’idea semplice, quanto bella e forse anche un po’ azzardata, del pianista Roberto Cipelli. L’idea era quella di proporre una rilettura jazz di alcune delle più significative opere di Léo Ferré, un mostro sacro della canzone, non solo francese. E di farlo da italiani, con un occhio, forse più libero, che puntava lo sguardo a partire da questa parte delle Alpi, pur con tutta la consapevolezza del caso. L’idea è cresciuta nel corso del tempo, ci sono stati concerti qua e là, in Italia, Francia, Belgio. Il pubblico ha gradito, i musicisti si sono divertiti molto in scena. Il progetto si è fatto via via una sorta di progetto collettivo che tutti si sono cuciti addosso, sia la Produzione (Produzioni Fuorivia) sia quella specie di super gruppo che ne è alla base: oltre a Cipelli al pianoforte, Attilio Zanchi, al contrabbasso, Philippe Garcia alla batteria, Paolo Fresu, vero poeta della tromba, e, a dare voce alle parole di Ferré, il cantautore Gianmaria Testa, intimamente vicino al mondo di Léo e in confidenza, se così si può dire, con la Francia e la lingua francese. Negli anni il repertorio si è affinato, distillato, si è fatto in qualche modo nostro. Sette anni dopo, finalmente, è il momento di dare una forma compiuta al work in progress di questi anni. Ed ecco, marzo 2008, il disco: “F. – A Léo”. Solo F. perché non c’è alcuna presunzione né intenzione filologica, nel nostro progetto, perché di Ferré si è cercato lo spirito più che la lettera, perché non si tratta di “cover”, ma di altro. Piuttosto, F.”, è il tentativo di disegnare un universo musicale, testuale, poetico e politico che sappia portare in sé il segno preciso di questi nostri tempi. E, infatti, nel disco, c’è, quasi inaspettatamente, anche un pezzo di Luigi Tenco, una versione intensissima di Lontano lontano che diventa, in questa luce, anche una sorta di nostro saluto a Léo. C’è un free, che abbiamo intitolato “Free poétique e che è un po’ il tentativo di restituire, con la musica, quella spregiudicatezza che Ferré sapeva usare con le parole e con le idee. C’è un Cesare Pavese, una poesia “Il Blues dei blues”– che è quasi una canzone e che è stata “montata” sulla ferreriana e francesissima “Saint Germain dès Pres”. C’è un pezzo scritto apposta da Cipelli, F., appunto, che richiama, con tutto l’amore possibile, la grande capacità compositiva ed armonica del Ferré musicista. C’è, spezzettato come un puzzle da costruirsi a mano a mano che si ascolta il disco, il manifesto della poesia simbolista tanto cara a Ferré, l’“Art poétique” di Verlaine. E fin qui il nuovo. Poi c’è il Ferré, diciamo così “minore”, quello forse meno conosciuto, di “Les Forains” e di “Monsieur Williams” (pezzo che richiama, per certi versi quasi il “teatro- canzone” per la potenza interpretativa che consente e riesce a mettere in gioco) e c’è anche quello più conosciuto di Avec le temps (che noi mettiamo in chiusura, in una versione minimale, in italiano, dopo il breve accenno pianistico di apertura), di Colloque sentimental (uno struggente duo piano-tromba), de L’Adieu e di Vingt ans, due pezzi che diventano, nel nostro lavoro, quasi due standards jazz, e di Les Poètes, trasformato in un brano giocoso, a tempo di rumba. “Di Léo Ferré mi affascina tutto …. Il poeta, il musicista e l’uomo. Non vi sono, per una volta, ricorrenze o anniversari particolari che giustifichino questo progetto. L’idea mi è nata qualche anno fa in un ristorante di Liegi (dove ero per un concerto con il quintetto Fresu ); il gestore di questo bistrot era un amico intimo di Léo. Ricordo come fosse oggi la piacevole ed intensa conversazione