Di: Sergio Palumbo

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Può accadere che la follia omicida di un serial killer incontri la determinazione a uccidere, per coprire loschi interessi, da parte di insospettabili membri della società. In tal caso non c’è più limite all’orrore dei fatti di sangue che ne conseguono e che coinvolgono giovani donne, massacrate nei modi più atroci. Il male si annida, come spesso accade nella vita reale, proprio in quelle istituzioni deputate a proteggerci da esso e spesso la più affidabile delle apparenze nasconde il ghigno del mostro.

Al suo primo romanzo, Pierluigi Porazzi concepisce una vicenda perfettamente congegnata per riuscire avvincente senza venir meno a quel tanto di plausibilità che tali storie consentono.

Nonostante il proliferare di storie ascrivibili al genere thriller, sia nella produzione letteraria che filmica, il romanzo di Porazzi riesce ancora a stupire e a creare un’intensa suspense, senza cadere nello scontato e nell’eccesso gratuito di effetti truculenti.

L’opera si legge volentieri anche per la scorrevolezza e l’incisività espressiva del discorso, che non scade mai nella faciloneria o nella volgarità fine a se stessa.

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