Di: Alessandra Staiano

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Scotland Street 44. Edimburgo. Scozia. A questo indirizzo abitano – o vi ruotano intorno – i personaggi di cui Alexander McCall Smith narra le micro-storie, cambiando sapientemente registro anche se in modo lieve ad ogni narrazione.

C’è Bertie, 6 anni, intelligente, fantasioso, intrappolato in quello che sua madre Irene definisce “progetto Bertie”, vale a dire un percorso obbligato ed estenuante, fatto di scuola steineriana, psicoterapia, yoga, lezioni di sassofono e italiano, volto alla costruzione di tutto quello che lei non è mai stata, costruzione mascherata dall’intento di crescere un figlio al di là degli stereotipi che ne definiscono gusti e passioni a seconda del sesso. E dire che il bambino non vorrebbe altro che poter avere un amico, guardare i treni, non vergognarsi delle pareti rosa della sua cameretta e della salopette color fragola che è costretto a indossare. C’è Stuart, padre di Bertie, che dopo un corso di autostima finanziato dal Governo di cui è dipendente riesce a ribellarsi, in nome suo e di suo figlio, a incrinare il mondo fintamente perfetto voluto dalla moglie Irene alle prese, nel frattempo, con la sconvolgente scoperta di essere un’innata conservatrice.

Al piano di sopra c’è Pat, 20 anni o poco più, che si alterna tra il lavoro nella galleria d’arte di Matthew, i sogni per il futuro, un originale invita a un pic-nic nudista, la difficile coabitazione con il vanitoso coinquilino Bruce che, dopo aver perso lavoro e fidanzata, si imbarca nell’avventura fallimentare di aprire una enoteca chic e, nonostante gli insuccessi, continua ad avere un’altissima autostima.

C’è Domenica, 60 anni, antropologa, dirimpettaia di Bruce e Pat di cui raccoglie confidenze e sfoghi e alla quale dispensa consigli, mentre si impegola in astratte teorizzazioni. C’è l’avvocato di successo in pensione che ha deciso di scrivere le sue memorie e sua moglie che non riesce a non assopirsi mentre lui le riserva una lettura in anteprima.

C’è il bar di Big Lou, donna forte e pratica la cui vita potrebbe essere sconvolta proprio alla fine del romanzo, che è a due passi dal 44 di Scotland Street ed è luogo di ritrovo e chiacchiere per più di un personaggio. Ci sono Matthew, il suo difficile rapporto col ricco padre Gordon, la paura che la neo-fidanzata assai più giovane del genitore voglia depredare il patrimonio di famiglia

Ma soprattutto c’è la voce dell’autore che, raccontando con garbata ironia storie all’apparenza piccole piccole, tratteggia un ritratto affettuoso della sua città e ricorda ai lettori come sia proprio il piccolo mondo che ognuno di noi ha intorno a sé a valere il mondo intero.

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