che avemmo su Ferré, circondati dalla sua musica diffusa, dagli oggetti e le fotografie che lo ricordavano (quasi un “santuario”) e dalle parole del ristoratore calorose, centellinate, avare e profondamente rispettose di un fenomeno artistico a tutto campo che io allora non conoscevo ancora bene. Tutto questo mi ha spinto ad approfondire la conoscenza di Ferré grazie ai suoi dischi e ai suoi scritti. Ciò che ho scoperto è così affine al mio modo di vedere il mondo e la musica che ho pensato in qualche modo di riproporlo col mio stile, coinvolgendo musicisti che stimo (come Gianmaria Testa) o che conosco da così tanto tempo (Paolo Fresu, Attilio Zanchi e Roberto Dani) per sapere che possono condividere con me l’intensità dell’opera di Léo Ferré. Paolo Fresu La banda del paese e i maggiori premi internazionali, la campagna sarda e i dischi, la scoperta del jazz e le mille collaborazioni, l’amore per le piccole cose e Parigi. Esiste davvero poca gente capace di mettere insieme un tale abbecedario di elementi e trasformarlo in un’incredibile e veloce crescita stilistica.Paolo Fresu c’è riuscito proprio in un paese come l’Italia dove – per troppo tempo – la cultura jazz era conosciuta quanto Shakespeare o le tele di Matisse, dove Louis Armstrong è stato poco più che fenomeno da baraccone di insane vetrine sanremesi e Miles Davis scoperto “nero” e bravo ben dopo gli anni di massima creatività.La “magia” sta nell’immensa naturalezza di un uomo che, come pochi altri, è riuscito a trasportare il più profondo significato della sua appunto magica terra nella più preziosa e libera delle arti. A questo punto della sua fortunata e lunga carriera, forse non serve più enumerare incisioni, premi ed esperienze varie che lo hanno imposto a livello internazionale e che fanno sistematicamente ed ecumenicamente amare la sua musica: dentro al suono della sua tromba c’è la linfa che ha dato lustro alla nouvelle vague del jazz europeo, la profondità di un pensiero non solo musicale, la generosità che lo vuole “naturalmente” nel posto giusto al momento giusto ma, soprattutto, l’enorme ed inesauribile passione che lo sorregge da sempre (Vittorio Albani). Gianmaria Testa, classe 1958, è italiano, italianissimo, vive e lavora nelle Langhe, in Piemonte, eppure c’è voluta la Francia per scoprirlo. Da quando ha mandato al Festival di Recanati la sua cassetta registrata chitarra e voce, vincendone il primo premio una prima volta nel ’93 e poi di nuovo nel ’94, sono passate un bel po’ di cose: sei dischi –Montgolfières (1995), Extra-Muros (1996), Lampo (1999), Il valzer di un giorno (2000), Altre Latitudini (2003) e l’ultimo Da questa parte del mare (2006)-, più di 1000 concerti in Francia, Italia, Germania, Austria, Belgio, Olanda, Canada, Stati Uniti, Portagallo, quattro serate tutte esaurite all’Olympia e una lunga teoria di articoli omaggianti sui principali giornali (“Le Monde” in testa).Una carriera che si è costruita passo a passo, senza compromessi, con pochissime apparizioni Tv o passaggi radiofonici e nessun tipo di pubblicità. La sua vera forza è stata ed è ancora il passaparola. Chi va ad un suo concerto non riesce a dimenticarlo: l’emozione nasce palpabile e si divide tra tutti; Gianmaria scherza coi suoi musicisti ed è naturalmente comunicativo; i testi sono belli, sono semplici, sono piccole poesie che parlano della vita e che vivono anche al di là della musica; e lei, la musica, insieme ad una voce Perché le cose cominciassero a cambiare anche in Italia c’è voluto -paradossalmente- Il Valzer di un giorno, quarto disco della sua carriera e il primo di produzione totalmente italiana, che è forse il suo lavoro più ‘difficile’: canzoni riportate alla loro forma più nuda ed essenziale, due chitarre e voce soltanto. Ad oggi, questo disco, ha superato le 100.000 copie vendute.Moltissime le collaborazioni con altri musicisti italiani del jazz e del folk: da Gabriele Mirabassi e Enzo Pietropaoli a Paolo Fresu; da Rita Marcotulli a Riccardo Tesi (col quale ha dato vita al “Progetto Saramago”, una sorta di omaggio al grande nobel per la letteratura); da Enrico Rava (insieme al quale ha presentato con grande successo per Fuorivia Guarda che luna!, spettacolo dedicato alla figura di Fred Buscaglione che ha visti protagonisti, oltre a loro, la Banda Osiris, Stefano Bollani, Enzo Pietropaoli e Piero Ponzo) a Battista Lena per il quale ha fatto la voce recitante e ha cantato nel suo ultimo lavoro discografico (I cosmonauti russi) dedicato alla navicella spaziale MIR, sempre prodotto da Fuorivia, fino ad uno scrittore come Erri De Luca, insieme al quale ha dato vita a Chisciotte e gli invincibili, fortunato spettacolo che, dopo 3 stagioni di successi in Italia, si appresta a cominciare la sua prima tournée in Francia (marzo 2008) o ad attori come Paolo Rossi (Rossintesta) e Marco Paolini (Attraverso).Il 13 ottobre 2006 è uscito il suo nuovo lavoro discografico, Da questa parte del mare, un concept album totalmente dedicato al tema delle migrazioni moderne, una riflessione poetica, aperta e senza demagogia sugli enormi movimenti di popoli che attraversano questi nostri anni. Sulle ragioni, dure, del partire, sulla decisione, sofferta, di attraversare deserti e mari, sul significato di parole come “terra” o “patria” e sul senso di sradicamento e di smarrimento che lo spostarsi porta sempre con sé. A qualsiasi latitudine. Prodotto da Paola Farinetti per Produzioni Fuorivia, ha la direzione artistica di Greg Cohen. Da segnalare la presenza di Bill Frisell accanto a quella dei musicisti che da sempre collaborano con Gianmaria: Gabriele Mirabassi, Paolo Fresu, Enzo Pietropaoli, Philippe Garcia, Luciano Biondini, Claudio Dadone, Piero Ponzo. Dopo una presentazione a Parigi (L’Européen), il nuovo disco è stato presentato anche in Italia (Teatro Regio di Torino, Teatro Modena di Genova, il 27 e il Galleria Toledo di Napoli, ecc.), in Germania e Austria (dicembre 2006), in Olanda (“The Hague Jazz Festival, maggio 2007) e Canada (“Festival d’Eté”, luglio 2007). Prossimamente sarà presentato anche negli Stati Uniti. Da questa parte del mare ha vinto la TARGA TENCO come miglior album dell’anno (nov. 2007). ove tra rauche asprezze e teneri velluti, i testi li trasporta, li puntualizza, li sottolinea. Roberto Cipelli studia come privatista pianoforte principale presso il Conservatorio “G.Verdi” di Milano e si avvicina al jazz nel 1975 quando, con il chitarrista Riccardo Bianchi, fonda il “Quartetto Jazz Cremona”. Ha studiato presso l’Istituto Nazionale Studi sul Jazz (I.N.S.J.) di Parma e, in seguito ha frequentato i seminari di “Siena Jazz” sotto la guida di Franco D’Andrea.Nel 1982, proprio ai seminari senesi, incontra il trombettista Paolo Fresu con il quale fonda un quintetto che oggi è concertisticamente attivo dopo più di venti anni d’intensa attività in tutto il mondo, e unanimemente considerato dalla critica come uno dei gruppi di jazz più interessanti dell’ultima generazione.Il Quintetto ha tra l’altro vinto il Top Jazz sia come “miglior gruppo” sia come “miglior disco dell’anno” in più di un’occasione. Il disco Ostinato (Splasch CDH106-2) è stato inoltre segnalato dalla rivista americana “Cadence” fra i più importanti dischi di jazz.Con un trio formato dal contrabbassista Marco Micheli e dal batterista Manhu Roche ha inciso il primo disco a proprio nome intitolato Moona Moore ( Splasc(h) ’88).Nel 1995 il disco del quintetto Fresu Night on the city pubblicato dall’etichetta francese OWL (EMI) vince l’ambito premio dell’Academie du Jazz di Francia ( Prix Bobby Jaspar ) e il Prix Disque Choc 1995 della rivista specializzata “Jazzmen”.Ha collaborato e collabora con molti tra i più rappresentativi musicisti italiani e stranieri sia in Italia che all’estero, (Germania, Spagna, Francia, Olanda, Svezia, Norvegia, Svizzera, Turchia, Canada, Australia, Belgio, Slovenia, Austria, Lussemburgo, Portogallo, Azzorre, Africa, Brasile, Uruguay) spesso partecipando a trasmissioni radiofoniche e televisive, ed incidendo più di 50 dischio.Ha lavorato come giornalista con alcune importanti testate di carattere musicale (Musica Jazz, Guitar Club, Nerosubianco, AMJ Bollettino, eccetera).Ha anche interagito con il teatro e la danza, sia come musicista che come compositore (Teatro Zero, Joan Minguell (Spagna), Slapstick….. ).Ha contribuito alla sonorizzazione di lavori cinematografici (Marx Bro. , Max Linder, Il Prezzo di Rolando Bertoncelli, La fanciulla d’Amalfi per la Cineteca Nazionale di Roma, presentato poi al “Festival del Cinema di Salerno” con esecuzione dal vivo, Sette/Ottavi).Ha una corposa esperienza nel campo della didattica: ha insegnato Teoria Jazz, Armonia e Musica d’Insieme presso il CPM (Centro Professione Musica) di Milano diretto da Franco Mussida, e pianoforte in un seminario organizzato dal Ministero dell’Estero Italiano presso il Jazz Department del Melbourne Conservatory of Music. E’ stato docente d’Analisi delle Forme Musicali Afro americane per il corso di formazione per critici ed operatori del settore jazzistico organizzato dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna (DAMS), riservato agli alunni laureandi o laureati in musicologia.Attualmente è docente di Pianoforte Jazz presso il Seminario Jazz di Nuoro, e dal 1996 cura la cattedra di Jazz presso la Scuola Civica di Musica “C. Monteverdi ” di Cremona. Dal 2005 insegna Prassi esecutiva, Musica d’Insieme e Tecnica dell’improvvisazione presso il Conservatorio di Brescia. Nel 2007 gli viene affidata la cattedra di jazz presso il Conservatorio di Trento.Alcune sue composizioni sono state pubblicate sul libro The first 63 compositions by artists recording for Splasch, ed inoltre è coautore con Attilio Zanchi dei primi due volumi del “Corso d’Educazione all’Orecchio Musicale” editi dalla Carisch.E’ laureato con lode in Musicologia presso l’Università di Bologna con una tesi di Civiltà Musicale Afroamericana: un estratto della stessa é stato pubblicato sulla rivista della S.I.S.M.A., e culture nere “Nerosubianco” (Ottobre 1993).Nel Dicembre del 1995 partecipa come pianista al progetto di RAIDUE: Ho bisogno di te nella trasmissione Fatti per un mondo migliore registrata al teatro Goldoni di Venezia dove accompagna, tra gli altri, Rossana Casale, Fabio Concato, il trio di chitarre Solieri-Battaglia-Mussida, Gatto Panceri, Franco Fasano, Eugenio Finardi, Angelo Branduardi e Cristiano De Andrè.iNel 1995 è uscito un CD di un suo nuovo lavoro come leader, intitolato Market Square con Tino Tracanna ai sassofoni, Furio di Castri al contrabbasso e Francesco Petreni alla batteria Nel Gennaio 1996 è uscito un disco di Acid-Jazz per l’etichetta Ishtar dal titolo Free Flow, inciso in collaborazione con Tino Tracanna e che ha scalato le classifiche del genere in Inghilterra.Nel 1997 collabora al progetto Vanoni ’97 intitolato Argilla edito dalla CGD e contemporaneamente alla realizzazione dell’album Wanderlust del Paolo Fresu Quintet edito dalla BMG francese.Nello stesso anno fonda l’ESP trio con, alla ritmica, Attilio Zanchi e Gianni Cazzola. Con questo gruppo, che tra l’altro ospita spesso solisti d’eccezione (Jay Rodriguez, Sheila Jordan, Tom Harrell, David Linx, Paolo Fresu, Tiziana Ghiglioni, Gianmaria Testa, Jay Clayton, Paolo Rossi, eccetera), ha inciso un album dal titolo Confluenze per la Splasc(h) Rec, in collaborazione con il quartetto da camera “Modern Ensemble”.rNel Marzo del 1998 il trio ha tenuto un lungo tour italiano con Sheila Jordan partecipando tra gli altri anche al Progetto Jazz Cremona dove ha presentato in anteprima mondiale dal vivo il lavoro Heart Strings Project di Sheila Jordan. Da questo tour ( che tra l’altro vede la partecipazione al festival di Vicenza del trombettista Tom Harrell ) è stato realizzato un disco dal vivo per la Splasch dal titolo “Sheila’s back in town”.Nello stesso mese è uscito, per l’etichetta Philology, l’ultimo lavoro con Tiziana Ghiglioni, My essential Duke, dedicato a Ellington, e che vede tra gli altri la partecipazione di Lee Konitz e di Tony Scott.Nel Novembre ’99 viene edito sempre dalla Philology un nuovo lavoro dell’ESP trio: A Reason To Believe.Nel Maggio 2000 partecipa alla seduta d’incisione francese del nuovo disco di Paolo Fresu: Melos.Tra Settembre e Dicembre 2001 partecipa con il quintetto Fresu ad un lunghissimo tour europeo che tocca Germania, Austria, Lussemburgo, Svizzera, Portogallo, Azzorre, Spagna e Francia.Nel 2003 collabora all’incisione del disco della cantante norvegese Rebekka Bakken: The art of how to fall edito dalla Universal.Nello stesso anno esce l’ennesimo lavoro dell’ESP trio: Echoes, edito dalla Splasch.nIl 2003 è anche l’anno dell’attuazione del progetto personale dedicato a Leo Ferré con il trio, il cantante Gianmaria Testa e Paolo Fresu. Il progetto oltre che in Italia, riscuote un notevole successo in Francia, Belgio e Svizzera, e viene presentato al festival “Time in jazz” con la partecipazione dell’attore Paolo Rossi.Nel 2004, il quintetto Fresu incide per la Blue Note il primo di sei dischi dedicati alla musica di ciascun componente del gruppo : Kosmopolites, edito nel Gennaio del 2005.Nel 2005 esce ancora per la Splasch World Series il nuovo CD dell’ESP trio con Sheila Jordan : Straight Ahead.Nel 2006 continua la pubblicazione dei CD Blue Note dedicati al quintetto Fresu e vede la luce il nuovo progetto Roberto Cipelli Sansa Quartet, con Tino Tracanna ai sassofoni, Dieter Ilg al contrabbasso, e Roberto Dani alle percussioni.Nel 2007 incide il proprio disco omaggio a Leo Ferré con Gianmaria Testa, Paolo Fresu, Attilio Zanchi e Philippe Garcia.Gli viene inoltre assegnata la cattedra di Jazz, che era di Franco D’Andrea, presso il Conservatorio di Trento”. Attilio Zanchi inizia lo studio del contrabbasso nel 1978 dopo diverse esperienze effettuate nei più diversi generi musicali.Frequenta per due anni i corsi di Jazz del Conservatorio di Milano sotto la guida di Giorgio Gaslini e per tre la Scuola Civica. Nel 1979 entra a far parte dell’ “Open Form Trio” con P. Bassini e G. Prina con i quali collabora per diversi anni . Nel 1980 ottiene una borsa di studio presso la “Univerity of Fine Arts” di Banff (Canada) e presso il “Creative Music Studio” di Woodstock (USA) dove perfeziona lo studio del contrabbasso con Dave Holland ed improvvisazione con Karl Berger, George Lewis, Sam Rivers, Jimmy Giuffrè, Ed Blackwell, Lee Konitz, Kenny Wheeler, Jack de Johnette e Jhon Abercrombie con i quali suona anche in vari concerti.Nel 1981 suona al Woodstock Jazz Festival con Baikida Carrol, Julius Hemphill, Ed Blackwell, Nana Vasconcellos, Collin Wallcot, Dewey Redman e Howard Johnson e con la “Woodstock Workshop Orchestra”. Al suo ritorno in Italia entra a far parte del “Milan Jazz Quartet” ed inizia la collaborazione con i gruppi di Franco D’Andrea e di Paolo Fresu con i quali suona tuttora. Con questi artisti incide diversi dischi, alcuni dei quali premiati dalla critica come “migliori dischi dell’anno” e svolge numerose tournée in tutto il mondo suonando nei Festival Jazz più importanti in USA, Canada, Australia, Africa, Russia e in tutta Europa. Dal 1987 collabora, inoltre, con Tiziana Ghiglioni. Contemporaneamente suona con moltissimi celebri jazzisti americani ed europei in tour, concerti e session tra i quali L.Konitz, T.Scott, Bud Freeman, , Kai Winding, J.Owens, Sam Rivers, Joe Farrell, S.Hampton, H.Edison, Mal Waldron, B.Watson, D.Liebman, Al Cohn, G.Mulligan, S.Nistico, Lew Tabackin, Mike Melillo, Franco Ambrosetti, J. Knepper, G. Mulligan, B.Berg, L.Hayes, D.Cherry, R. Hargrove, R.Matthews, T.Stanko, C.Corea, P.Erskine, I.Sullivan, J.Surman, J.Baron, E.Lockjaw Davis, T.Campbell, P.Favre, P.Woods, W.Bishop, , J.McNeely, J.Stowell, S.Lacy, G.Burton, M.Jackson, M.Murphy, D.Liebman, T.Gurtu e nel frattempo suona con i più importanti musicisti italiani. Nel corso della sua carriera ha registrato oltre 70 dischi di cui 4 con progetti a suo nome. Uno di questi, Early Spring ottiene nel 1987 il secondo posto nel referendum di “Musica Jazz” come miglior disco dell’anno e il quarto posto nella rivista “Musica e Dischi”. L’ultimo suo disco registrato, Some Other Place ospita, tra gli altri, diversi musicisti di fama come Kenny Wheeler, John Taylor, George Garzone, F. D’Andrea, Gianluigi Trovesi. Svolge un’intensa attività didattica presso il CPM di Milano e in seminari in tutta Italia e all’estero; ha pubblicato il metodo Enciclopedia Comparata degli Accordi e delle Scale in collaborazione con Franco D’Andrea, il Corso di Educazione all’Orecchio Musicale con R. Cipelli, Walkin Bass Style e il Metodo pratico per l’Improvvisazion” con M. Colombo. E’ stato eletto “miglior contrabbassista italiano” nel referendum indetto dalla rivista “Guitar Club” nel 1992. Philippe Garcia Dal 1975 al 1984 studia percussioni classiche presso il Conservatorio di Lione. Dal 1984 al 1985 frequenta in Turchia un Master Class di perfezionamento alla Ankara Superior Music School ad Ankara.Dal 1985 al 1991 insegna percussioni presso la Ankara National Superior Music School e suona con l’Orchestra Sinfonica di Ankara e Instambul.Collabora e suona con vari artisti turchi tra i quali Sezen Aksu, Kayan Nilufer, Ono Tunc, Okay Temiz.Nel 1991 torna in Francia, dove vive tuttora, ed inizia una stretta collaborazione con vari corpi di ballo contemporanei, suonando il pianoforte (Carolin Carlson, Capitole of Tolouse, Ballet du Rhin, Karine Werner, Lyon Opera Ballet).Si esibisce in vari concerti dal vivo con musicisti quali Erik Truffaz, Steve Grossman, Don Cherry, Laurent Dewild, Wayne Dockery.Con il suo gruppo “Cosmik Connection” si esibisce in vari paesi: Francia, Inghilterra, Canada, Spagna, Ungheria.

Siti degli artisti:

Roberto Cipelli

http://www.robertocipelli.it/2005/intro1024.htm

Paolo Fresu

http://www.paolofresu.it/

Gianmaria Testa

http://www.gianmariatesta.com/index.php

Attilio Zanchi

http://www.myspace.com/attiliozanchi

Fonte: Campania E20 – La musica live in Campania – www.campaniae20.it